Una settimana di ricorrenze quella in corso, se martedì Rickie Fowler ha festeggiato il suo 34esimo compleanno, Jordan Spieth celebra un importante anniversario. Il giovane vincitore di tre major ha segnato i suoi primi 10 anni di carriera da professionista proprio mercoledì scorso.

La sua ascesa è stata lineare, disegnando una linea retta che è partita dagli ottimi risultati nei tornei junior fino a prendere parte alla rosa del golf professionistico. Pochi giocatori nella storia del golf hanno avuto un impatto tanto significativo in così poco tempo, un record di successi anticipati da una carriera amateur stellare.

Nell’autunno del 2012 era ancora uno studente al secondo anno dell’Università del Texas quando ha deciso che doveva fare qualcosa di più e realizzare il sogno della sua vita: diventare professionista. Una scelta coraggiosa in quanto a quel tempo non aveva ancora in mano la carta che gli permettesse di accedere al massimo circuito americano. Tuttavia, gli ottimi piazzamenti raggiunti in età giovanile davano ottimi presagi di un raro talento, abile non solo nel golf ma in molti altri sport. Nella sua stagione da matricola è stato nominato come giocatore dell’anno della Big 12 Conference e ha aiutato i Longhorns a vincere il campionato NCAA.

Inoltre, il 2011 lo ha visto come numero uno nella classifica dell’American Junior Golf Association  ed è stato l’unico giocatore, oltre a Tiger Woods, a ottenere la vittoria per due volte dello U.S. Junior Amateur.

In una dichiarazione rilasciata a dicembre del 2012 il campione di Dallas diceva: “La decisione di diventare professionista senza avere la carta è stata difficile, ma non vedo l’ora di affrontare la sfida di competere ai massimi livelli e raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato, dentro e fuori dal campo”.

Un palmarès stellare

Il talento texano aveva solo 16 anni quando finì 16esimo al suo debutto sul PGA Tour all’HP Byron Nelson Championship del 2010, aggiudicandosi il titolo come il giocatore più giovane a superare il taglio dopo 36 buche in un evento del circuito a stelle e strisce. A 20 anni vinse il suo primo titolo sul PGA Tour, il John Deere Classic del 2013 e a 21 arrivarono nello stesso anno i primi due major, il Masters e lo U.S. Open (2015). Passarono solo due stagioni quando nel 2017 si impose nell’Open Championship; al giovane Spieth manca solo un major, il PGA Championship, per completare il Grande Slam.

Come si è scoperto, il campione americano ha fatto la scelta giusta nel puntare su sé stesso. Dopo aver mancato il taglio al Farmers Insurance Open nel gennaio 2013, il rookie texano terminò l’AT&T Pebble Beach Pro-Am in 22esima posizione. Nello stesso anno, giocando con le esenzioni degli sponsor, si classificò secondo al Puerto Rico Open e la settimana successiva chiuse il torneo in settima posizione al Tampa Bay Championship. Nelle sue prime sei stagioni vinse 11 tornei del Tour e due Australian Open. Nel 2015 è stato il numero uno del ranking mondiale, posizione che ha mantenuto per ben 26 settimane.

La giovane promessa ha anche preso parte alla squadra della Presidents Cup nel 2013, 2015, 2017 e  2022 e del team Ryder Cup USA nel 2014, 2016, 2018 e 2021.

“Ho un sacco di fiducia in me stesso”, aveva dichiarato Spieth durante la sua stagione da rookie, a maggio 2013. “Sono diventato professionista quando non avevo la carta e molte voci dicevano essere la decisione sbagliata, ma io sapevo che avrei potuto farcela e ci ho sempre creduto tantissimo”.

Un grande messaggio di fiducia quello dell’attuale numero 14 nell’ordine di merito mondiale che, un decennio dopo essere diventato professionista, giocherà per la prima volta il PNC Championship di questo fine settimana al fianco del padre Shawn. Quale modo migliore per festeggiare questo traguardo?