Il lockdown in Francia ha imposto la chiusura anche dei circoli scatenando la rabbia dei giocatori d’Oltralpe. Ha provato a gettare acqua sul fuoco il presidente della Federgol francese Jean-Lou Charon, che lascerà il suo incarico il prossimo dicembre dopo due mandati.

“Capisco la rabbia di tutti i golfisti e degli addetti ai lavori – ha scritto Charon in una lettera pubblicata sul sito della FFG -. La chiusura dei percorsi di gioco può provocare incomprensione. Ma dobbiamo fronteggiare questi sentimenti, a volte aggressivi, se vogliamo concederci la possibilità di ritrovare presto la strada verso i fairway. Pratichiamo uno sport i cui valori sono riconosciuti da tutti, spesso con invidia. Il rispetto per gli altri, così come per i regolamenti, ma anche l’umiltà devono portarci oggi ad avere e a mostrare buon senso”.

Il lockdown non ferma il golf solo in Francia

In Inghilterra anche il lockdown imposto da Boris Johnson ha suscitato non poche polemiche da parte del mondo del golf. I campi da golf, tra questi anche quelli pratica, rientrano nella categoria delle strutture per il tempo libero all’aperto a cui sarebbe stata ordinata la chiusura per “ridurre i contatti sociali”.

Di qui la decisione di lanciare anche una petizione per chiedere l’esenzione dei campi da golf dal provvedimento che ha ricevuto oltre 255.000 firme in poche ore ed è stata “sponsorizzata” anche da Lee Westwood.

Per Jeremy Tomlinson, Ceo di England Golf “chiudere i percorsi di gioco è controproducente visto che questo è ampiamente riconosciuto come uno sport che fa bene al corpo e all’anima. E ancora: che ribadisce i suoi benefici anche per le persone più anziane. Con il golf che può aiutare a superare questa terribile pandemia anche sotto il profilo psicologico”.

In Galles, dopo 17 giorni di nuove chiusure, lunedì 9 novembre hanno riaperto i campi mentre in Italia circoli aperti, ma non nelle zone rosse.