Oggi ogni colpo è un dato. Purtroppo sì hai letto bene: non c’è scritto che ‘oggi ogni colpo è dato’ (quanto ci piacerebbe!) ma che ‘ogni colpo è un dato’, anzi, una serie di dati: velocità della testa, rotazione della palla, distanza media, dispersione laterale.
Con APP come Arccos, Shot Scope o Garmin CT10, puoi sapere esattamente quante volte hai mancato il fairway a sinistra negli ultimi sei mesi o qualunque altro dato ti interessi sapere.
Il tuo gioco è tracciato, confrontato, ottimizzato. Ci sono anche applicazioni di AI da usare direttamente sul campo che apprendono il tuo stile di gioco e consigliano bastoni e traiettorie ideali buca per buca.
Ma questo golf è ancora tuo?
La filosofia greca distingueva tra techne – il sapere tecnico, la competenza – e phronesis, la saggezza pratica, quella che sa cosa fare qui e ora, non solo cosa sarebbe giusto in teoria.
Un sensore sa che con il ferro 7 hai una media di 142 metri. Ma non sa che oggi c’è vento contro. Che ieri hai dormito male. Che il green è in discesa e tu hai paura di finire lungo.
Come scrive Aristotele nell’Etica Nicomachea “la phronesis non è solo conoscenza di princìpi generali, ma capacità di deliberare rettamente su ciò che è bene e conveniente per l’uomo”.
In altre parole: l’intelligenza del contesto.
Il rischio, nel golf e nella vita, è di confondere il dato con la decisione. Ma il dato non sceglie. Siamo ancora noi a dover dire: “Adesso vado con l’ibrido.” “Adesso attacco la bandiera.” “Adesso gioco sicuro.” E questa decisione, per quanto supportata dai numeri, resta una questione di consapevolezza, di comprensione.
Il filosofo Hans-Georg Gadamer, in Verità e metodo, sottolineava che la comprensione non è mai un semplice applicare regole a un caso concreto, ma “un evento, un incontro”. Giocare a golf non è applicare un algoritmo. È incontrare una situazione che ogni volta è unica: dipende da come sta il tuo corpo in quel preciso momento, com’è il lie, dove sono i tuoi pensieri.
In un’epoca in cui tutto viene misurato, monitorato, tracciato, il golf ci offre una rara opportunità: quella di restare umani.
AI e intelligenza umana
L’intelligenza artificiale è potente ma priva di coscienza e moralità, mentre quella umana è situata – cioè collocata in un contesto reale, fisico, sociale, storico e corporeo – incarnata e storicamente formata. Questo la rende infinitamente più ricca, anche se meno veloce o precisa in alcuni compiti.
Oltre ai fattori cognitivi, l’essere umano è definito da caratteristiche esistenziali e relazionali. L’IA simula l’intelligenza ma non ha consapevolezza di sé. Non ha desideri, timori, né un vissuto interiore. Gli esseri umani costruiscono significato attraverso relazioni, affetto, empatia. L’IA non capisce il dolore o la gioia; può riconoscerli solo tramite schemi comportamentali.
Per capirsi, un bambino impara a evitare il fuoco perché si scotta, prova dolore, ha un’esperienza fisica che memorizza e sviluppa paura, questa è intelligenza situata. Un sistema di IA ‘impara’ che il fuoco è pericoloso solo perché lo legge nei dati o perché è stato programmato a evitarlo. Non lo sente, non lo teme.
Ogni azione umana può essere valutata moralmente. L’IA, per ora, non ha autonomia morale: è strumento, non soggetto. L’IA apprende dai dati. Se i dati contengono pregiudizi, li replica o amplifica. L’affidamento massiccio all’IA può indebolire il pensiero critico, la memoria personale e la capacità di giudizio.
Per contro l’AI elabora grandi quantità di dati in tempo reale, automatizza compiti ripetitivi, esegue calcoli, diagnosi o previsioni con margine d’errore minimo, adatta risposte e servizi in base ai dati dell’utente reale, non si affatica, impara dall’esperienza (machine learning), migliorando nel tempo.
Questo significa non rifiutare la tecnologia, anzi va usata senza paura perché ci aiuta in moltissime cose, ma usata con consapevolezza.
L’intelligenza situata nel golf
Ogni colpo nasce da un corpo in una specifica situazione: il tuo corpo registra stanchezza, tensioni, fiducia, vento, inclinazione del terreno. L’intelligenza situata implica che ogni swing è diverso, perché il contesto è sempre diverso (umore, temperatura, pressione psicologica, etc.).
“Non tiri mai lo stesso colpo due volte” potrebbe sembrare una banalità ma invece è l’esplicitazione proprio di questo.
Il campo non è un simulatore, è un mondo vissuto. Il golf si gioca in un ambiente reale, mutevole, ricco di stimoli sensoriali: suoni, odori, vento, luce. Un’intelligenza situata usa questi elementi per prendere decisioni, regolare forza, visualizzare traiettorie.
L’AI può suggerirti il ferro giusto, ma non può sentire se quel colpo ti appartiene in quel momento
Le emozioni non sono nemiche, sono informazioni. Rabbia, paura, fiducia, orgoglio… non sono ‘errori cognitivi’ da eliminare se possibile, ma parte del sistema decisionale situato. L’IA le ignora o le simula. Tu le senti, e puoi imparare a trasformarle in strumenti (ad esempio canalizzare l’ansia per migliorare la concentrazione).
Il tuo gioco è una storia, non una somma di datimLa tua intelligenza si è formata nel tempo: ogni errore, ogni colpo riuscito, ogni lezione, ogni emozione è sedimentata nel tuo gioco. Non sei un sistema di swing isolati, ma un sistema narrativo: un giocatore che evolve.
Se riconosci il valore dell’intelligenza situata alleni consapevolezza e adattamento, non solo tecnica. Usi le emozioni come segnali, non come ostacoli. Vivi il campo come luogo di esperienza, non come laboratorio.
“L’AI può suggerirti cosa fare, ma solo tu puoi sapere perché lo fai ora. Il golf si gioca situati, non calcolati.”
Se volete approfondire i temi trattati potete scrivermi a: stefano@stefanoscolari.it
