Al telefono con Manny, di ritorno da una lunga giornata di allenamento. Era impossibile non sentirsi nuovamente, soprattutto dopo aver passato tre splendide giornate in Toscana culminate con la sua vittoria sull’Alps Tour.

Parliamo di segreti, di sensazioni e di “sfottò da spogliatoio”, come due buoni amici al bar della clubhouse.

Partiamo subito con le domande serie, hai festeggiato la vittoria sull’Alps Tour con i pancake domenica mattina?

No, stavolta no. Abbiamo però fatto una bella cena la sera stessa io e Francesca, la mia ragazza. Però sappi che i suoi pancake sono straordinari e nemmeno pesanti, dovresti provarli.

Manny, parliamo di come hai giocato in Toscana, io ho visto una qualità sui green impressionante, un gioco corto da manuale e ottimi tee shot nel giro finale. Devo andare dall’oculista oppure ci ho preso?

Qualcosa di golf capisci, dai, non buttarti giù. È stato così, nei primi due giri ho colpito molto bene la palla e sui green il putt funzionava a dovere. Ho gestito bene il torneo in generale e nel giro finale ho disegnato alla perfezione i tee shot. A dirti la verità forse potevo fare ancora qualche birdie in più, ma va benissimo così.

Quei due colpi bassissimi in fade con i ferri lunghi sono un tuo marchio di fabbrica o ci stai lavorando?

Li hai notati? A dirti la verità è un tipo di colpo che definirei di “appoggio”. È una traiettoria che segue le mie caratteristiche e mi serve quando devo fugare dei dubbi. Da fuori è molto estetico ma, credimi, io lo sento efficace e sicuro.

Una curiosità, lo sapevi che Angel Hidalgo Portillo tremava all’idea di giocare con te? Mi ha detto che nel 2011 sul Tour era uno dei ragazzi che teneva il tabellone dello score quando hai vinto. Praticamente lui ha giocato con un suo mito, che effetto fa?

Portillo prima di tutto è stato un grande avversario, un gentleman che mi ha messo alla prova, soprattutto sulle seconde nove buche. Me l’ha detto subito e abbiamo riso parecchio. Io un po’ meno, a dir la verità, perché mi ha fatto sentire vecchio. Ormai sono dieci anni che faccio le gare da pro.

Che effetto ti farebbe invece giocare con me? Saresti emozionato? Io no.

Con te? L’obiettivo credo sarebbe arrivare sani e salvi alla 18!

Torniamo in campo. Giochi da solo ma nella testa ci sono molte persone dello staff. Cosa ti sta piacendo di più di questo nuovo percorso di allenamento?

Mi sta piacendo come tutto ha un suo posto, una sua identità e organizzazione. È bello sentire lo staff che vuole il mio meglio e che mi dona il 100% dell’energia. Facendo così mi scatta la voglia di dare il massimo. Tutto ha uno schema sia per la tecnica che per la parte mentale, con l’ottica di farmi sentire al meglio sul percorso, in ogni occasione.

Mi dici anche una cosa che non ti piace? Che ne so, fare gli addominali alle 6 di mattina?

Le giornate di allenamento sono toste. Per esempio stamattina mi sono svegliato alle 6.30 per andare a fare lezione di putt che è durata tre ore, poi ho lavorato con la mental coach per altre quattro. Adesso sono in macchina e sto andando in palestra dopo aver fatto qualche buca. Mi piace, ma quando arrivo a fine settimana sento il bisogno di staccare almeno un giorno. Però faccio un bel lavoro, mi sento molto fortunato.

Qualcuno tempo fa disse: “Il talento non scompare ma va allenato”. Cosa ne pensi? Ma soprattutto che talento hai secondo te?

Bella domanda! Credo di avere un grande istinto al target, all’obiettivo. Mi spiego meglio: mi piace creare basi solide ma sfruttare l’istinto in campo. Quando provo a lavorare meccanicamente qualche volta rischio di “incastrarmi”. Rimango anche io stupito quando riesco a eseguire un colpo solo perché l’ho visualizzato. È una bella magia.

Vado dritto al punto, permettimelo per amicizia ma facciamolo in maniera elegante. Quando vedi tutto nero, nel nostro sport, a cosa ti attacchi maggiormente per ritrovare la luce?

Guarda Belli, molto semplice, agli affetti e agli amici cari. Perché prima di giocatori siamo persone quindi cerchi aiuto in chi ti vuole bene. Anche se spesso possono dirti verità scomode ma lo fanno per la tua crescita. E poi qualche volta bisogna farsi scivolare addosso le situazioni negative, soprattutto le critiche gratuite o fuori luogo. Sto imparando.

Quando chiudi la porta della stanza d’albergo chi chiami per raccontare successi o momenti bui? 

Facile, la prima telefonata è con la fidanzata. Poi sento i miei genitori e se voglio un parere schietto e più professionale chiamo Alessandra Averna, la mia mental coach. Ovviamente gli argomenti sono differenti in base agli interlocutori, ma adesso fermati perché so che sei troppo curioso.

Se vuoi apro un Manassero Call Center, mi chiami a tutte le ore e ci raccontiamo quei piccoli segreti che non si possono dire. Rispondo ore pasti…

Ecco, lo sapevo. Facciamo che ho finito il credito sul cellulare? O era un numero verde?

Manny is back? No, Manny lavora! Finiva così la nostra intervista dopo la tua vittoria in Toscana. Vogliamo ribadirlo? Che obiettivi ti stai dando a lungo termine?

Ecco, lasciamo “Manny is back” con il punto di domanda finale, mi piace di più. Invece ribadiamo “Manny lavora” con quello esclamativo. Che poi, Manny, ha sempre lavorato tantissimo. Semplicemente qualche volta in direzioni errate o che non producevano gli effetti desiderati. Ma con calma si fa tutto, ne sono sicuro. Per quanto riguarda l’obiettivo, sicuramente essere pronto quando qualcosa di buono sta per accadere, come per la vittoria sull’Alps Tour in Toscana.

Hai la consapevolezza del tuo fascino in campo? È sempre stato un grande motore per il golf italiano. Secondo te perché piaci cosi tanto?

Cosa fai mi lusinghi o mi prendi in giro? Difficile rispondere ma forse il fatto che io sorrida spesso in campo mi ha aiutato molto. E devo dire grazie alla mia famiglia perché ho notato che l’educazione viene ancora apprezzata nello sport.

Arrivano le famose promesse a fine intervista, te ne chiedo due: 1) Vorrei andare a cena con te la sera della vittoria del tuo primo major. 2) Vorrei tenere il velo della sposa come un paggetto.

(ride) Per la cena del major manterrò la promessa però sceglierò io il ristorante e pagherai tu. La seconda dobbiamo farla assolutamente, vestito da paggetto saresti favoloso. C’è solo un problema, per il matrimonio mi sa che dovrai parlare con lei. Sai come sono queste cose, comanda la sposa, ma non posso garantire cosa ti risponderà Francesca.

Grazie Manny, sono molto felice.

Lo sono anche io, Belli, dài che ci divertiremo ancora.