Il cerchio si sta stingendo intorno alle norme per tornare in campo in questo periodo dominato dalla triste pandemia del COVID-19. Numerosi i documenti circolati in queste settimane. Alcuni possono avere spaventato molti per la loro complessità, ma alla fine forse non sarà così difficile. Almeno per noi golfisti e con un’eccezione, di cui parleremo alla fine.

Diverso è il discorso relativo ai Circoli. Visto che bar, ristoranti, spogliatoi, spa, palestre, segreterie e sale in clubhouse rientrano nella più ampia accezione di luoghi pubblici al chiuso, dovranno sottostare alle regole valide in Italia  per tutti i locali dei vari settori. Ci sarà quindi molto lavoro per gli staff dei nostri Circoli. A cominciare dalla continua sanificazione, all’installazione di pannelli divisori in plexiglass e al controllo continuo sul campo e in clubhouse, per evitare assembramenti.

Per quanto ci riguarda più da vicino, le linee guida di comportamento dovrebbero essere non troppo complicate. La distanza nel golf è da sempre un dato di fatto. Chi, su un tee di partenza o in fairway, si trova a meno di un paio di metri da chi sta per giocare? Solo uno che vuol farsi del male. Tolti i rastrelli dai bunker, per evitare contatti plurimi con il manico, i problemi sembra siano concentrati su disinfezione continua delle mani, buca e asta della bandiera.

Ma se ognuno si gestirà la sua pallina e sul green si eviteranno avvicinamenti “pericolosi”, lasciando magari sempre l’asta nella buca, il più sarà fatto. Ci cambieremo per un po’ le scarpe in macchina (noi, alla britannica, lo facciamo da sempre) e non si potrà godere della meritata doccia negli spogliatoi. Spiacevole, ma si può sopravvivere.

Per i golf cart, utilizzo di una sola persona con una sola sacca. E sanificazione accurata del buggy prima e dopo l’utilizzo. Vietati anche probabilmente i getti d’aria per pulire le scarpe, come l’accesso in clubhouse se non strettamente indispensabile.

A monte di tutto, ci vorrà anche una un’autocertificazione inviata via posta elettronica al circolo. Bisognerà dichiarare di non avere familiari conviventi malati, di non essere in autoisolamento per contatti con persone contagiate e, naturalmente, di non avere il minimo sintomo di COVID-19. Ci sarà inoltre un incentivo pressante all’utilizzo dell’elettronica per comunicazioni, prenotazioni e pagamenti. Forse potremmo anche imparare a compilare uno score sul cellulare. Il programma è già disponibile: sarebbe intelligente usarlo su tutti i campi italiani.

Non entriamo più nel dettaglio, anche perché il documento finale elaborato dalla Federazione non è ancora stato approvato in via definitiva. Lo farà probabilmente in una call conference, a inizio settimana, la Commissione nominata dal Presidente Franco Chimenti. Oltre a lui, in quota FIG, ci sono il Consigliere Andrea Pischiutta, il Segretario Generale, Maria Salvaggio, e la Responsabile Ufficio Stampa e Relazioni Esterne, Claudia Coletta. Due gli esperti esterni, Francesco Le Foche (Medico immunologo e infettivologo) e Massimiliano Montone (esperto in materie giuridiche). Di area prettamente golfistica invece Filippo Barbè (Presidente PGAI), Franco Piras (Direttore de Le Rovedine e architetto) e infine Corrado Graglia (Arbitro Internazionale). Ogni decisione, comunque, dovrà venir presa in armonia con i decreti nazionali emanati dal Governo

In cauda venenum, dicevano con la solita saggezza i nostri antenati latini. Vi abbiamo lasciato per ultima la norma che con ogni probabilità obbligherà a giocare con la mascherina. Non sarà gradevole, ma se le disposizioni a livello nazionale lo richiederanno, ci dovremo adattare. Quello che però ci importa sottolineare è che, al di là di regole e divieti, ognuno di noi è dotato di libero arbitrio. E, speriamo, anche di un sufficiente senso civico. Questo maledetto COVID-19 poco alla volta si sta ritirando. Diamogli tutti una mano ad andarsene definitivamente al più presto. E, appena sarà possibile, buon gioco a tutti.