Per coloro che seguono il golf con passione il nome di Pablo Martin Benavides non è nuovo. Un talento purissimo che, da dilettante non ancora ventenne, ha vinto nel 2005 la Porter Cup ricevendo l’anno seguente il premio Haskins Award, quale miglior giocatore di college a livello mondiale, onorificenza assegnata in passato anche a big come Tiger Woods. Oggi il 33enne di Malaga è l’ombra di se stesso, lontanissimo dal giovane che nel 2007 vinse da amateur un titolo sull’European Tour (l’Estoril Open de Portugal).

Il motivo è un dramma familiare che ha colpito Benavides nel 2017

In un torneo in Svezia Benavides conosce Josefine, una ragazza scandinava con cui ha messo al mondo due figli, Max (nel 2013) e Alba (nel 2017). I problemi tra Benavides e Josefine iniziano dopo la nascita del primogenito. “Josefine – spiega il player iberico – voleva a tutti i costi comprare una casa molto costosa in Svezia. Le dissi che non avevamo i soldi e lei mi rispose che se non l’avessimo comprata non avrei più potuto vedere mio figlio. Così decisi di prenderla, nonostante ritenessi il tutto una follia”.

La decisione provoca litigi con la madre e la sorella, che bollano Pablo Martin come un pazzo, ma la sua situazione famigliare con la moglie si appiana. Per qualche anno tutto procede per il meglio. Questo sino al 2017, quando nasce la secondogenita Alba.

“Stavo cercando di rientrare nell’élite del golf, vivevamo in Svezia e volevo che i miei figli trascorressero più tempo in Spagna per conoscere lingua e cultura del mio paese e per frequentare parenti e affetti. Avevamo deciso che sarei stato il primo a partire per la Spagna così da sistemare la casa che chiedeva un rinnovamento domestico. Siamo andati all’Ikea e poi ho caricato il furgone per portare in Spagna tutte le nostre cose. Ero in crisi economica e per rimettermi in pista ero pronto ad affrontare tornei ed eventi. Avrebbero dovuto raggiungermi poco dopo fino a quando ho scoperto che Josefine aveva una relazione con un altro uomo. Ho commesso l’errore di dirle via Skype di aver scoperto tutto. Lei negò e iniziò ad accusarmi di averli abbandonati. Ha usato i nostri figli come arma, dicendo alla mia famiglia che fossi pazzo e avessi bisogno di uno psichiatra. Fu l’inizio di un incubo non ancora finito”.

Una vicenda senza fine

La vicenda finisce in tribunale e comporta indagini, l’intervento di assistenti sociali, lunghe udienze, ma anche scorte e identità segrete. Da allora sono passati più di 900 giorni dall’ultima volta in cui Benavides ha potuto abbracciare per l’ultima volta i suoi piccoli. Un incubo per un ex talento che ora ha perso tutto.

“Da due anni e mezzo vivo una tortura inspiegabile, ho perso forza e speranze. Il golf adesso è l’ultima delle mie priorità, non posso giocare e vivere senza nemmeno sapere se i miei figli sono vivi”.