Augusta, 5 aprile

Pur essendo probabilmente il torneo più esclusivo del mondo, il Masters è a tutti gli effetti l’evento sportivo golfistico più democratico che ci sia negli Stati Uniti.

L’esclusività di questo appuntamento sta nella tradizione di un luogo magico, nel fascino di un campo unico al mondo e nella più grossa macchina organizzativa che il circuito del golf abbia mai avuto.

A fare da ciliegina sulla torta, la quasi impossibilità di trovare i biglietti per entrare in questo ‘paese dei balocchi’.

Vi starete chiedendo dove si trovi questa “democrazia” di cui parlavo. Molto semplice, il suo pubblico, ovvero i famosi ‘patrons’. Questi fan rappresentano a tutti gli effetti quello che da anni stiamo cercando di far capire in Italia attraverso chi è già appassionato al nostro sport: il golf è un gioco accessibile a tutti.

Il luogo comune è quello di pensare di trovarsi in mezzo a persone ricche e abbienti, CEO multimilionari o vip d’oltreoceano. È un grosso errore.

Gli Stati Uniti ci insegnano nelle varie manifestazioni sportive che una partita dell’NBA, della Major League di Baseball o della NFL – e in questo caso anche un major di golf – è un’occasione per condividere con amici, parenti, fidanzate e compagni scuola, l’emozione e l’adrenalina che un evento sportivo di questo genere sa regalare.

Se è pur vero che il 70% delle persone che ho incontrato sono sicuramente degli “invasati”, pronti a commentare dopo la quinta birra alle 10 di mattina il colpo del loro beniamino, i restanti patrons sono persone assolutamente normali. Appassionati di golf che non vengono ghettizzati per un paio di jeans o per una T-shirt.

Il pubblico

Ieri mattina al mio arrivo ad Augusta ho visto di tutto: coppie in età avanzata che si tenevano per mano vestiti da maratoneti con tanto di fascetta in testa. ‘Pischelli’ – la cosiddetta “Z Generation” – addobbati con collane in stile Eminem e tatuaggi. Non mancavano poi le persone con evidenti problemi motori, spesso a causa del peso eccessivo, sfrecciare con il loro mezzo elettrico tra una buca e l’altra.

E poi ci sono anche quelli a cui probabilmente del gioco poco gli importa, ma che decidono di posizionare comodamente le loro sedie lungo una buca, con l’unico scopo di fare quattro chiacchiere. Anche qui la birra in mano non manca mai.

Insomma, una moltitudine di persone era presente ieri nel martedì di prova che precede il ‘Grande Evento’ ma non certo quella puzza di classismo che i detrattori spesso affibbiano al nostro gioco.

Il Masters è per tutti… se trovate i biglietti!