Lo swing di Scottie Scheffler può sembrare fuori dai canoni ordinari ma ha una componente tecnica elevata alla ricerca della velocità senza perdere in precisione


So che in molti si stanno chiedendo quando e se Francesco Molinari tornerà a giocare ad alti livelli. Il cambiamento, dal punto di vista tecnico, sta iniziando a darmi le prime soddisfazioni.
Ho visto dei buoni progressi nei dati e buona parte del lavoro è stata portata a termine completando le variazioni che con Jérôme Theunis ci eravamo proposti. 

Nonostante il taglio mancato, anche a Punta Cana siamo stati soddisfatti dal mero punto di vista tecnico.

Ora serve un ulteriore step perché questi cambiamenti, visti analizzando gli swing, siano efficaci e non solamente estetici.

Mi trovo nella fase nella quale la tecnica è migliorata ma serve un ulteriore passo in avanti nel controllo, nel volo di palla e nell’efficacia del movimento. 

Questo è un lavoro spesso più complesso e delicato di quello che può venire a galla da un’analisi video o 3D. I video evidenziano i difetti e sono finalizzati alla ricerca di alcune posizioni o momenti dello swing. I progressi che vedo nel movimento sono ok ma gli score non rispondono ancora ai miglioramenti.

Serve pazienza e un’analisi lucida e obiettiva su cosa funziona o meno.

Ho dato molta attenzione al gioco lungo e al movimento, questo ha tolto qualcosa al gioco corto e al putt. È normale. Sono cosciente dei miglioramenti e ora cerco di bilanciare meglio allenamenti e sforzi in modo da migliorare gli score. Serve andare al cuore del golf che è il punteggio scritto sulla carta.

In questo progresso c’è anche una componente mentale. Come dicevo, se si è concentrati su un lavoro puramente tecnico, l’attenzione che va alla parte di strategia, visualizzazione e una serie di altri elementi necessari scende un po’.
La componente psicologica, in questo momento frustrazione per la mancanza di risultati positivi, esiste. Noi professionisti ci conviviamo perché si ripresenta in ogni circostanza, anche quando si manca un singolo taglio.
È inevitabile che il malcontento o la delusione camminino al nostro fianco. È importante essere lucidi e, con la consapevolezza dei progressi fatti, rabbia e frustrazione passano.

È peggio quando non si sa dove sbattere la testa perché non si vede alcun miglioramento.

La tecnica è importante ma è anche un po’ limitante da certi punti di vista. Avere l’ossessione per la purezza del movimento può far perdere il focus sui risultati. 

Scottie Scheffler è l’esempio opposto.
Attenzione, la sua tecnica è di livello altissimo. Il suo modo di “perdere l’equilibrio”, specie con drive e ferri lunghi, è unico ma indicativo di come si stiano evolvendo la tecnica e lo studio dello swing. L’iterazione con il terreno è uno degli elementi che hanno influenzato maggiormente i cambiamenti nelle ultime decadi.
Quindici/vent’anni anni fa si cercava di essere ancorati al terreno ma questo principio è un po’ superato. Senza andare troppo nei particolari, gli studi che hanno fatto circa le forze che Scheffler produce contro il terreno sono analoghe a quelle degli altri giocatori.
Conosco bene Randy Smith, il suo coach, che è della generazione di Butch Harmon. Mi disse che Scottie sin da ragazzo aveva questa particolarità.

Tutti gli anni pensava che prima o poi ci avrebbe lavorato per stabilizzarlo, ma i miglioramenti lo hanno fatto soprassedere.
Un buon maestro deve essere molto attento e pensare bene prima di cambiare le cose.

L’apparente “perdita di equilibrio” di Scottie è finalizzata all’aumento di velocità.

Tanto maggiore è la forza impressa verso il terreno quanto più grande quella prodotta verso la pallina. Ma non cercate di imitarlo perché, più che la forza, è importante la tempistica. La chiamiamo sequenza. Il timing e la ripetitività del movimento sono le vere chiavi del suo volo di palla perfetto. Visto da fuori può sembrare che arrivi all’impatto in modo casuale, ma invece è sempre uguale. La sequenza inizia dalla seconda parte del backswing, perché in quel momento si spinge contro il terreno dando il via alla prima parte del downswing. Tutto questo, che viene ripetuto e fatto in modo più rapido, se non fatto correttamente può provocare infortuni, cosa che in Scottie Scheffler per ora non avviene perché il suo ritmo è assolutamente perfetto.