Augusta, 7 aprile 

Dopo Tiger, l’unico giocatore americano capace di smuovere fiumi di persone da una parte all’altra del (faticosissimo) Augusta National, era Phil Mickelson.

Già, “era”, perché quello a cui ho assistito ieri è un segnale evidente di “disinnamoramento” tra i “patrons” ed il giocatore di San Diego.

Complice la sua scelta di entrare nel LIV e, forse, anzi quasi sicuramente, anche le ultime esternazioni che lo hanno portato ad allontanarsi dal PGA. Il Californiano, in forma fisica smagliante, dopo aver perso oltre 10 kg, sembra però aver anche smarrito il suo fascino magnetico.

Fino a poco tempo fa al Masters, a prescindere in quale buca ti trovavi, avevi sempre due certezze: dove si trovava Tiger e dove, invece, stava giocando “Lefty”.

Questo perché il pubblico, insieme al campione Californiano, ha sempre apprezzato anche il mancino, o meglio apprezzava.

Il parterre di tutti i tifosi diventava pazzo per i suoi colpi, per la sua potenza e per quel suo modo di comunicare.

Memorabile fu quel suo video che divenne virale, dove entrando da Magnolia Lane dichiarava che il suo unico obiettivo fosse quello di tirare “bombe”.

Phil Mickelson ha avuto il merito di portare alla luce il gioco “al contrario”. Un punto di vista diverso. È stato l’antagonista di Tiger per anni, vincendo tantissimi tornei e ben sei major, di cui la metà solo all’Augusta National.

Così come per Woods, anche Mickelson ha mostrato il suo lato oscuro e le sue debolezze, specie in ambito del gioco d’azzardo, costandogli un patrimonio.

Probabilmente se non fosse stato per il Sig. Callaway, Lefty avrebbe smesso di giocare (a golf) molti e molti anni fa, rischiando così di privare il pubblico di uno dei più grandi talenti del nostro sport. Passione che alla tenera età di 51 anni, gli ha permesso di vincere il suo ultimo dal massimo circuito americano, il PGA Championship nel 2021.

Ieri, mentre salivo al contrario alla buca 5, mi sono imbattuto in un flight decisamente poco seguito rispetto a tanti altri. Premetto arrivavo da alcune buche in cui ho seguito Francesco Molinari che giocava con il bombardiere del LIV Bryson DeChambeau, di cui magari un giorno racconterò il mio punto di vista.

Pochissima gente a seguire il nostro Chicco, nonostante i meriti sportivi che si è guadagnato o per il semplice fatto che giocasse con uno dei più potenti a livello mondiale. Capirete quindi l’amarezza nel constatare la poca partecipazione del pubblico nel seguire un team di tale importanza. Ma mai mi sarei aspettato di trovarne ancora meno a seguire Phil Mickelson e soprattutto la quasi totale assenza di cori o incitamento a favore del giocatore mancino americano.

Sarà che in campo erano scesi ormai tutti, tra cui i primi tre del mondo, sarà che Tiger stava all’Amen Corner con Hovland – suo compagno di gioco a -7, fatto sta che quella del giocatore del LIV sembrava più che un giro al Masters, una partita a porte chiuse.

E proprio mentre stavo per inviare l’articolo, Phil si trovava a -2 sul tee della 11. In quel momento ho pensato: “Quasi quasi vado a seguirlo, tanto troverò sicuramente spazio”. Anche se, ovviamente, avrei preferito il contrario.