Dodici mesi fa Ludvig Aberg era un dilettante, seppur numero uno al mondo del ranking, che sognava un futuro da protagonista del golf. Dopo aver portato a termine la brillante carriera amateur, con numerosi titoli universitari, il 24enne di Eslov, in Svezia, ha fatto il salto nel mondo dei professionisti lo scorso giugno avviando la propria carriera sul PGA Tour. Ottime prestazioni e risultati con la richiesta, da parte di Luke Donald, di qualche esperienza in Europa per poter accedere, come wild card, al team europeo in Ryder Cup.

È nata una stella

È sceso in campo in Svizzera, sul DP World Tour, imponendosi nell’Omega European Masters e conquistando così il pass per la più prestigiosa gara del golf: la Ryder Cup. Quella di Donald è stata una scommessa vinta e così Aberg è entrato ufficialmente tra i grandi del golf.

La consacrazione è arrivata a fine novembre negli Stati Uniti e sul PGA Tour dove, a St. Simons Island, in Georgia, ha vinto l’RSM Classic e ha festeggiato il primo successo in carriera sul massimo circuito americano maschile.

Il LIV mette gli occhi su Aberg

Ovviamente l’ascesa con la quale sta infrangendo tutti i record non è passata inosservata neanche ai manager del LIV, la Superlega del golf che ha provato a ingaggiare lo svedese a suon di milioni di dollari.

La ricca offerta del public investment fund, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita che finanzia la LIV Golf, però è stata declinata, proprio come fu per Rory McIlroy perché, se accettata, comporterebbe la perdita di status di giocatore del PGA Tour: «Voglio confrontarmi con i migliori, mi reputo un golfista competitivo e amo gareggiare contro i più forti», ha spiegato lo svedese.

I numeri di un predestinato

Felicità sul fronte del PGA Tour dove Aberg ha finora collezionato 16 presenze con una vittoria, un secondo posto, tre top 5 e quattro top 10. Numeri da predestinato, per un talento in erba che, al momento, ha scelto di rifiutare i petrodollari del public investment fund, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita che finanzia la LIV Golf.

I gestori del Tour americano però non possono dormire sonni tranquilli poiché sono già numerosi i giocatori passati al circuito arabo. Ultimo, in ordine di tempo, Jon Rahm, numero due al mondo.
«Il PGA Tour ha fatto un pessimo lavoro. Non c’è dunque da stupirsi se Jon Rahm abbia scelto la LIV Golf. Non sono rimasto scioccato dal suo addio, specialmente dopo un’offerta di quel tipo». È questo l’attacco di Viktor Hovland, numero quattro del golf mondiale, al massimo circuito americano maschile. Tra i migliori giocatori in circolazione, punto di forza del team Europe in Ryder Cup, vincitore della FedEx Cup lo scorso agosto, il 26enne di Oslo è uno dei big della disciplina inseguiti dalla Superlega araba. «Dubito però che io possa passare, adesso, alla LIV Golf. Non sono un grande fan del format dei loro tornei. Serve una competizione con 150 giocatori e il ‘taglio’ dopo 36 buche. Se avessi scelto la LIV non credo sarei diventato un golfista migliore. Ma non posso incolpare quei giocatori che decidono di accettare offerte davvero importanti» il parere del norvegese.