Lo score vincente dello U.S. Open 2020 porta la firma di Bryson DeChambeau. L’uomo che sta cambiando il golf del XXI secolo si è imposto con assoluto merito (-6, 69, 68, 70, 67), accoppiando al suo siderale drive un gioco corto e un putt da vero fuoriclasse. Non solo bordate da Hulk (fra l’altro di una precisione disarmante, quasi sempre in fairway), ma un gioco completo, preciso, intelligente gli hanno regalato il suo primo major.

Il 27enne campione di Modesto (California) è partito nell’ultimo giro con due colpi di svantaggio da Matthew Wolff, autore di un terzo giro strepitoso (-5). Ma i rispettivi -5 e -3 sono diventati quasi subito due -4, per il bogey del 21enne talento emergente del tour (anche lui californiano, di Simi Valley) e l’immediato successivo birdie di DeChambeau. Sul tee della 5, la rincorsa alla vittoria nello U.S. Open è ripartita perciò alla pari. E Bryson poco alla volta ha iniziato a staccarsi.

La cavalcata di DeChambeau

L’ultimo squillo di Wolff è stato quando, sulla 9, è riuscito a pareggiare l’eagle che il vincitore ha infilato da quasi dieci metri. Sembrava che la corsa testa a testa potesse continuare dopo il giro di boa, ma non è stato così. DeChambeau ha portato a casa un birdie alla 11 e poi ha controllato con l’esperienza di un maturo fuoriclasse. Wolff (par, 66, 74, 65, 75) invece ha perso progressivamente fiducia, cominciando a sbagliare anche colpi non impossibili. E così sono venuti i due bogey e il doppio bogey che hanno aperto un baratro fra i duellanti.

Non sono mai entrati realmente in lizza Louis Ooosthuizen (terzo, +2), Harris English (quarto, +3) e Xander Chauffele (quinto, +4). Sesto, pari merito con Will Salatoris,  si è piazzato il numero uno del mondo, Dustin Johnson. Gli è bastato un giro in par per recuperare ben 15 posizioni. Da dimenticare l’ultima giornata di Rory McIlroy (75 colpi, +6 totale), ottavo al traguardo in compagnia di Justin Thomas, Tony Finau, Webb Simpson e Zach Johnson.

Come sempre, un campo impossibile

Percorso preparato ai limiti dell’umano quello dello U.S. Open.  Le 18 buche di Winged Foot hanno lasciato ben pochi margini di errore e lo dimostrano gli score. Solo DeChambeau è riuscito a chiudere sotto par (-6) e nell’ultimo giro solo lui è stato in grado di battere il campo (-3). Fanno quasi tenerezza il +10 di Jon Rahm, secondo nella graduatoria mondiale, il +14 di Jason Day e Adam Scott, il +15 di Shane Lowry, Patrick Cantlay e Peter Wiesbereger, campione dell’Open d’Italia in carica. D’altronde non era andata certo meglio a metà gara a Justin Rose e Tiger Woods (+10 in soli due giri), né tanto meno a Phil Mickelson (+13).

Il sogno di Paratore

Dopo la meravigliosa notizia del ritorno alla vittoria di Matteo Manassero, che sabato si è imposto nell’appuntamento dell’Alps Tour al Toscana Pelagone, abbiamo sperato in un grande risultato di Paratore. Al suo secondo major e unico italiano in gara per il forfait di Francesco Molinari, Renato se l’è cavata alla grande fino alla buca numero 9 dell’ultimo giro. In quel momento, dopo la prima metà gara chiusa in par con un bogey e un birdie, era al 18° posto. Un piazzamento di assoluta eccellenza, che crediamo gli avrebbe dato una bella carica per il resto della stagione. Soprattutto considerando che alle sue spalle c’erano big come Dustin Johnson e Jon Rahm. Dalla 10 in poi, purtroppo si è spenta la luce. Paratore ha perso sei colpi, chiudendo a 76, a causa di due doppi bogey e altrettanti bogey. Per lui un 31° posto, che comunque crediamo metterà nella valigia delle esperienze senza rimpianti. Sperando tornino buone per le prossime grandi occasioni.