Nel giorno in cui Severiano Ballesteros avrebbe compiuto 66 anni, un altro spagnolo ha scritto oggi una nuova leggendaria pagina nella storia del Masters, Jon Rahm.

Era già capitato sei anni fa, quando Sergio Garcia era riuscito a conquistare sui fairway di Augusta il suo primo sospiratissimo major in carriera, il Masters, proprio nel giorno in cui il suo grande mito, Seve, avrebbe celebrato il suo 60° compleanno.

Il destino ha bussato ancora una volta alla porta, a distanza di sei anni e nello stesso identico giorno, il 9 aprile, premiando questa volta l’ultimo grande talento di una scuola, quella spagnola, che vanta dal 1980 a oggi sei Giacche Verdi con quattro diversi campioni: Seve Ballesteros, Josè Maria Olazabal, Sergio Garcia e Jon Rahm.

“Oggi sono qui grazie a lui – ha detto a caldo lo spagnolo prima di ricevere da Scottie Scheffler la Giacca Verde – Seve è il motivo per cui ho iniziato a giocare a golf e riuscire ad aver vinto nel 40° anniversario dal suo secondo e ultimo titolo ad Augusta è qualcosa di magico”.

Rahm, 29enne di Barrika ma statunitense di adozione, lo ha sognato e sfiorato più volte il titolo ad Augusta negli anni passati ma questa volta non se lo è lasciato scappare.

Partito al via delle ultime 18 buche con due colpi di ritardo da Brooks Koepka, il grande dominatore delle prime 36 buche di questo 87° Masters rovinato in parte dal maltempo, ha tardato poche buche per riagganciare l’americano, incappato in una giornata negativa sin dalle prime battute.

Koepka chiudeva in 39 le prime 9, Rahm in 35 ma la storia aveva già cambiato il suo corso alla 6, quando Rahm per la prima volta prendeva la testa del Masters da solo dopo il secondo bogey di giornata di Koepka.

Ormai il destino era scritto e l’americano non è stato più in grado di cambiare il vento di un giro nato male. Rahm invece ha ricacciato in gola l’emozione del momento e ha navigato sicuro verso la sua prima Giacca Verde gestendo con tranquillità il distacco da Koepka sino a portarlo a 4 colpi.

Davanti ai due leader in campo lo spettacolo non è mancato, con Phil Mickelson e Jordan Spieth su tutti, autori di due spettacolari giri rispettivamente in 65 e 66 che li hanno portati a ridosso del duo di testa ma non al punto tale da poter aspirare al titolo se non per un tracollo di entrambi.

Nemmeno l’Amen Corner e la pressione di un successo di tale portata ha distolto lo spagnolo dall’obiettivo. I birdie alla 13 e 14 decretavano la fine dei giochi, regalandogli una 18 tutta da godersi con ormai 4 colpi di vantaggio su Koepka.

Il resto è già storia, con l’urlo e le braccia al cielo di Augusta dopo il putt finale, gli occhi lucidi, l’abbraccio alla moglie Kelley e ai due figli e quello intenso e simbolico a Josè Maria Olazabal, che lo ha aspettato fuori green alla 18 insieme ad amici e parenti.

Per Rahm si tratta del secondo major dopo lo U.S. Open del 2021 a Torrey Pines, l’11° titolo sul PGA Tour e il 20° in carriera da quando è passato pro. Un successo che gli consente anche di strappare nuovamente a Scottie Scheffler il trono del World Ranking, tornando da stasera numero 1 del mondo.

Questa la classifica finale dell’87° Masters: