Augusta, 9 aprile
Gli appassionati di Jules Verne e tutti coloro che durante la scuole sono stati obbligati a leggere il libro “Ventimila leghe sotto i mari” si ricorderanno perfettamente del “kraken”.
Uno dei mostri marini più temuti che con i suoi tentacoli giganteschi risucchiava verso gli abissi tutto ciò ostacolava la sua esistenza.
La stessa cosa sta accadendo in questa edizione del Masters, soprattutto da quando il vento e i forti temporali hanno decisamente trasformato il clima da estivo a invernale.
Già, i 28 gradi di venerdì sono solo un lontano ricordo, rimpiazzati da una temperatura che oscilla tra i 35 e 40 Fahrenheit. Questo ha ovviamente reso il campo difficilissimo e a tratti ingiocabile. Impresa ardua anche per i campioni di altissimo livello che stanno solcando i fairway georgiani.
È vero che il percorso dell’Augusta National, in qualunque modo si presenti, ha sempre causato tragedie golfistiche e scelte sbagliate di colpi e ferri. Ma pensare che una buca come la 18, dove gli abili bombarderei tipo Rahm hanno sempre avuto in mano un ferro 8, 9 o addirittura il wedge per realizzare il colpo al green, si sono ritrovati invece a dover tirare un ferro 4 fa capire molto del disagio in cui questi ultimi si sono ritrovati.
La pioggia ammorbidisce i green, rendendoli decisamente più gestibili, ma quando come secondo colpo sei costretto a dover tirare tre, o addirittura quattro ferri in più del normale, il gioco si complica e non di poco.

Che fatica

I famosi “gust” – ovvero le folate di vento – sono paragonabili ai tentacoli del kraken che stanno strozzando i giocatori, incidendo soprattutto a livello mentale. La pioggia sta continuando a scendere in maniera copiosa e sempre di più si vedono giocatori – e inservienti come il vigile che gestisce il traffico – alzare le braccia indicando ai forecaddie la direzione (storta) del loro teeshot.

Justin Thomas inabissato

Il primo ad essere stato sconfitto dal kraken in questa edizione è stato il due volte vincitore di un major, Justin Thomas.
Conclusa la sua diciottesima buca con gli occhi visibilmente bagnati, e non per la pioggia, l’americano ha dovuto cedere davanti all’inclemenza del campo e delle condizioni meteorologiche. I bogey finali gli sono costati l’uscita dal torneo. Ma, ironia della sorte, le sue ultime tre buche hanno fatto sì che il taglio si alzasse a +3 permettendo così al suo grande amico e mentore Tiger Woods di entrare nel weekend che chiuderà il primo major della stagione.
È un altro piccolo tassello della leggenda del campione californiano, che segna il suo 23esimo taglio consecutivo passato nella sua carriera da professionista. Un record che sino ad ora era stato raggiunto solo da Gary Player (1959-1982) e da Fred Couples (1983-2007).
Purtroppo anche Tiger Woods sta pagando a caro prezzo la sua battaglia contro l’Augusta National. La sua condizione fisica post incidente lo ha praticamente costretto a dover centellinare le sue apparizioni, e spesso, come sta accadendo in questo momento, i dolori alla gamba sono troppo forti da assecondare, anche per chi come lui ha sempre fatto della meditazione e della gestione delle emozioni il suo punto di forza.
Seguendolo in questi giorni ho avuto l’impressione di vedere due persone nello stesso corpo. Dalla cinta in su un atleta con il fisico di un trentenne, sotto, invece, un signore di 60 anni.
È troppo evidente il suo calo fisico sia in termini di dimensioni che di resistenza. Tutto questo fa male da vedere e da ammettere. Mi fa soffrire e forse, proprio perché come tanti ho amato il Tiger invincibile, preferirei non vederlo competere piuttosto che leggere tanta sofferenza nei suoi occhi.
Il kraken sta cercando di trascinarlo a fondo e il secondo doppio bogey consecutivo dopo quello della 15, con palla ampiamente in acqua, ne fa presagire un finale non certo allegro. Riuscirà ad avere la meglio sulla creatura mostruosa?
In tutto questo, alle ore 15.24 del pomeriggio georgiano di sabato il gioco è stato definitivamente sospeso. Si riprenderà oggi alle 8.30, Kraken permettendo…