Dopo un paio di stagioni travagliate ho deciso di ripartire da un foglio bianco. Ho interrotto  il rapporto con il mio staff e, con moglie e figli, tornare a Torino per ritrovare i miei affetti e il mio gioco.

Nell’ultimo periodo sia io che mia moglie Valentina abbiamo sentito la necessità di rientrare in Italia e così siamo arrivati alla conclusione di tornare a casa. Dopo quindici anni all’estero non è semplicissimo riadattarsi. Il ritorno a Torino è nato proprio per la volontà di sentirsi a casa. Abbiamo vissuto tanti anni a Londra, non lontanissimo, ma cultura e ambiente sono comunque diversi. La West Coast americana è invece un mondo differente e non di semplice adattamento per noi italiani. Penso che siano realmente poche le persone totalmente felici lontane dal proprio paese di origine e noi ne abbiamo sentito la mancanza. Presto potremo ritrovare una routine più semplice in un contesto più raccolto. Ora, essendo estate, la vita è diversa rispetto a quella che si fa durante l’anno. Da settembre, con scuola e abitudini lavorative, vedremo come andrà. Adesso siamo contenti di essere qui e che i nostri figli crescano in Italia. Ho ritrovato tanti amici e siamo stati accolti a braccia aperte. Ho visto ancora poco mio fratello Edoardo perché siamo stati in giro ma presto ci frequenteremo di più.

Per quanto riguarda i programmi futuri, sinceramente non ho ancora preso decisioni. Per questa stagione l’obiettivo principale, giocare la Ryder Cup, è ormai definitivamente sfumato. Ora avrò tempo di fermarmi e di pianificare il futuro cercando di ritrovare il bandolo della matassa. Ho la carta per il PGA Tour sino al 2025 ma non sono ancora certo se la sfrutterò al 100%. Quello che voglio è cercare di utilizzare questi mesi per fare un po’ di cambiamenti e ritrovare il gioco che negli ultimi anni ho perso. La motivazione sin dal passaggio al professionismo non è mai stata legata al vincere gare particolari o giocare su un Tour piuttosto che un altro. Amo il golf nella sua purezza. Ciò che mi interessa maggiormente è migliorare dal punto di vista fisico e tecnico. Voglio risalire la china a prescindere dal fatto che sarà sul PGA o DP World Tour. Peraltro, io non ho ancora fatto piani precisi ma anche il futuro stesso dei tour non è ancora chiaro. Credo che con la conclusione dei playoff in USA e la Ryder dovrebbe delinearsi la situazione. In ogni caso il calendario 2024 è già stato annunciato e non ci saranno cambiamenti. Chi pensa a gare miste con il LIV nella prossima stagione non è sulla strada giusta. Ora quello su cui mi focalizzo è giocare meglio, il dove non è fondamentale. 

Se analizzo il passato penso di aver commesso l’errore di sottovalutare il peso della lontananza dal mio staff, distanza che è peggiorata con i problemi di salute di Denis Pugh che non ha potuto più viaggiare. L’insieme di queste circostanze ha causato una variazione di routine di preparazione e allenamento che ha influito sul mio golf.

Il gioco a Liverpool non è stato disastroso anche se, quando ci si trova in queste situazioni, è un po’ come il cane che si morde la coda. Ho passato molto tempo a sistemare il gioco lungo, che in questo momento non funziona come vorrei, ma le giornate finiscono e mi sono ritrovato a trascurare quello corto, pagandone le conseguenze. Venerdì all’Open Championship ho sbagliato qualche ferro importante nei momenti cruciali. Ho cercato di fare qualcosa in prospettiva Ryder ma non è andata come speravo. È difficile migliorare le situazioni se non ci si prende del tempo. Ora devo sfruttare questo cambiamento di vita al massimo per cercare variazioni sostanziali. Il mio staff negli ultimi mesi è stato azzerato. Denis non viaggia più e il nostro rapporto si è quindi interrotto, seppur resti un grande amico. Ho cambiato caddie, ho smesso con Phil Kenyon e a Hoylake ho avuto un compagno di sacca spot. Riparto da un foglio bianco e prenderò le decisioni giuste senza affrettarle. Sarà importante avere persone che vengano a Torino e che mi possano seguire con regolarità. Ho anche chiesto qualche consiglio a Sergio Bertaina che mi conosce come nessun altro e penso potrà aiutarmi, magari affiancato da un allenatore con esperienza maggiore sul Tour. Per il lavoro giornaliero Sergio è una risorsa valida e mi potrà aiutare ancora molto.