Protagonisti assoluti degli ultimi due decenni del golf italiano, Edoardo Molinari, Francesco Molinari e Matteo Manassero tornano a giocare insieme un major a distanza di nove anni. Dopo Rocca sono loro oggi l’esempio più sano e bello delle nuove generazioni che crescono


Tranquilli, non celebreremo Athos, Porthos e Aramis, i Tre Moschettieri nati dal genio letterario di Alexandre Dumas, protagonisti di uno dei romanzi più famosi della letteratura francese.

Gli eroi questa volta sono tre ragazzi italiani che dalla seconda parte del primo decennio degli anni 2000 hanno cambiato attraverso le loro imprese il golf italiano, portandolo in un’altra dimensione.
Stiamo parlando di Edoardo Molinari, Francesco Molinari e Matteo Manassero, in rigoroso ordine anagrafico. Al netto dell’indiscutibile talento di cui Madre Natura li ha dotati, il loro percorso sportivo è stato segnato da un grande del nostro sport, Costantino Rocca. Usando un gergo sciistico, Tino ha fatto da apripista, diventando con i suoi indimenticabili trionfi negli anni ‘90 il punto di riferimento dei nostri ragazzi. 

Dodo, Chicco e Matteo

Non esiste disciplina al mondo che abbia generato nuovi appassionati senza aver avuto alla sua testa un campione fuori dall’ordinario. Un trascinatore, un’icona dentro e fuori dal campo da emulare. E il percorso di vita fatto da Rocca, da semplice caddie al Golf Club Bergamo a stella mondiale della Ryder Cup e dei più grandi tornei internazionali, è stato l’esempio più sano e bello per far capire ai nostri giovani cosa si possa ottenere dalla vita attraverso il lavoro, il sacrificio e la passione.
Dodo, Chicco e Matteo hanno età diverse ma tutti e tre sono cresciuti con un’immagine ben scolpita nella mente, quella di Rocca all’Open Championship del 1995, dove andò a un passo dalla Claret Jug. E quante volte avranno sognato la sua hole in one a Oak Hill alla Ryder dello stesso anno, o il trionfo di Wentworth nel 1996, primo italiano a conquistare il PGA Championship? E ancora Valderrama 1997, l’epico match-play di Ryder Cup vinto contro il Fenomeno Tiger Woods?

Dodo, Chicco, e Matteo sono legati da un comune denominatore: il DNA, quello dei campioni veri.

Nel 2004, ancora dilettante, Chicco firma un 63 nel secondo giro dell’Open d’Italia, torneo che poi vinse con una cavalcata epocale nel 2006, sempre a Tolcinasco. Il primo alloro di una carriera fantastica che lo ha portato sino al numero 5 del World Ranking. Nel 2005 Dodo conquista lo U.S. Amateur Championship, primo europeo continentale e italiano a riuscire nell’impresa. Quattro anni dopo ecco Matteo, che sedicenne si impone nel British Amateur Championship a Formby, il più giovane a sollevare il mitico trofeo in 124 anni. Il resto è, senza presunzione alcuna, pura leggenda del nostro sport. I tre mettono insieme in totale ventotto titoli, tra cui un major. Il primo della storia italiana (l’Open Championship 2018 di Francesco), una World Cup nel 2009 (Dodo e Chicco), due BMW PGA Championship (2013 Matteo e 2018 Chicco), due successi sul PGA Tour (Chicco) e tre Ryder Cup (2010 Dodo e Chicco, 2012 e 2018 Chicco, con in quest’ultima il record europeo di 5 match vinti su 5).
Di fronte a tutto questo si può fare solo una cosa: togliersi il cappello. 

Dopo nove anni si ritroveranno ancora una volta insieme in un major, lo U.S. Open a Pinehurst.

La prima fu nel 2010, ad Augusta. Da allora hanno vinto tanto, andando oltre ogni limite mai raggiunto prima nel nostro Paese. Per Chicco sarà il 55° Slam, per Dodo e Matteo il 18°. Numeri impressionanti se pensiamo a chi eravamo golfisticamente prima. Oggi sono loro gli eroi di centinaia di ragazzini che frequentano i nostri circoli, l’esempio da seguire. E sono loro che ci ricordano il più grande insegnamento di sport e di vita possibile. Crederci, sempre. Anche il buon Dumas, ne siamo certi, sarebbe orgoglioso dei nostri tre fantastici moschettieri.