Detto così, uno giustamente potrebbe rispondere: “Magari, ci provo ogni maledetta domenica…”. In realtà i giri a cui mi riferisco sono quelli relativi al motore del vostro swing. Sono fermamente convinto che il movimento non sia altro che l’estensione del nostro carattere, dove il DNA, le sue caratteristiche, gli stimoli e le risposte alle diverse emozioni fuoriescono ogni volta in forma diversa e spesso difficile da gestire.

La Ryder Cup è ormai archiviata. Senza possibilità di appello o speranza l’Europa è stata demolita dai giocatori statunitensi. Aprendo una piccola parentesi su come l’abbiamo vissuta in Italia mi è tornato in mente un vecchio sketch del compianto Gigi Proietti: in caso di successo tutti sarebbero saliti sul carro del vincitore, mentre la sconfitta è sempre e solo colpa del diretto interessato.
In realtà la terminologia usata dal comico romano era decisamente più colorita e sicuramente avrebbe reso di più l’idea. Ma se avessi riportato esattamente le sue parole in molti avrebbero gridato allo scandalo…

Nel chiacchiericcio da bar post 18 buche, molti si sentivano europei nei bei colpi e in quelle poche vittorie ottenute nei match, mentre nessuno ha poi tenuto la bandiera blu sulle spalle la domenica notte, aggiungendo sui social addirittura un bel: “Lo avevo detto che erano più forti”.

Chiudendo la parentesi, a Terre dei Consoli è andato in scena un evento simile alla Ryder, con la medesima formula alleggerita a soli due giorni. Uno scontro tra i 18 finalisti di un circuito annuale che avevamo organizzato al circolo più 6 wild card (che fatica scegliere i ‘pick’!).

Domenica mattina, il grande giorno dei singoli, mi sono piazzato sul tee della buca 1. Ho assistito a 24 tee shot di cui forse solo 6 in fairway, 4 in bunker a destra (posizionato a circa 190 metri dalle placche gialle), 6 slice a destra, 3 palle perse sempre sul lato destro, 3 ‘lisci’ dentro il lago a 10 metri dal tee e 2 hook sul lato sinistro.

La cosa che più mi ha impressionato, conoscendo i partecipanti, chi più chi meno, è stato notare in che modo ognuno abbia affrontato i momenti prima del tee shot e soprattutto quanto lo swing, rispetto alle prove, si sia tramutato in qualcosa di assolutamente veloce, strappato, corto e senza ritmo.

Questi sono i famosi giri di cui vi parlavo

Quello che spesso cambia tra il primo colpo e la provvisoria è solo il ritmo, la morbidezza e conseguentemente la fluidità del movimento. Dovete lavorare su questo nelle vostre sessioni di allenamento. Trovare una routine che vi permetta di “sentire” questo stato di tranquillità. Un consiglio che mi ha dato il coach Niglio è stato quello di tirare molti sand wedge, cercando di alzare tanto la palla e facendo poca distanza. Improvvisamente le braccia e i polsi si rilassano, favorendo una caduta naturale del bastone verso la palla, anticipata dal famoso “appoggio” sul fianco sinistro.

Alternate 15 colpi con il 56° e 5 con il ferro 7, poi ricominciate con il sand wedge e dopo con il ferro 5, poi con l’ibrido, fino ad arrivare al driver.

La sensazione che avrete nel tirare un lob in campo pratica dovrà essere la stessa nella preparazione di ogni colpo che eseguirete in campo.