Videocall in pieno stile “quarantena moderna” con Alessandro De Luca, guru dei fairway italiani e internazionali.

Un viaggio sullo stato di forma dei nostri percorsi tra idee “ibride”, manutenzioni low cost e una bella trovata  per dare un importante impulso al turismo golfistico italiano.


Alessandro, quale nickname posso darti, ‘King of the Green’ o ‘Signore delle Erbe’?

Nessuna delle due, ti prego, ma se vuoi io mi definisco un contadino specializzato.

Prima di tutto superintendent ma anche professore alla Scuola Nazionale della Federazione. Da dove sei partito e dove vorrai arrivare?

È stata una partenza abbastanza casuale, facevo l’assicuratore con un futuro da “perito grandine”. Ma quando ho scoperto il mondo dei tappeti erbosi è stato amore a prima vista e sono andato in America immediatamente per tutte le specializzazioni. Non mi fermo, ci sono tante collaborazioni all’orizzonte ma l’elemento fondamentale, nel mio settore, è la formazione e l’innovazione.

Come si diventa grenkeeper o superintendent? Ci spieghi anche la differenza?

Superintendent è il nome del responsabile della manutenzione, i greenkeeper sono gli operai addetti al campo. Qui in Italia non si è mai fatta troppa differenza. Nei paesi anglosassoni esiste l’head greenkeeper ma abbiamo deciso, alla Scuola Nazionale della Fig, di scegliere il titolo di superintendent seguendo lo stile americano.

Dai dimmi la verità, quando vi chiamano i “giardinieri del golf” vi arrabbiate?

No no, (ride) è proprio quello che facciamo. Siamo onorati di essere il backstage del nostro sport. Chiediamo solo di non infuriarvi quando c’è qualche carotatura sui green.

Ale, periodo di stop forzato per il golf, come ha reagito la tua categoria?

Il 90% dei colleghi ha carotato immediatamente i green, ne abbiamo approfittato. Adesso continuiamo con una manutenzione minima, non possiamo abbandonare il campo in primavera quando l’erba spinge molto.

“Quando riapriranno i golf, i percorsi saranno stupendi”, questa è la frase che leggiamo sui social. Cosa dobbiamo aspettarci dai nostri amati campi verdi?

Saranno bellissimi, è vero. Proprio in questi giorni notavo le superfici perfette dei green senza tutti i pitch-mark provocati dagli atterraggi delle palle. Forse li potremo trovare un filo più alti ma non credo che, dopo la quarantena, guarderemo alla velocità.

Quali sono i consigli principali che avete dato ai vostri colleghi per una manutenzione anche volta ad un alleggerimento dei costi?

Con la Sezione Tappeti Erbosi abbiamo stilato un vademecum piuttosto interessante.

Si possono diminuire le larghezze dei fairway, rastrellare in profondità i bunker ogni 10 giorni, aumentare le altezze di taglio per fare meno passaggi con i macchinari.

I lavori straordinari sarebbero perfetti in questo periodo ma devono fare i conti con il budget, quindi meglio telefonare al proprio Presidente prima di farli.

Però se passo da te a giocare a Montecchia, una volta, mi fai provare i green con velocità 14 di stimpmeter?

Ti porto sul nostro percorso verde dove abbiamo bermuda e seguiamo il protocollo Bio Golf da gennaio 2015. Credimi che a 14 di velocità ci arriviamo in un attimo in piena stagione. Ma sei bravo a puttare?

Quali tecnologie nuove esistono per la manutenzione? Mi pare di aver sentito di macchinari da taglio ibridi in arrivo…

Sì, è vero, sono una realtà già in commercio. Ci sono macchinari ibridi ma anche completamente elettrici. Gli ultimi che ho citato sono perfetti per i resort dove la mattina è richiesto meno rumore vicino alle stanze degli ospiti.

E sulla tipologia di semi? Ci puoi dare la tua visione su macroterma (bermuda grass) e microterma?

La macroterma è realtà, mi ricordo i primi anni di studi nel 1995 dove c’era un po’ di scetticismo.

Dopo la sperimentazione positiva al nord devo dire che rimane una scelta intelligente sia per il risparmio di acqua (oltre il 50%) che per l’eliminazione della chimica come erbicidi e funghicidi.

Inoltre la qualità di gioco è superiore con la macroterma. Escludiamo i campi di montagna e dove c’è troppa ombra, lì sono consigliati altri semi.

Domanda che scotta, qual è la cosa che da più fastidio a un greenkeeper? Faccio alcuni esempi: zolle non rimesse a posto, pitchmark non riparati, bunker non rastrellati, tubi che si rompono…

Togli l’ultima opzione, le altre tre hanno lo stesso livello. Il tubo si ripara, la maleducazione è più difficile da gestire.

Mi son sempre fatto una domanda, quanto è recuperabile un percorso che abbia subito uno stop forzato di manutenzione? Cosa si può recuperare?

Ho visitato più di un campo fermo da tempo. Entro l’anno qualcosa si può recuperare, sicuramente l’impianto di irrigazione.

Si salvano di più i campi in bermuda. Oltre i 12 mesi, comunque, è tutto da rifare come diceva il grande Gino Bartali.

Ho sempre sognato di disegnare un campo da golf, ma ora vanno di moda i restyling. Tu cosa cambieresti di più sui campi italiani?

I campi italiani sono bellissimi e hanno un gusto particolare. Se parliamo di professionisti i nostri percorsi sono corti ma per gli amateur vanno benissimo.

Forse qualche tee di partenza sarebbe da rivedere.

Ho un altro piccolo sogno nel cassetto, un giorno mi fai tagliare i fairway o i green? Prometto di andare dritto come un fuso.

Volentieri ma mi permetto di insegnarti una cosa. Vietato guardare le ruote mentre tagli, altrimenti vai storto. Devi sempre guardare avanti.

A proposito, taglio incrociato sui fairway, righe verticali, cosa ti piace di più vedere in televisione e cosa consigli come manutenzione per una gara importante?

Incrociato obliquo è affascinante. Ovviamente questi tagli costano tempo e fatica, ma se parliamo di grandi eventi forse ci sono gli uomini a sufficienza per creare questa bellissima tela.

Vedo anche spesso metà fairway in una direzione e metà dall’altra, è un taglio con pochi passaggi di macchina, quindi veloce ed economico.

Consigli per il futuro: perché un giovane dovrebbe lavorare nel golf e soprattutto studiare agronomia?

Fatemi mettere nelle mani di un giovane un libro di agronomia, sono sicuro che si innamorerà di questa professione che offre molte soddisfazioni.

Ho finito, una curiosità? I greenkeeper sono bravi a giocare a golf? Quanto sei di handicap?

In questo momento 12,8 ma l’ultimo anno è andata malissimo. Ero 11,1. Molti dei colleghi sono grandi giocatori ed esperti del settore.

Ok, allora faremo una sfida… ma prima scherzavo, abbassa la velocità dei green altrimenti facciamo 18 buche in 8 ore.

Ti aspetto, volevo solo aggiungere una cosa. Con la Sezione Tappeti Erbosi stiamo pensando di sviluppare dei “Quaderni Verdi” che facciano capire che il golf non è solo uno sport ma un ambiente da scoprire.

Ti dico il titolo del primo quaderno: “Il golf a tavola” dove vi faremo vedere i campi che coltivano prelibatezze come vino, arance, miele.

Mi hai fatto venire fame di golf se posso fare la battuta. Ora scappo, ho un aperitivo su Skype dove non posso proprio mancare. Grazie mille.