Fa molto freddo quella mattina del 24 gennaio 1502 a Richmond Palace. La neve cade copiosa e ammanta il paesaggio di un bianco candido che fa da contorno a un momento storicamente importante.

Seduti all’enorme tavolo di ebano che occupa gran parte della sala degli ambasciatori, ci sono il re inglese Enrico VII e quello scozzese Giacomo IV. Stanno siglando un trattato di pace che pone fine, dopo anni di guerre, all’inimicizia tra le due nazioni, attraverso il matrimonio dello stesso re scozzese con la figlia di Enrico VII, Margherita Tudor.

I protagonisti di questo storico momento non sanno ancora che stanno gettando le basi per lo sviluppo, che negli anni sarà di carattere planetario, di uno degli sport (ma anche dei giochi) più belli al mondo: il golf. Difatti, da quel momento i gentiluomini di Scozia non saranno più “distratti” da guerre e battaglie, ma potranno dedicarsi, legalmente, a quell’attività, espressamente bandita da un editto del Parlamento scozzese – sotto l’egida di Giacomo II – fin dal 1457, che i pastori praticavano già dal 15º secolo.

Ci vollero oltre duecento anni perché, da un passatempo per pastori, il golf si strutturasse in un vero e proprio sport, praticato secondo regole e i criteri prestabiliti. Si suppone che il primo golf club sia stato il Royal Burgess, fondato a Edimburgo nel 1735, e che i soci del club giocassero su sei buche a Bruntsfield, nei pressi della grande città scozzese.

Ma, per le nostre Regole del Golf, il 1744, con la fondazione dell’Honourable Company of Edinburgh Golfers, è l’anno della svolta. Eh già, in quell’anno le prime 13 regole del golf furono scritte, codificate e accettate “universalmente” come base del gioco.

Prima di quella data, ogni Golf Club faceva un po’ come credeva fosse meglio. Dalla posizione delle buche (decisa dai giocatori al momento dell’arrivo in green) al numero di buche (passando da 22 a 18 senza un vero criterio), fino a come gestire il caso in cui la palla fosse ingiocabile, tutto era deciso dal singolo golf club, senza una vera e propria uniformità e, se vogliamo, logica.

Nel 1754, a St Andrews, viene fondata la Society of St Andrews Golfers (oggi The Royal and Ancient Golf Club of St Andrews, conosciuto da tutti come R&A) e le 13 regole scritte dieci anni prima furono utilizzate, con leggere modifiche, per giocare a golf in maniera standardizzata con i loro omologhi di Edimburgo, ma fino al 1897, altra data importante per noi che lavoriamo – sia per professione sia per passione – con le regole del golf, i golf club utilizzavano le loro proprie regole, con differenze talvolta importanti.

In quell’anno, infatti, il R&A fu incaricato dai Golf Club esistenti all’epoca di avere il controllo sulle regole del golf e due anni dopo, nel 1899, fu pubblicata la prima edizione delle Regole del Golf a livello nazionale.

Quest’edizione fu subito adottata anche dall’USGA (fondata nel 1894) e pubblicata nel 1900 per i golfisti americani. Per oltre cinquant’anni R&A e USGA hanno lavorato separatamente, ma dal 1952 hanno unito gli sforzi per dare al mondo un codice di regole universale (anche se fino al 2000, anno in cui le regole R&A e USGA diventarono identiche, vi erano piccole differenze).

Da quel momento R&A e USGA, con cadenza quasi sempre quadriennale, hanno lavorato congiuntamente per adattare le regole alle nuove tecnologie (specialmente sull’equipaggiamento utilizzato dai giocatori), alle nuove esigenze ambientali, per colmare “vuoti normativi” e per modernizzare un codice la cui base, ancora oggi, affonda le radici in quel lontano 1744.

Ma quali sono stati i momenti più importanti nell’evoluzione delle regole, talvolta lodate, spesso vituperate, che disciplinano il nostro sport? Vediamo quelle più interessanti.

  • Dal 1897 R&A e USGA hanno iniziato a dare interpretazioni e decisioni, su richiesta dei golfisti, sulle regole del golf. Per fare un esempio, ai golfisti americani termini come single, foursomes, match play e opponent, tra gli altri, non erano così familiari e necessitavano quindi di essere chiariti; nacquero così le definizioni. Il primo libro delle decisioni fu pubblicato nel 1908 da R&A e nel 1927 dalla USGA, e molte di quelle decisioni prese negli anni costituiscono oggi l’ossatura delle regole che tutti noi usiamo.

 

  • Fino al 1938, non vi era limite al numero di bastoni che un giocatore poteva portare con sé; ci sono casi in cui il golfista aveva a disposizione 30 o più bastoni (immaginate il povero caddie). In quell’anno, la USGA decise di porre un limite, adottando il numero massimo di 14 bastoni; il R&A introdusse la regola l’anno successivo.

 

  • Sempre nel 1938, la USGA decise che il cosiddetto Stymie (una regola che impediva al giocatore che avesse una palla sulla sua linea di putt di sollevare quella palla per poter giocare liberamente, tant’è che i giocatori, volontariamente e secondo le regole, “bloccavano” all’avversario la via alla buca frapponendogli la propria palla) fosse da modificare. Introdussero quindi il diritto del giocatore di chiedere all’avversario, a condizione che la palla fosse entro sei pollici dalla buca, di alzare la sua palla. L’R&A ci mise un po’ a metabolizzare la modifica, introducendola solamente nel 1952 (anno in cui R&A e USGA iniziarono realmente a lavorare assieme a un unico codice di regole).

 

  • Nel 1952 le regole divennero uniche e match play e stroke play furono raccolti nello stesso libro (fino a quel momento erano due set di regole separati). Nello stesso anno fu introdotto il concetto di ostacolo d’acqua laterale, con la possibilità di droppare lateralmente a due bastoni.

 

  • Per un breve periodo, dal 1956 al 1968, non c’era penalità se una palla giocata dal putting green colpiva l’asta della bandiera nella buca. Nel ’68 fu deciso di reintrodurla, ma fu definitivamente eliminata con la grande revisione del 2019.

 

  • Nel 1960, fu introdotta la possibilità, sul putting green, di marcare, alzare, pulire e ripiazzare una palla.

 

  • Il 1984 fu un anno di grandi cambiamenti (chiamati dai governing bodies la “Riorganizzazione delle Regole del Golf”) quali; il droppaggio della palla dall’altezza delle spalle col braccio teso in avanti (fino ad allora si droppava dietro la schiena); proibizioni di giocare colpi di pratica durante un giro; il limite di 10 secondi per “sperare” che la palla cada nella buca; eliminazione del droppaggio senza penalità per una palla in una condizione anormale nell’ostacolo d’acqua.

 

  • Nel 1992 fu eliminata la penalità per il giocatore che, per prevenire una caduta in un bunker o in un ostacolo d’acqua, toccasse accidentalmente la sabbia, l’acqua o il terreno.

 

  • Dal 1996 il comitato di gara può introdurre linee guida per la gestione del ritmo di gioco (pace of play).

 

  • Dal 2000, esiste la proibizione per il caddie (o un partner) di stare dietro al giocatore mentre esegue il colpo.

 

  • Dal 2016 non si possono effettuare colpi “ancorando” il bastone.

 

  • Nel 2019 c’è stata una nuova grande revisione (chiamata modernizzazione) che ha comportato una completa riscrittura delle regole, con la modifica dei numeri e l’eliminazione delle decisioni (sostituite dai cosiddetti chiarimenti), nel tentativo di rendere le regole più comprensibili e applicabili. Tra le altre cose, da quell’anno si droppa dall’altezza del ginocchio, si può imbucare con l’asta della bandiera della buca (come visto, era proibito fin dal 1968), si possono riparare quasi tutti i danni sul putting green e molte altre modifiche che, nell’intenzione di R&A e USGA, potessero rendere il gioco più veloce, moderno e al passo coi tempi.

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