La capacità di focalizzarsi solo su ciò che sta facendo è una delle chiavi del successo del numero 1 del mondo. Questo tipo di concentrazione, che ti fa rimanere pienamente presente in ogni momento, non è però prerogativa solo dei campioni ma un’abilità che ognuno di noi può imparare e sviluppare.

I consigli di Scottie Scheffler

A Scottie Scheffler ci sono volute 92 gare da professionista per arrivare a essere il numero 1 del mondo. Tiger Woods (21) e Jordan Spieth (77) sono gli unici due a esserci riusciti più in fretta, ma nessuno di loro ha trascorso un anno nei cosiddetti ‘circuiti minori’, come invece ha fatto l’attuale leader del World Ranking.

La sua fulminea ascesa, che include la vittoria al Masters dello scorso anno, non è stata il risultato di una rivoluzionaria dritta sullo swing o di una nuova routine di esercizi. Ha avuto una stagione memorabile restando lo stesso giocatore che è sempre stato: costante e implacabile.

Il talento principale di Scheffler, a parte la sua virtuosa coordinazione occhio-mano e la sua competitività ultra-dominante, è la sua capacità di concentrarsi solo su ciò che sta facendo. Molti giocatori pensano al passato o al futuro, non Scottie. 

Potreste pensare che questo tipo di concentrazione, che ti fa rimanere pienamente presente in ogni momento, sia riservata solo ai giocatori migliori, ma Scheffler e il suo coach di lunga data, Randy Smith, dicono che è un’abilità che potete imparare e usare anche voi. 

Non significa trasformarsi in un robot privo di emozioni in campo, o allenarsi a svuotare completamente la mente quando siete sotto pressione. Al contrario, significa essere più umani e più reattivi, seguendo un processo che vi aiuterà a gestire la situazione e ad affrontare la sfida in modo più divertente. 

Continuate a leggere se siete pronti a giocare più “nel presente”.

SIATE VOI STESSI

Con tutto il rispetto per l’isteria da stadio alla buca 16 del Waste Management Phoenix Open, la frenesia alimentata dalla birra nel deserto non ha nulla a che vedere sull’intensità della folla alla Ryder Cup. Il boato proveniente dalle migliaia di persone che circondavano il tee della buca 1 di Whistling Straits per il match-play singolo del 2021 tra Scheffler e l’allora numero 1 del mondo, Jon Rahm. “Era come essere all’interno di un motore a reazione – racconta Randy Smith -. Non ho mai visto o sentito nulla di simile in vita mia”.

Lo stesso vale per Scheffler. 

Un anno dopo essere stato nominato ‘rookie’ dell’anno dal PGA Tour, ma ancora senza vittorie ai massimi livelli, Scottie aveva ottenuto comunque dei successi che facevano presagire il suo grande potenziale. Campione U.S. Junior Amateur, giocatore dell’anno del Korn Ferry Tour, ma su quel palcoscenico, all’inizio della sua carriera professionistica, il momento avrebbe potuto essere paralizzante.

“Non mi ero mai trovato in una situazione simile – ci svela Scheffler -. Senti giocatori dire che vincere un match-play in Ryder Cup è come conquistare un major. Senti molto di più il peso perché stai giocando anche per gli altri 11 ragazzi, il capitano, i vice capitani e le migliaia di persone presenti e collegate via tivù. Al Masters invece sono solo io, il mio caddie e una piccola squadra. Se fallisco mi vorranno comunque bene. Se sbagli alla Ryder Cup stai invece deludendo l’intero paese”.

Appena però ha piantato a terra il tee quel giorno a Whistling Straits lo stress e l’ansia pre-gara di Scheffler sono immediatamente spariti. Ha eseguito la sua solita routine, si è tirato su le maniche della polo e ha assunto il suo abituale sguardo quasi perso nel vuoto. Era come se stesse giocando una partitella infrasettimanale contro i suoi amici con 50 dollari in palio.

“Non importa dove sto giocando, sono una persona che va su di giri, sono sempre entusiasta di competere. Gestire la tensione può essere una sfida ma quando sono là fuori svanisce. A quel punto si tratta solo di pensare a questo: so cosa sto facendo. So come devo giocare”.

In quel singolo dell’ultima Ryder Cup, Scheffler ha fatto birdie alle prime quattro buche e non ha mai lasciato che Rahm, precedentemente imbattuto, si riprendesse. Ha segnato il primo punto nei singoli sul tabellone dando il via a una vittoria netta del team USA. Quella performance ha fatto da apri pista poi a una stagione incredibile: nell’arco di cinque eventi è salito al primo posto nel World Ranking, vincendo il Phoenix Open, l’Arnold Palmer Invitational e il WGC-Dell Technologies Match Play. Se questo non bastasse, ad aprile ecco il primo major, nientemeno che il Masters.

Il primo consiglio che ci dà Scheffler è quindi quello di attenersi sempre alle proprie abitudini e al proprio stile di gioco, indipendentemente da ciò e da chi che si sta affrontando. L’atmosfera potrà anche cambiare di volta in volta ma voi dovrete essere sempre voi stessi.

DRIVER: GIRATE BENE IL CORPO

Una transizione troppo veloce tra backswing e downswing è il motivo principale per cui non colpite la palla il più lontano o il più dritto possibile – sostiene il coach di Scheffler, Randy Smith -. Se non girate completamente il corpo durante il backswing, il downswing inizierà troppo presto rispetto al timing del corpo, il bastone arriverà sulla palla troppo presto e il probabile risultato è uno slice o un pull. Continuate invece ad allungarvi mentre girate indietro. Non fermatevi finché non sentite il peso della testa del bastone “ribaltarsi” all’apice.

PUTT: NEUTRALIZZATE IL GRIP

Non importa quale tipo di putter usiate o quale colpo vogliate fare, essere stabili all’impatto è fondamentale – afferma Smith. Per molti giocatori sarà molto più facile riuscirci con una semplice accortezza: “Dovete stare attenti affinché la mano più bassa non sia in una posizione ‘troppo forte’, come sarebbe per un colpo lungo – aggiunge Smith -. Quando entrambe le mani sono in una posizione neutrale, il che significa che la mano inferiore è più debole e orientata maggiormente verso il bersaglio, avrete molta più stabilità”.

GIOCO CORTO: SEGUITE LA ROTAZIONE

Con tutti i colpi corti un pensiero che può migliorare notevolmente la qualità del vostro impatto è: ‘Lasciate che il vostro bastone segua la vostra rotazione’. “Se il vostro corpo si ferma a metà strada o bloccate il bastone quando arriva sulla palla non finirete mai lo swing in modo costante, e così perderete la vostra prevedibilità e qualsiasi coerenza. Giratevi verso il bersaglio e lasciate che la testa del bastone passi attraverso la palla e finisca nel punto che avete scelto”.

FERRI: TOGLIETE LO SCHIAFFO

Scheffler tira più palle di chiunque altro sul pianeta – racconta Smith. Porta anche con sé un bastone con un grip che aiuta il posizionamento delle mani durante gli allenamenti. “Il grip di ogni giocatore si sposta, il che significa che ogni giocatore deve controllarlo – prosegue Smith -. Il problema di Scheffler era che il grip si spostava verso l’alto e la sua mano inferiore finiva quasi per perdere il bastone. Il sottile cambiamento che sentiva rendeva le sue mani più attive, dandogli l’impressione di schiaffeggiare la palla. Le vostre mani dovrebbero svolgere un ruolo più passivo durante lo swing quindi regolate il grip in modo da ridurre l’impulso di colpire la palla con le mani”.

NON DOVETE ESSERE PERFETTI

Guardare il golf in televisione può dare l’impressione che i migliori giocatori del mondo prendano la palla perfettamente ogni colpo. È vero che molte cose devono andare bene per vincere un torneo a qualsiasi livello, ma ciò non significa che non si debba sbagliare mai per giocare davvero bene. “A Phoenix nel 2022 ho imparato che non bisogna giocare a golf perfettamente per vincere – confida Scheffler, che ottenne quella vittoria dopo un playoff di tre buche contro Patrick Cantlay -. Dovetti rimontare quella volta. Avevo fatto tre o quattro bogey nelle prime 12 buche, su un campo dove si possono fare un sacco di birdie. Mi sono detto: “Sii paziente”. Sapere che ci può stare fare degli errori è liberatorio. Puoi smettere di pensare a cosa accadrà alla prossima buca, o a cosa stanno facendo i giocatori dietro di te, o dove andrà a finire la palla. Bisogna solo provare a fare un buon colpo, poi passare a quello successivo e provare a farlo di nuovo”.

IMMERGETEVI NEL PROCESSO

Al Masters dello scorso anno alla 18 del terzo giro ha fatto pull e mandato la palla in mezzo agli alberi e ai cespugli fitti. Prima di quell’errore stava andando alla grande ed era in vantaggio di quattro colpi su Cameron Smith. Quando è arrivato nell’area dov’era atterrata la palla e ha scoperto che ancora non era stata trovata, la sua prima sensazione fu quella di provare un attimo di panico, la seconda di dubitare di sé stesso: “Perché è successo? Ho cercato di colpirla troppo forte? Non ero convinto di voler giocare quel colpo? Emozioni e pensieri che vengono prima di tutto il resto, è normale – ci racconta Scheffler -. Ma poi quanto velocemente riesci a resettarti ed entrare in ‘modalità soluzioni’? Devo trovare la mia palla nel bosco. Ok, l’ho trovata. Non riesco a giocarla. Cosa posso fare? Come faccio a metterla in un posto da dove posso tirare poi al green?

Scheffler ha droppato in mezzo agli aghi di pino e poi ha schiantato un ferro 3 alto e forte che è rimbalzato in green ed è finito appena lungo dietro. Ha segnato bogey a quella buca ma è stato un trionfo più che una sconfitta perché ha mantenuto un comodo cuscinetto di vantaggio per la domenica. 

“Questa è la cosa in cui Tiger Woods è sempre stato un fenomeno – prosegue Scheffler -. Quando si trova in una di queste situazioni lui pensa solo a eseguire il colpo. Non si preoccupa di pensare se funzionerà, è completamente convinto del colpo che deve eseguire. Io sto solo cercando di avvicinarmi il più possibile a quello che fa lui. Gioco al meglio quando sono concentrato sul mio obiettivo, sul colpo che voglio fare. Sono così focalizzato su quello che sto cercando di far fare alla palla che non penso alla meccanica dello swing. Non penso ad altro se non ad avere un buon ritmo e a sentire dove andrà il colpo”.

PRATICATE CON DEI VERI OBIETTIVI

L’enfasi qui è sul gioco mentale, dice Scheffler, ma ciò non significa che la meccanica non conti. Conta eccome, ma probabilmente dovete cambiare il vostro rapporto con essa e con il modo in cui vi approcciate ai miglioramenti tecnici. Quella è stata una delle più grandi modifiche che Scheffler ha fatto quand’è passato dal golf universitario al PGA Tour. “Sono sempre stato molto bravo a concentrarmi ma lo facevo sulle cose sbagliate, in campo pratica giocavo a cercare di colpire un certo palo o cose del genere – racconta Scheffler -. Rendere la pratica divertente è importante ma alla fine quello che stai facendo deve servire a ciò che stai cercando di mettere in pratica quando sei in campo. Ci sono alcuni giocatori che vale la pena osservare in allenamento, come Patrick Cantlay o Justin Thomas, perché vedi subito che si applicano e che sono concentrati. In passato riuscivo a passare tutto il giorno in driving range ma ora non ho più tanto tempo o energia perché ho molte più cose a cui pensare. Non posso essere pronto per quello che succederà domenica se spreco un sacco di tempo ed energie lunedì, martedì e mercoledì”.

Quando andate ad allenarvi dovete farlo con l’idea di migliorare una singola cosa specifica. Trattatela come una missione. “Uno dei grandi vantaggi della Ryder Cup, per la mia crescita personale, è stato che mi ha mostrato la massima quantità di pressione che potevo provare su un campo da golf. E questo ha davvero influenzato il modo in cui pratico adesso – dice Scheffler -. Ora so cosa si prova e a cosa penso quando devo fare determinati colpi, quindi posso esercitarmi per essere preparato a quegli scenari e momenti”.

LASCIATEVELO ALLA SPALLE

A qualsiasi livello, e soprattutto a quelli più alti, saper gestire gli errori è una parte fondamentale del gioco del golf. I colpi non sempre riescono perfettamente. Ai tour player capita di perdere dei tornei anche giocando molto bene. Anche il 2022 eccezionale di Scheffler si è concluso con una nota dolente quando si è lasciato sfuggire la vittoria al Tour Championship, nonostante partisse con un vantaggio di ben sei colpi domenica. Vedere le sconfitte sotto la giusta prospettiva può farle diventare benzina per i successi futuri invece che cicatrici indelebili.

“Tiger non ha imbucato tutti i putt né vinto ogni torneo – prosegue Scheffler -. Quello che è successo al Tour Championship lo scorso anno non lo dimenticherò mai ma è stata una grande lezione. Anche se i ricordi buoni e cattivi rimarranno sempre con me non mi tormentano ogni giorno. Quando torno a casa sono a casa e basta. Sto solo cercando di divertirmi. Il golf è una parte della mia vita, ma non è tutta la mia vita”. Anche quando chiude la porta di casa Scottie Scheffler rimane sempre sul pezzo.