Da quando ci occupiamo della nostra rubrica, abbiamo sempre parlato di regole del golf: perché sono il nostro argomento, la materia che abbiamo imparato e continuiamo a studiare per l’attività quotidiana, per il lavoro di formatori presso la Scuola Nazionale di Golf e per la premiante soddisfazione del nostro impegno, conseguenza della grande passione che entrambi abbiamo per questo interessante argomento.

La gara di golf si gioca nel “campo” che deve essere allestito nel modo adeguato, ecco perché abbiamo deciso di parlare della sua preparazione e scopriremo che è importante quanto le regole.

Lo scopo dell’organizzare una gara, a qualsiasi livello, è quello di far divertire giocatori, eventuale pubblico sul posto e telespettatori, ma mantenendo un po’ di spirito competitivo.

Gestendo le gare di club quando si prepara il tracciato, chiunque sia coinvolto – direttore, superintendent, arbitri, personale del campo – deve considerare le sue caratteristiche originali così come il designer le ha pensate, ma soprattutto dare a tutti la giusta opportunità di dimostrare il loro valore.

La qualità del gioco viene enfatizzata quando il campo offre la possibilità di effettuare colpi sempre diversi, gara dopo gara. Idealmente ogni gruppo di buche (par 3, par 4 e par 5) dovrebbe riflettere questa varietà evitando, per esempio nei par 3, di avere lunghezze simili. Vi sono comunque delle limitazioni imposte da un sistema di handicap che non consente di essere troppo creativi in termini di lunghezza (è possibile variare dal Course Rating di 100 metri al massimo sulle 18 buche). Inoltre la “varietà di giocatori” che ogni week end disputano le gare di club impongono certi limiti.

Altre considerazioni devono essere fatte nel bilanciare le difficoltà tra i par 3, 4 e 5.

Compatibilmente, come accennato sopra, con il sistema di handicap si possono muovere alcuni tee per rendere una buca più impegnativa e mitigare l’impatto sul gioco di un’altra, considerando sempre che lo scopo, oltre a far divertire i giocatori, è anche quello di avere una gara onesta e stimolante.

Oltre a un’analisi accurata delle aree di partenza – in piano e ben inerbite – i green necessitano di particolare attenzione, in primis per scegliere le giuste posizioni delle aste. La condizione dell’erba dei fairway, la qualità dei green, i bunker, le aree di penalità e i fuori limite sono tutti elementi da tenere in considerazione per una corretta preparazione.

Come detto i green, che con l’area di partenza sono le due zone del campo dove è impossibile non giocare, richiedono grande attenzione.

(Photo by Miles Willis/Getty Images for Wentworth Club)

La qualità e il tipo del manto erboso, la grandezza, la forma e il livello di ricettività ci costringono a fare scelte che sono poi determinanti per il successo di una manifestazione.

Ad esempio in green troppo duri le aste corte sono complicate da giocare. Se il green è parecchio ondulato, 30 centimetri di scorrevolezza in più possono trasformarsi in 10 minuti in più a giro per gruppo. Inoltre pure i collar devono essere in buono stato.

Nei giorni che precedono la gara, il direttore, l’arbitro (se il direttore è un arbitro è sempre meglio) e il superintendent dovrebbero incontrarsi per decidere le varie preparazioni, tra cui la posizione delle bandiere.

Dopo la gara dovrebbero essere tenute le statistiche sulle difficoltà di ogni buca e analizzare il possibile impatto della posizione della bandiera, per decidere di usare tale punto più spesso oppure evitarlo.

Avere anche l’opinione dei golfisti sarebbe una buona cosa ma quella dei buoni giocatori è diversa rispetto a quella dei meno capaci: chi la tira più lunga sposterà la sua attenzione su determinati aspetti che chi colpisce la palla con meno potenza invece non vedrà. La cosa importante, proprio per mitigare il rischio che un gruppo di giocatori si senta sfavorito rispetto a un altro, è variare il più possibile la preparazione del campo per la gara, in maniera tale da cercare d’incontrare le aspettative della maggior parte dei partecipanti.

Siamo soliti dire che una gara di golf è una sorta di rappresentazione teatrale, con i giocatori che fungono da attori e il campo che è il loro palcoscenico.

La preparazione di una buona “scenografia” è importante tanto quanto la capacità recitativa.

Per tornare al nostro percorso, tutte le persone coinvolte nella preparazione della gara devono collaborare – ognuno per le proprie competenze – per fare in modo che una voce fondamentale nei bilanci dei golf club italiani, le gare appunto, siano giocate nel rispetto delle regole e che chi le gioca si diverta su di un campo di qualità.

Paletti dritti e ben dipinti, bunker rastrellati coi bordi ordinati, aree di penalità ben segnalate e fuori limite che non lascino alcun dubbio sono fondamentali perché le gare si giochino nella maniera corretta e i giocatori, soci e non, tornino da noi.

La collaborazione tra personale di segreteria e del campo è basilare: alla fine siamo tutti ingranaggi di un sistema complesso – il Golf Club – e nessuno è più importante dell’altro. Vi sono certamente diversi livelli di responsabilità, ma per la riuscita di ogni gara non esiste ruolo che ha un impatto maggiore o minore per il suo successo.

Ricordiamoci l’equazione del fisico teorico Paul Adrien Maurice Dirac: (∂ + m) ψ = 0.

Scritta così ha senso forse per gli amanti della meccanica quantistica relativistica, ma spiegata ci aiuta a capire l’importanza del lavoro di squadra: se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti ma come uno solo e quello che accade a uno continua a influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce.