Analizziamo le situazioni nelle quali viene decisa una procedura e, successivamente, la situazione si presenta diversa da come il giocatore l’aveva interpretata.

Era la tipica giornata di un tardo pomeriggio d’inverno in Kenya, la temperatura gradevole e la luce delle ultime ore del giorno dell’Africa subsahariana rendevano l’atmosfera speciale, sia per gli spettatori che per i giocatori, come solo la magia di questo Continente sa regalare.

L’intenzione del giocatore

La palla della giocatrice, spinta dalla brezza che soffiava da destra a sinistra, finì nei pressi di una stradina per i cart, vicino a un mucchio di sterpaglie accatastate dal vento.

Nel prendere lo stance, la proette si rese conto che avrebbe avuto i piedi sopra la strada e la palla era messa male a causa delle sterpaglie e per questo decise di chiamare un arbitro e avere un parere.

L’arbitro, accorso subito in aiuto, dopo una veloce – forse troppo – analisi della situazione le comunicò che se non avesse voluto giocare la palla come si trovava l’unica opzione per ovviare sarebbe stata quella di dichiarare la palla ingiocabile.

La giocatrice non era troppo convinta della correttezza del ruling ma, dibattuta tra il continuare la gara velocemente e il chiedere una seconda opinione, optò per seguire le indicazioni dell’arbitro.

Drappò la palla entro due bastoni dal punto in cui si trovava, incappando in un colpo di penalità.

Alla consegna dello score però decise di chiedere conferma della correttezza della decisione scoprendo, suo malgrado, che l’arbitro aveva dato il cosiddetto “bad ruling” (ruling sbagliato).

Infatti, la presenza delle sterpaglie che altro non sono che impedimenti sciolti, contrariamente a quanto invece accade – in situazioni eccezionali – per altre interferenze (come TR o ostruzioni), non precludono in alcun modo la possibilità di ovviare senza penalità.

Parola agli esperti

Di conseguenza, la giocatrice avrebbe potuto ovviare dalla strada secondo la regola 16.1, senza penalità, e avrebbe anche potuto rimuovere le sterpaglie.

Il fatto di aver seguito le indicazioni, benché sbagliate, dell’arbitro purtroppo non le hanno evitato la penalità (secondo la regola 19.1 e 19.2, palla ingiocabile), anche se avesse droppato in un punto che avrebbe potuto essere corretto secondo la regola 16.1 (condizioni anormali del campo). 

Questo episodio, realmente accaduto nell’edizione 2022 del Magical Kenya Ladies Open, ci ha dato lo spunto per trattare un argomento forse complicato, ma che accade sovente, anche nelle gare di circolo.

La differenza tra le intenzioni del giocatore nell’applicare una regola e il risultato ottenuto dopo aver droppato. 

Due esempi pratici

Facciamo due esempi che sono anche riportati in due diversi chiarimenti, il 9.4b/4 e il 19.2/4.

Entrambi spiegano cosa succede in casi in cui un giocatore, dopo aver alzato la sua palla da un’ostruzione (nel caso della 9.4) o per dichiararla ingiocabile (nel caso della 19.2) scoprendo poi, a palla già alzata, che la situazione non era quella che credeva.

Ma andiamo con ordine.

Un giocatore ha la sua pallina che si trova su di una stradina per i golf cart e la alza; successivamente scopre che avrebbe dovuto droppare la palla in un rough molto alto, in discesa, probabilmente finendo in una posizione praticamente ingiocabile.

Cosa può fare il giocatore?

Vi sono diverse soluzioni ma entrambe con penalità. 

Può ripiazzare la palla sulla stradina, sul punto da cui l’aveva alzata (a quel punto può giocarla o dichiararla ingiocabile con un ulteriore penalità di un colpo).

Oppure, può dichiararla direttamente ingiocabile, senza doverla ripiazzare, tenendo come punto di riferimento il posto in cui la palla si trovava sulla strada.

Il tutto con due colpi di penalità, uno per aver mosso una palla in gioco e l’altro per averla dichiarata ingiocabile.

In questo caso, infatti, l’intenzione iniziale del giocatore e il motivo per cui aveva alzato la palla, non era quella di dichiararla ingiocabile, ma di ovviare senza penalità dalla strada, scoprendo poi che gli era impossibile droppare in un punto giocabile.

Ci sono due ulteriori possibilità che gli costerebbero solamente un colpo:

Tornare a giocare del punto da cui aveva effettuato l’ultimo colpo (il cosiddetto colpo e distanza).

Droppare la palla secondo la Regola 16.1b e poi giocarla come si trova senza penalità.

In alternative, utilizzare la nuova posizione della palla per stabilire il punto di riferimento, quindi ovviare secondo una qualsiasi delle opzioni della Regola 19.2.

Come si evince in questo caso, l’intenzione del giocatore di applicare una regola (la 16.1, condizioni anomali del campo) lo vincola alla procedura della regola stessa, senza possibilità alternative “a titolo gratuito”.

Il secondo esempio (chiarimento 19.2/4) invece è un caso che potremmo definire speculare. Il giocatore trova la sua palla in una posizione ingiocabile e decide di alzarla per procedere secondo la 19.1 e 19.2; prima di droppare la palla scopre che era in un terreno in riparazione.

Poiché il giocatore (secondo la regola 19) non aveva ancora droppato, è ancora in tempo a deviare sull’opzione senza penalità e applicare la regola 16.1.

Come abbiamo visto in questi due casi, l’intenzione del giocatore da una parte vincola a una determinata procedura mentre, dall’altro, nonostante l’intenzione di procedere secondo una regola, il giocatore può cambiare idea. 

Perché questa differenza?

Beh, è piuttosto semplice.

Nel caso del giocatore che alza la palla dalla stradina, la regola non prevede penalità.

Il fatto poi di trovare il posto in cui droppare in una zona in discesa o col rough alto, è un caso fortuito ma il giocatore ha sempre la possibilità di droppare senza penalità (quindi in questo caso si parte applicando una regola che non prevede penalità). 

Cambiare idea, quindi, è possibile ma non è gratis.

Nel secondo caso invece il giocatore parte con l’intenzione di applicare una regola con penalità (palla ingiocabile) per poi scoprire che in quel punto si può anche applicare una regola che invece non la prevede.

Poiché le regole sono scritte per aiutare il giocatore, in tal caso un cambio di idea più favorevole è consentito. 

Speriamo di aver solleticato l’interesse dei lettori e aver analizzato due casi abbastanza complessi in maniera chiara. 

Siamo a disposizione per eventuali domande relative alla nostra rubrica: scriveteci a redazione@golfeturismo.it