Nonostante Webb Simpson faccia parte della stretta e am­bita cerchia dei vincitori di major, rimane un giocatore poco noto nel panorama golfistico mondiale.

Al giorno d’oggi, quando uno sportivo ha una vita regolare e pri­vilegia casa e famiglia rispetto a una vita mondana e un’assidua attività suiocial rischia quasi di passare inosservato al pubblico meno esperto.

Stiamo invece parlando di un giocatore eccezionale che ha vinto uno U.S. Open, un Player e un Deutsche Bank, oltre ad aver conseguito un numero impresionante di piazzamenti tra cui ben 64 Top 1 0.

In pochi sul Tour vantano numeri del genere, num eri che non fanno altro che evidenziare l’altissima consistenza del suo gioco in questi primi dieci anni da professionista sul Tour.

Webb Simpon merita un posto nella storia del golf per due impor­ tanti motivi: la vittoria nello U.S. Open 2012 e il fatto di averla ottenuta con il Belly Putter.

Il suo successo, insieme a quelli di Adam Scott e Keegan Bradley nel Masters e nel Pga Championship utilizzando il sistema Anchor sui green (ovvero il putter ancorato al corpo) ha provocato la “ribellione” di molti addetti ai lavori e l’immediata presa di posizione nel bandire questo metodo a partire dal 2016.

Il divieto in vigore oggi consiste infatti nel non poter più ancorare il putter in qualsiasi punto fisso del corpo.

Devo dire che il Belly Putter, ancorato nello stomaco, era sicuramente meno vantaggioso rispetto al Long Putter ancorato allo sterno o addirittura al mento, dove lo shaft raggiungeva quasi la perpendicolarità con il terreno e tra formava l’attrezzo in un vero e proprio pendolo che si muoveva più per la forza di gravità che per la guida delle mani.

Questo metodo è usato ancor oggi da qualche giocatore di Tour ma lo definirei davvero ‘border Line’.

A volte è infatti davvero difficile capire se la mano che fa da perno ia staccata dal corpo o meno e dobbiamo quindi fidarci della buona fede dei giocatori.

L’efficacia dei vecchi metodi anchor è sottolineata ancor di più dai successivi problemi che hanno riscontrato dal 2016 in poi i giocatori che utilizzavano questo accorgimento.

D’altra parte queste problematiche erano prevedibili; l’anchor ha permesso ai giocatori afflitti da ‘Yips’ di creare due cose fondamen­tali.

La prima di produrre un punto fisso tramite un perno solido nel corpo, la seconda, ancora più importante, di separare comple­tamente l’azione delle due mani che in questi casi “litigavano” fra di loro durante l’impatto creando i tanto famosi quanto odiati scatti involontari.

Tutto ciò ha davvero ridato ossigeno a parecchi campioni in serie difficoltà e ormai sfiduciati dall’impossibilità di non potersi più sentire competitivi.

Giocatori del calibro di Adam Scott, Sam Torrance, Philip Walton, Bernhard Langer e tantissimi altri sono tornati alla vittoria solo gra­zie a questo metodo di ancoraggio. Anche Webb Simpon ha pagato a caro prezzo le restrizioni in vigore dal 2016:  dopo di ci anni di Belly Putter e ottime statistiche, in pochi mesi è piombato dalla Top 30 dei colpi guadagnati sul green al 180° posto.

“No putt, no party!” e anche il gioco lungo nel 2016 ha iniziato a scricchiolare a causa di queta sfiducia sui green.

Per sua fortuna Simpson ha trovato la “scappatoia” in un altro metodo alternativo chiamato anchor-arm, un putter che viene bloccato all’avambraccio sinistro in modo da neutralizzare il più possibile l’azione due mani.

Ma la vera svolta per Simpson è stata l’aver aggiunto a questo metodo anche il ‘Claw Grip’, ovvero la mano destra alla Fleetwood e alla Garda, con il palmo rivolto verso il proprio corpo, una miscela vincente.


James Frederick Webb Simpson è nato a Raleigh, North Carolina, 1’8 agosto 1985.

Sposato con Taylor Dowd dal 2010, ha cinque figli. Vanta 5 vittorie sul PGA Tour in dieci anni di professionismo, la più importante quella nello U.S. Open del 2012 giocato all’Olympic Club di San Francisco.

In carriera vanta oltre 30 milioni di dollari di premi. Ha rappresentato gli Sta­ ti Uniti tre volte in Ryder Cup (2012, 2014 e 2018)