L’ edizione 2022 di Sua Maestà il Masters, previsto dal 7 al 10 aprile all’Augusta National, in Georgia, vedrà Jack Nicklaus, Gary Player e Tom Watson aprire il cerimoniale alle 7:40 del giovedì mattina sul tee della prima buca.

Lo storico trio composto da Nicklaus, Player e Arnold Palmer si è sciolto nel 2016, anno in cui quest’ultimo è passato a miglior vita, assistendo ai suoi affezionati colleghi dall’alto.

Dal 2017 Nicklaus e Player sono saliti per la prima volta sul tee del cerimoniale senza Palmer, presenza sempre viva e palpabile nel vento che muove i ciuffi d’erba e increspa le buche d’acqua del campo più maestoso e ambito del mondo.

L’esigenza di riformare il trittico storico che colora la tradizione del Masters si è fatta particolarmente viva nel 2021, quando Lee Elder è salito sul tee a inaugurare il primo major dell’anno.

Purtroppo, il primo giocatore di colore a varcare i cancelli di Augusta si è spento il 28 novembre dello stesso anno, giusto in tempo per godersi la meritata gloria. Elder è stata una figura particolarmente emblematica in quanto fu il primo uomo afroamericano a competere al Masters nel 1975.

Ora è il turno di Tom Watson, che all’età di 72 anni, il più gionvincello tra i tre, si è guadagnato di diritto il titolo onorario unendosi ai due veterani.

Sono uomini dallo spirito indomabile, campioni sul campo e molto diversi nella personalità, ma che per certi versi condividono tratti caratteriali simili. Dall’ambizione di Player, la sicurezza che ha sempre accompagnato Nicklaus sino al temperamento resiliente di Watson, ciò che li contraddistingue è la forza. Non importa l’età anagrafica, questi campioni continuano a fare la storia dentro e fuori dal green.

Gli aspetti che accomunano il terzetto riguardano sia il lato professionale che quello più umano. Tutti quanti si rivelano abili architetti, Gary Player è infatti un celebre ideatore di campi da golf. In tutto il mondo sono oltre 140 i percorsi realizzati dalla leggenda sudafricana. L’Orso d’Oro con la Nicklaus Design vanta la progettazione di oltre 400 tracciati, oltre alla scrittura di manuali di gioco e alla creazione di un proprio torneo, poi diventato una delle pietre miliari del PGA Tour, il Memorial Tournament. Watson non è da meno, con la sua attività di designer di campi da golf ha dato vita a prestigiosi percorsi dentro e fuori gli Stati Uniti.

Campioni di stile sul fairway e nella vita, tutti e tre sono dotati di un profondo senso di umanità. Impegnati nella causa sociale attraverso fondazioni benefiche soprattutto dedicate al supporto dei bambini meno fortunati e alla ricerca per le malattie terminali, hanno fatto della loro vita una vera e propria missione.

Carriere epiche impreziosite dalla giacca verde

Ci sono tre episodi che hanno immortalato questi campioni nella leggenda del Masters.

Partendo da Gary Player, l’uomo che più di tutti ha contribuito con le sue leggendarie vittorie alla crescita del golf non solo nel suo natale. Soprannominato ‘The Black Knight’ (il Cavaliere Nero) per il suo abbigliamento in campo, nel 1961 diventa il primo giocatore non americano a conquistare la Giacca Verde, mettendo fine a un dominio che durava dal 1934. I suoi tre successi ottenuti ad Augusta (1961, 1974 e 1978) lo hanno consacrato nell’Olimpo del golf, degno di ricoprire la carica di honorary starter. Ruolo che ha ottenuto ufficialmente nel 2012, anno in cui è stato lo statunitense Bubba Watson a indossare la Giacca Verde.

Passando all’Orso d’Oro”, Jack Nicklaus, il suo nome lo precede. Da molti considerato il più grande giocatore di tutti i tempi, ha scritto il suo capolavoro nel 1986, anno in cui a 46 anni diventa il più anziano giocatore a conquistare la Giacca Verde, la sua sesta e ultima in carriera. Il 2010 è stato il primo anno in cui Nicklaus è stato chiamato a dare il via al major più esclusivo della stagione, un’occasione che molti protagonisti di quella edizione non hanno voluto mancare, in una sorta di omaggio a chi la storia di questo torneo l’ha scritta a caratteri d’oro.

L’ultimo eletto, Tom Watson, ha nel suo straordinario palmarès due titoli al Masters, 1977 e 1981. Nel 2009, a quasi 60 anni, ha sfiorato addirittura la sesta Claret Jug all’Open Championship, persa al playoff contro Stewart Cink. Vero gentleman dei green, ha vinto tanto nell’epoca più difficile, quella di Nicklaus e Palmer, di Player e Trevino, gli anni d’oro del golf moderno prima dell’era Tiger. Giovedì, al loro arrivo sul tee della 1, il mondo del golf intero si inchinerà davanti alle sue leggende.