Discussioni aperte su molti tavoli in questo periodo forzato. Troviamo online numerosi spunti per pensare ancora di più al nostro amatissimo sport.

Si passa da chiacchiere da bar sul perché sia vietato pronunciare “British Open” riferendosi a The Open Championship, per poi passare allo studio di come raccogliere la palla in buca al tempo del Covid19.

Victor Hovland, giovane professionista norvegese, che milita sul PGATOUR, prova a punzecchiare i colleghi giornalisti americani sul fatto che “The Players” possa essere ufficialmente considerato il quinto Major, oppure…. Il quarto “ad honorem”.

Secondo Victor la storia cambia, possono esserci delle modifiche anche in uno degli ambienti sportivi più attaccati alle tradizioni. Secondo il norvegese è sotto gli occhi di tutti l’importanza di questo torneo, il field di altissimo livello ed il teatro perfetto grazie al disegno magico del TPC SAWGRASS.

Hovland non vorrebbe che venissero calcolate le vincite del passato su questo torneo per non inficiare i record di nessuno. Vorrebbe che dal prossimo anno però si potesse fare.

Alla domanda di un giornalista sul fatto che, però, rispetto al passato si avrebbero maggiori possibilità di conquistare Major contro il record di Jack Nicklaus, Victor offre due risposte:

“Prima di tutto viva i record, soprattutto quando possono essere battuti, ma capisco la situazione. Potrei dirvi, ma non chiedetemi quale, che forse uno dei 4 major di oggi ha perso un po’ di interesse e smalto ed andrebbe sostituito “ad honorem” con The Players.”

Keith Mitchell non è d’accordo con Hovland e risponde. La sua disamina è interessante perché non va contro l’importanza ed il prestigio di “The Players” ma, anzi, ne esalta le caratteristiche.

“The Players è diventato importante proprio per il nome e per il fatto di non essere un Major. E’ in assoluto la quinta gara più importante ma è proprio il fatto di essere appena fuori dai Major che ne fa un’operazione di marketing straordinaria. E’ il primo torneo “non major”, quindi assume un valore tutto suo. E poi, il nome, è bellissimo.”

Questa discussione è interessante soprattutto per un punto, a mio avviso. Non sono importanti il numero spropositato di gare in calendario che forse, un domani, diminuiranno per colpa di questa pandemia.

Sono fondamentali pochi eventi ma molto curati, dove le forze in campo sono tutte volte a fare il proprio meglio. Non vuol dire solo pensare a gare ricche o esclusive, ma a format intriganti che catturino qualcosa nella mente di ogni golfista.

Bisogna posizionarsi al meglio.

In fondo la bellezza ha sempre vinto su tutto, Augusta insegna e……. “The Players” ha imparato.

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