Di settimana in settimana nel PGA Tour, la strategia dal tee può essere monotona: bombardare il più lontano possibile e usare i wedge dal rough se necessario. Può funzionare, ma tornare alle radici del gioco, sui links scozzesi, nel campionato più antico del mondo, spesso ricorda ai giocatori che hanno bisogno di più di un martello nella loro cassetta degli attrezzi.
Bryson DeChambeau ha provato a bastonare il Royal St. George’s. Ma i risultati migliori sono stati appannaggio di giocatori più corti come Jordan Spieth, Louis Oosthuizen e Collin Morikawa, disposti a giocare dal tee soprattutto per la posizione anche con driving iron o legni da fairway. E finora hanno avuto successo .
“Penso che sia una specie di campanello d’allarme per chi lo sappia sentire”, afferma Michael Jacobs, miglior insegnante di Golf Digest 50, che lavora con il capitano della European Ryder Cup e due volte campione dell’Open Padraig Harrington. “Questa settimana è un promemoria di come il gioco è stato giocato agli albori in modo classico. Soprattutto quando il campo diventa un po’ più duro. I giocatori devono trovare il fairway e avere gli angoli giusti, e due bastoni in più per l’attacco alla buca non hanno molta importanza. ”

Naturalmente, Spieth e compagnia hanno il lusso di essere in grado di colpire driving iron da 230/250 metri come alternativa. E questo cosa significa?
“Può essere fondamentale”, afferma Jacobs, che ha sede al Rock Hill Golf and Country Club a Long Island, a New York. “Se stai giocando il bastone giusto dal tee, avrai comunque dei benefici nel colpire più fairway. Chiediti: avresti maggiori possibilità di un birdie sui par 4 da un lie perfetto da 150 metri o dal rough da 130, per di più sul lato corto della buca?”
Un pezzo cruciale da ricordare? Il driving iron (o il legno da fairway) da scegliere deve ricevere la stessa attenzione del resto dei ferri.
“L’altro grosso problema che vedo? I giocatori mettono la palla su un tee e pensano di dover fare uno swing come per un drive pieno o colpirla come un ferro medio. Invece è importante avere uno swing ampio e sfruttare il vantaggio di un tee corto. Un paragone che mi piace è quello di un aereo in arrivo per l’atterraggio. Scivola e fa scivolare dolcemente le gomme invece di schiantarsi a terra. Al Royal St George’s bisogna comportarsi come l’aereo.”

da Matthew Rudy, Golf Digest 17 luglio 2021