A meno di sei mesi dalla 43esima Ryder Cup, in programma a Whistling Straits, in Wisconsin, dal 24 al 26 settembre prossimo, facciamo il punto della situazione dando un’occhiata a come i due team stanno prendendo forma, anche alla luce degli ultimi risultati.

Mancano ormai pochi giorni al primo attesissimo major dell’anno solare, l’85° Masters, a cui arriviamo dopo l’exploit di Billy Horschel nell’ultimo WGC giocato una settimana fa all’Austin Country Club, il Dell Technologies Match Play.

A settembre, Steve Stricker, originario del Wisconsin, sarà il capitano degli Stati Uniti che cercheranno di riconquistare la Ryder a cinque anni dal loro ultimo successo ad Hazeltine.

Le indicazioni del WGC-Dell Match Play

Il Dell Technologies ha certamente fornito alcune interessanti indicazioni sia a Stricker che a Padraig Harrington, capitano europeo. Billy Horschel ha mostrato di avere le carte in regola per far parte del team americano a settembre: ha vinto 6 match e ne ha pareggiato solo uno, conquistando il suo primo World Golf Championship in carriera. E lo ha fatto su un campo, l’Austin Country Club, disegnato da Pete Dye, esattamente lo stesso architetto che ha realizzato Whistling Straits, sede della prossima Ryder…

Ma che peso va realmente dato ai risultati dell’unico evento match play della stagione professionistica?

La vittoria di Horschel, le ottime prestazioni del secondo e del terzo classificato, Scottie Scheffler e Matt Kuchar, così come le note positive o negative arrivate dagli europei avranno davvero un impatto sulle scelte finali di Stricker e Harrington o i mesi che restano cancelleranno le indicazioni avute da Austin?

Le scelte di Furyk e Bjorn nel 2018, due visioni opposte

Facciamo un passo indietro. Nel 2018 Jim Furyk, capitano USA, optò per portarsi in squadra a Parigi quelli più in forma a settembre. Allora aveva a disposizione quattro wild card, Stricker invece ne avrà ben sei questa volta.

Furyk scelse essenzialmente quattro tra i migliori giocatori che non si erano qualificati attraverso i ranking, ovvero Bryson DeChambeau, Phil Mickelson, Tiger Woods e Tony Finau, che avevano concluso la qualifica rispettivamente 9°, 10°, 11° e 15°.

DeChambeau aveva appena vinto il primo evento di playoff della FedEx Cup. Tiger aveva ben figurato negli ultimi due major dell’anno ed era rientrato tra i Top 5 del World Ranking. Mickelson aveva vinto un WGC all’inizio di quell’anno e si trovava tra i primi 25 nella classifica mondiale. E Finau era arrivato ssecondo, quarto e ottavo nei primi tre eventi dei Playoff della FedEx Cup.

A quel tempo, non ci furono molti contraccolpi dopo le scelte di Furyk, perché avevano più senso sulla carta. Furyk di fatto non prese in considerazione per le sue scelte né le caratteristiche del National di Parigi, campo che necessitava di grande precisione dal tee, né i personali record in formula match play dei giocatori in lizza per un posto.

La sua strategia non ha funzionato: le quattro wild card totalizzarono 2 vittorie, 10 sconfitte e nessun pareggio, con il solo Finau in grado di vincere un match. Risultato finale: gli americani furono surclassati dagli europei con una delle sconfitte più pesanti della loro storia in Ryder Cup, 17½-10½.

Thomas Bjorn, il capitano europeo a Parigi, invece di portare i giocatori più giovani e meglio posizionati nel ranking come Matt Fitzpatrick o Matt Wallace, si affidò invece alla vecchia guardia, scegliendo quattro giocatori con enorme esperienza in Ryder: Paul Casey, Sergio Garcia, Ian Poulter ed Henrik Stenson. Questi quattro furono invece decisivi per il team europeo con un record di 9 vittorie, 4 sconfitte e 1 pareggio.

Stricker avrà imparato la lezione?

Due strategie diametralmente opposte che hanno portato ai risultati che tutti ben conosciamo. Sarà quindi molto interessante vedere come quest’anno Steve Stricker gestirà le sue sei scelte.

La semifinale di Austin ha visto come protagonisti tre americani ben al di fuori dagli attuali sei posti del ranking che danno diritto automatico a un posto in Ryder: Horschel, Kuchar e Scheffler. C’è anche da considerare Kevin Kisner, che ha un record personale nel Dell Match Play di 16-6-1 ed è rimasto imbattuto nella sua unica apparizione alla Presidents Cup 2017. Kevin Na ha mostrato molta malizia nel suo successo su Dustin Johnson, contestandogli una putt non dato e poi facendo birdie su tre delle sue ultime quattro buche per battere il numero 1 del mondo. Brian Harman ha raggiunto i quarti di finale e sembra il tipo che adora la dinamica del match play. Ryan Palmer sta crescendo.

Entro la fine del Tour Championship a settembre, quando Stricker farà le sue sei scelte, probabilmente ci saranno circa dieci americani non qualificati attraverso il ranking tra i primi 25 nella classifica mondiale.

Stricker avrà imparato la lezione del 2018 e smetterà di trattare una competizione match-play come fosse un evento stroke-play?

Ecco l’attuale situazione della Ryder Cup per entrambe le squadre.

TEAM USA

Classifica punti USA (i primi sei si qualificano automaticamente)

1. Dustin Johnson

2. Bryson DeChambeau

3. Justin Thomas

4. Brooks Koepka

5. Collin Morikawa

6. Xander Schauffele

7. Patrick Reed

8. Tony Finau

9. Daniel Berger

10. Webb Simpson

11. Billy Horschel

12. Patrick Cantlay

TEAM EUROPE

  • Classifica european a punti (i primi quattro si qualificano direttamente)

1. Tommy Fleetwood

2. Tyrrell Hatton

3. Jon Rahm

4. Rory McIlroy

5. Victor Perez

6. Matt Fitzpatrick

7. Bernd Wiesberger

8. Robert MacIntyre

  • Classifica mondiale a punti (i primi cinque tra quelli non già qualificati attraverso il rankink europeo vengono selezionati per la Ryder automaticamente)

1. Jon Rahm

2. Rory McIlroy

3. Tyrrell Hatton

4. Lee Westwood

5. Tommy Fleetwood

6. Victor Perez

7. Paul Casey

8. Viktor Hovland

9. Matt Fitzpatrick

10. Sergio Garcia

Padraig Harrington, a differenza di Striker, avrà a disposizione solo tre wild card, la metà.

Tyrrell Hatton ha al momento un problema di risultati nei grandi tornei: ha mancato il taglio nel PGA Championship, nello U.S. Open, nel Masters e nel Players Championship ma ha dato segnali di risveglio al WGC-Match Play.

Jon Rahm è stato l’unico tra i primi 20 del World Ranking ad arrivare ad Austin sino agli ottavi di finale.

Paul Casey ha già vinto quest’anno e ha registrato tre Top-10 in Florida.

Lo swing di Rory McIlroy è decisamente work-in-progress, poiché si è appena rivolto a Pete Cowen per uscire da periodo davvero nero della sua carriera.

Viktor Hovland è considerato un vero killer nei match-play, anche se ad Austin non lo ha mostrato appieno.

Sergio Garcia ha dimostrato ancora una volta nel WGC-Dell di non essere neanche lontanamente vicino alla fine della carriera ed è il leader di tutti i tempi per punti ottenuti nella storia Ryder Cup.

Lee Westwood è reduce da un mese di marzo straordinario, con i secondi posti nell’Arnold Palmer e nel Players.

Matthew Fitzpatrick per cinque tornei consecutivi non è mai sceso sotto il 18° posto e nel WGC-Match Play ha vinto due incontri su tre.

Victor Perez è arrivato addirittura in semifinale ad Austin e ha buone possibilità di qualificarsi direttamente.

Ian Poulter è stato uno dei due soli giocatori a chiudere i gironi del WGC con tre vittorie su tre, e sebbene abbia perso poi agli ottavi di finale, ha dimostrato di poter essere ancora un’arma vincente in match-play.

Hatton e McIlroy saranno quasi certamente nel team europeo ma al momento stanno faticando e non poco.

Robert MacIntyre è arrivato sino agli ottavi al WGC-Match Play ma lo ha fatto vincendo solo una partita ed è stato prontamente mandato a casa con un perentorio 5 & 4 da Perez negli ottavi. Deve ancora dimostrare di poter competere in campi di livello mondiale ma sarà al via anche al Masters.

Bernd Wiesberger si è messo in ottima posizione in termini di punti grazie a un solido 2019 ma continua a scivolare in basso nella classifica mondiale e, quindi, in quella a punti per la Ryder.

Justin Rose ha sofferto un infortunio alla schiena e non gioca da quando si è ritirato dall’Arnold Palmer Invitational.

Henrik Stenson infine è in caduta libera, avendo mancato nove dei suoi ultimi 12 tagli ed è uscito dai primi 100 del World Ranking.

Stessa situazione per il nostro Francesco Molinari, l’eroe indiscusso di Parigi con i suoi cinque successi su altrettanbti incontri. Chicco è rientrato sul PGA Tour nel 2021 con tre ottimi Top 10 tra gennaio e febbraio (American Experss, Farmers Insurance Open e Genesis Invitational) ma poi ha subito due inattesi tagli a due tornei di peso quali l’Arnold Palmer Invitational (da lui vinto nel 2019) e nel The Players. Come Stenson è scivolato anche lui oltre la centesima posizione della classifica mondiale.

La stagione però entra ora nella sua fase più calda con tanti tornei di peso in programma. Il tempo e le possibilità di ribaltare l’attuale situazione per conquistarsi un posto a Whistling Straits c’è tutto.