Philipp E. Young si era appena laureato presso l’Insitute of Technology nel Massachusetts.

Stava giocando a golf come ogni week-end con un amico dentista, con il quale amava sfidarsi fino al tramonto. Proprio un corto putt, praticamente dato, sfiorò la buca e mandò su tutte le furie Philipp davanti all’amico sbigottito.

“Era dentro, impossibile” urlò Young, “credo che la mia pallina abbia qualche problema di bilanciamento, non posso averla colpita così male da vicino”.

Ovviamente l’amico dentista iniziò il tipico sfottò in club house e negli spogliatoi ma questa volta fu da stimolo per la creatività di Philipp Young.

“Puoi fare i raggi X nel tuo studio?” chiese Young. “Credo si debba studiare meglio l’interno delle palle da golf”.

Fu così che, i due, scoprirono in più marche di palle da golf una costruzione approssimativa ed un core (nucleo) completamente sbilanciato. Da quel momento in poi, Young fondò la TITLEIST che tutti consociamo.

Il nome, secondo la nostra ricerca in rete, deriva da titilst che dovrebbe significare “title holder” ossia “detentore del titolo”.

Young voleva detenere in effetti qualcosa di speciale, ossia diventare la palla #1 nel golf, come recita il claim che abbiamo imparato a conoscere in questi anni.

Fondata nel 1932, la Titleist iniziò la sua fortunata produzione che ebbe grande espansione già 3 anni dopo nel 1935. L’introduzione, nel 1948 della tecnologia Dynamite, fece raggiungere alla palla distanze mai considerate raggiungibili nel nostro sport.

Il resto è storia, dall’attrezzatura alla nascita dei putt Scotty Cameron che Tiger Woods ha portato alla ribalta.

Qualche volta basta avere un’idea, meglio se provenga da una necessità e con quel pizzico di rabbia agonistica che accende il fuoco delle grandi imprese.

Quale potrebbe essere un’invenzione sconvolgente nei prossimi anni nel golf?

 

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