Al PGA Championship di Kiawah Island lo scorso maggio Phil Mickelson si è presentato sul tee con quasi 51 primavere alle spalle e non vinceva sul PGA Tour da due anni. Tutti sappiamo com’è finita, con Lefty che ha scritto la storia del golf e dei major conquistando il suo sesto Slam in carriera sul campo più lungo (7.200 metri) che abbia mai ospitato uno dei quattro grandi tornei del golf mondiale, l’Ocean Course.

“È incredibile – ha commentato il numero 1 del mondo Jon Rahm, che ha 26 anni è finalmente entrato anche lui nel club dei major winner con il successo allo U.S. Open -. Phil ha lo stesso entusiasmo che ho io con 26 anni. È sul Tour praticamente da quando sono nato… Mantenere questa volontà e determinazione di continuare a gareggiare e allenarsi per così tanto tempo è davvero ammirevole”.

Bernhard Langer conosce bene cosa significa essere un vincente dopo i 50: il campione tedesco ha vinto ben 41 titoli da quando gioca sul PGA Tour Champions, il circuito statunitense riservato ai pro senior, e nel 2020 è diventato il giocatore più anziano a passare il taglio al Masters all’età di 63 anni.

“Erano 10/12 anni che dicevo che un giocatore Over 50 poteva vincere tranquillamente un major – ha affermato Langer -. Ogni settimana osservo il livello dei miei colleghi senior sul Tour e la cosa non mi sorprende. Mickelson ci è riuscito a 50 anni ma sono convinto che succederà di nuovo”.

Durante la settimana dello U.S. Open a Torrey Pines Mickelson ha compiuto 51 anni e mantiene una flessibilità davvero invidiabile, la chiave per cui ha ancora quest’anno una media di oltre 300 yard dal tee sul PGA Tour. Riesce ancora a girarsi completetamente nel backswing e la testa del suo bastone arriva a una velocità di 120 miglia all’ora nel momento dell’impatto con la palla.

Mickelson sta facendo di tutto per continuare la sua carriera ai massimi livelli. Mangia meno del solito, ha quasi eliminato la carne, opta per periodi di digiuno intermittente per ristabilire il suo sistema digestivo e predilige una speciale miscela di caffè etiope mescolato con olio di cocco.

Oltre a ciò Lefty ha iniziato a lavorare sul controllo della respirazione nella sua routine pre-tiro, per arrivare mentalmente al massimo a gioocare ogni colpo in gara. In driving range e in palestra Mickelson non ha poi paura di fare ricorso alle nuove tecnologie. Insieme con il suo coach Andrew Gilbert analizzano scientificamente ogni caratteristica dei suoi colpi. Con un gioco corto così affinato, Mickelson è sempre stato considerato un giocatore più di feeling che di metodo ma ora si può dire che sia entrambi.

“Il fatto è che sto lavorando molto di più di quanto abbia mai fatto prima d’ora – ha confidato Mickelson – che a Kiawah Island ha conquistato il suo sesto titolo major in carriera -. Ho dovuto lavorare di più fisicamente per essere in grado di allenarmi per tutto il tempo che volevo e ho dovuto farlo molto più duramente per essere in grado di mantenere la concentrazione per tutto il giro. Questa è stata certamente la sfida più grande degli ultimi anni. La mia voglia di giocare è la stessa: amo competere ai livelli. La convinzione di poterlo ancora fare bene mi ha convinto a lavorare di più. Non capivo perché non si potesse realizzare ma in fondo bastava solo un po’ più di impegno rispetto a quando ero più giovane”.

Nonostante il caffè etiope, la chiave della longevità di Mickelson è più semplice: un duro lavoro, attenzione ai minimi dettagli, alla routine e alla disciplina.

“Ci sono molte cose che devono essere messe insieme per vincere sul PGA Tour oggi – conferma Bernhard Langer, ambasciatore da ormai molti anni di Mercedes-Benz -. Devi essere in forma e in salute per poter swingare il bastone come vuoi, devi essere determinato e devi praticare ogni aspetto del gioco. Hai bisogno di una buona tecnica, devi resistere alla pressione a cui siamo sottoposti, devi saper giocare colpi da ogni tipo di lie, avere il massimo controllo di quelli dal bunker e hai bisogno di approcciare e puttare molto bene. Devi anche saper controllare al massimo le tue emozioni. Sonoo davvero tanti gli aspetti da considerare per arrivare al successo e soprattutto per ripetersi a grandi livelli”.

Steve Loy conosce Mickelson meglio di molti altri, è stato il suo ex allenatore, poi caddie, e infine business manager per lungo tempo del mancino americano.

“Phil pensa di avere di nuovo 25 anni – ha detto Loy scherzando a Kiawah Island -. Nel senso che vive in modo più sano di quanto non abbia mai fatto in vita sua. Penso che vincerà altre cinque volte, forse addirittura dieci. Non puoi dirgli “no”. Ogni volta che provo a dirgli che il tempo passa per chiunque lui mi risponde che non vuole sentire scuse…”.

Mickelson ha aggiunto: “Non c’è motivo per cui il golf non possa essere giocato tutta la vita. Se ti prendi cura del tuo corpo e lo fai nel modo giusto, e ora è molto più semplice farlo con le tecnologie disponibili, puoi trovare il modo giusto per farlo funzionare bene e continuare a farlo per il resto dei tuoi giorni. Spero che questo ispiri molti appassionati a dedicarsi un po’ di più al lavoro extra, perché non c’è motivo per cui non si possa raggiungere i propri obiettivi anche in ​​età avanzata. Ci vuole solo un po’ più di lavoro, tutto qui”.

Ciò che campioni del calibro di Phil Mickelson e Bernhard Langer hanno ottenuto e stanno ottenendo nelle loro rispettive carriere dovrebbe essere fonte di ispirazione per tutti, non solo per gli altri giocatori del Tour o per gli amateur di mezza età ma per tutte le persone che raggiungono o superano la soglia dei 50 anni.

Mickelson e Langer hanno dimostrato che c’è ancora tempo per alzare l’asticella e per trasformare in realtà le proprie ambizioni personali, a qualsiasi livello di gioco si parli.

I vincitori più anziani nella storia del golf in un major

1. Phil Mickelson – PGA Championship 2021 – 50 anni, 11 mesi
2. Julius Boros – PGA Championship 1968 – 48 anni, 4 mesi
3. Old Tom Morris – Open Championship 1867 – 46 anni, 3 mesi
4. Jack Nicklaus – Masters 1986 – 46 anni, 2 mesi
5. Jerry Barber – PGA Championship 1961 – 45 anni, 3 mesi
6. Hale Irwin – U.S. Open 1990 – 45 anni, 14 giorni