Quando Arnold Palmer morì nel 2016, all’età di 87 anni, non lasciò regole scritte su come diventare un giocare perfetto. Probabilmente è giusto così perché la sua vita e il suo gioco non potranno mai essere degnamente replicati da nessun altro.

Essere un protagonista nella storia del golf così amato e rispettato e con così tanta influenza, non è cosa da tutti.

Questo settimana, sul percorso dell’Arnold Palmer’s Bay Hill Club & Lodge di Orlando, si sta giocando in suo onore l’Arnold Palmer Invitational, uno dei tornei più prestigiosi del PGA Tour con montepremi stellare di 20 milioni di dollari.

In questa occasione vogliamo riassumere in un decalogo gli insegnamenti tramandati da uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi.

Se da un lato “The King”– così degnamente soprannominato – non ha lasciato consigli tecnici in forma scritta, ha sicuramente segnato la memoria degli appassionati che hanno potuto assorbire tramite il suo gioco i benefici del golf, dentro e fuori dal campo.

Le 10 regole

1: Inventa un sistema e fallo tuo

Palmer pensava che, una volta appresi i fondamenti, un sistema potesse essere insegnato solo parzialmente. Questo va scoperto singolarmente da ogni giocatore.

2: Interpreta (vesti) sempre la parte

Il vincitore di sette major è stato un vero trendsetter. Negli anni ’70 era famoso per i suoi colletti a pipistrello sfoggiati sui green dei tornei professionistici e le lunghe abbottonature negli anni ’80. Pioniere assoluto delle camicie rosa, ogni settimana tirava fuori un nuovo paio di scarpe da golf. Palmer sosteneva: “Un uomo ben vestito dà l’impressione che le persone intorno a sé e la circostanza siano importanti.

3: Ricordati dei bambini

Il campione vincitore di quattro Masters era noto anche per la sua spiccata empatia e coinvolgimento nelle iniziative sociali, soprattutto se riguardavano i bambini. A lui si deve la costruzione di un ospedale pediatrico, l’Arnold Palmer Hospital for Children a Orlando.

4: Non smettere di camminare

Come le più grandi stelle del patrimonio golfistico, Arnold Palmer non sopportava l’idea di giocare un torneo muovendosi sul cart – Tiger Woods è un suo discepolo. Probabilmente non esiste un giocatore che abbia percorso più miglia su un campo da golf di Arnold. Un’ottima abitudine che gli ha permesso di arrivare a 87 anni con grande vitalità.

5: Il grip prima di tutto

Si dice che il Vardon Trophy, premio consegnato dal PGA al giocatore che ha ottenuto la media score più bassa della stagione, sia stato modellato sul calco del grip di Arnold Palmer. Anche se non ci sono fonti ufficiali, sappiamo per certo che la sua impugnatura è tutt’ora un modello perfetto per tutti i golfisti.

6: Colpisci forte

Palmer si è raramente risparmiato in termini di potenza. Memorabile il suo colpo allo U.S. Open del 1963, quando colpendo la palla da un tronco ha fatto volare schegge come fossero scintille!

7: Tutta una questione di driver

Nella buona e nella cattiva sorte, il gioco del campione di Latrobe era sposato con il driver. Chi dimentica la bomba erculea sulla prima buca par 4 di Cherry Hills che si concluse con la sua vittoria dello U.S. Open?

8: Accetta i misteri del nostro gioco

Anche Palmer ha sbagliato qualche colpo. Nel 1961 ha dovuto salutare la vittoria del Masters a causa di un doppio bogey alla 18.

9: Imitate i vostri eroi

Negli anni ’30 il modello a cui Arnold si ispirava era Byron Nelson. Quando lo incontrò per la prima volta la gentilezza di Nelson lo colpì ancor più che il suo gioco. Ai giorni nostri assistiamo a una generazione di professionisti del Tour, come Jordan Spieth o Rickie Fowler, che continuano a seguire le orme di Palmer.

10: Mettila in buca

Nel giro finale di Augusta nel 1960, ha ottenuto la sua seconda vittoria in carriera del primo major dell’anno con tre birdie strabilianti. Il suo motto? “Porta la palla in buca, qualunque cosa accada!”.