C’è un detto che cita: “Da grandi restiamo per molti aspetti quello che eravamo da bambini”.

E così è stato per Lavinia Biagiotti Cigna, Presidente e CEO di Biagiotti Group e padrona di casa del Marco Simone che fin da giovanissima ha condiviso con la propria famiglia la passione e l’amore per la moda, il golf e il desiderio di ricercare sempre l’impossibile.
Bene, oggi questo ”impossibile” è diventato realtà e tra pochi giorni sarà presentato al mondo intero. Un progetto personale diventato “Paese” grazie all’instancabile lavoro gomito a gomito con il Presidente della Federazione Italiana Golf, Franco Chimenti. Ora che il traguardo finale è dietro l’angolo e gli occhi del pianeta sono rivolti su Guidonia Montecelio, Lavinia Biagiotti racconta quanto questo lungo viaggio sia solo un punto di partenza e non di arrivo.

L’obiettivo è quello di portare il golf nelle case di tutti gli italiani, e far vivere l’esperienza della Ryder Cup come un’opportunità di crescita per Roma, per l’intero movimento golfistico italiano nonché volano per il turismo di tutta Italia.

La Ryder Cup è stato un lungo ed entusiasmante percorso nato dieci anni fa. Da dove siete partiti e dove siete arrivati oggi, alla vigilia di questo immancabile appuntamento?

La Ryder Cup al Marco Simone è uno straordinario “Progetto-Paese”. Tutto cominciò quando i miei genitori, Laura Biagiotti e Gianni Cigna, con straordinaria visione decisero di trasformare 150 ettari di campagna incontaminata intorno al castello di Marco Simone in un campo da golf all’avanguardia, che potesse ospitare grandi manifestazioni internazionali. Erano i primi anni 90 e nacque un campo straordinario che accolse l’Open d’Italia nel 1994. Molti anni dopo, nel 2014, ho deciso di immaginare un nuovo sviluppo per il Marco Simone nello stesso momento in cui il visionario Presidente della Federazione Italiana Golf, Franco Chimenti stava candidando l’Italia per ospitare la Ryder Cup. È iniziata così una grande avventura di sport e di impresa: abbiamo unito le forze e fatto vedere il meglio del nostro Paese fino ad ottenere l’assegnazione della Ryder Cup nel dicembre 2015. Da allora ho affrontato grandi sfide, progetti e investimenti perché il Marco Simone diventasse un punto di riferimento del golf a livello mondiale. Il campo rappresenta un’eccellenza straordinaria e un esempio virtuoso di rispetto del territorio e di sostenibilità. Abbiamo dato vita a una scuola giovani che ci ha portato a conseguire grandi risultati a livello nazionale e internazionale, fino al premio del “Seminatore d’Oro”. Il nostro motto è “Playing the future” e ci fa vivere il golf e l’impresa come un progetto costantemente rivolto al futuro, ai giovani e all’innovazione. 

Quali sono stati i passaggi fondamentali di questo cammino e qual è l’obiettivo finale?

Da subito l’idea è stata quella di trasformare il golf da uno sport individuale a una esperienza condivisa. La Ryder Cup è infatti una grande vittoria per il golf italiano e una grande opportunità per il Paese arrivata con un enorme lavoro di squadra che ha coinvolto la FIG, il CONI, le istituzioni, il Comitato Organizzatore e i numerosi team. Il nostro obiettivo era di trasformare il Marco Simone in una struttura adatta a ospitare la terza manifestazione sportiva più importante al mondo ma, soprattutto, in una destinazione di sport, cultura, natura e benessere altamente innovativa realizzata nel segno della sostenibilità ambientale e del rispetto del territorio, creata per ospitare i campioni e al tempo stesso per far vivere il grande golf ai giocatori dilettanti. Con l’edizione di quest’anno l’Italia del golf parte dal Marco Simone per offrire a Roma, all’Italia e al mondo una Ryder Cup innovativa, visionaria, appassionante e direi epica. Una grande lezione di coesione, di gioia e di organizzazione. La Ryder Cup al Marco Simone non è un punto di arrivo ma l’inizio di un nuovo straordinario viaggio.

Il legame che la sua famiglia ha con il Marco Simone è molto forte. Cosa è significato per la sua crescita personale e professionale vivere in un luogo simile?

Il golf è entrato nella mia vita fin da piccola visto che la mia famiglia ha realizzato questo campo alla fine degli anni ’80 quando ero una bambina. L’energia che si sente in questo posto arriva da secoli di storia. Nel campo da golf c’è una villa romana collegata a Villa Adriana, con mosaici policromi che abbiamo portato a nuova vita e, poco distante, il castello che mia madre Laura ha fatto risorgere da rudere che era. Qui ha soggiornato Galileo Galilei e noi abbiamo la responsabilità di averne cura perché è un luogo d’arte. Mi sento una staffettista nella lunga storia del castello. Qui c’è la casa degli amici e degli affetti ma è soprattutto un luogo rivolto al futuro. Il Marco Simone Golf & Country Club è un sogno tinto di verde dove giocatori professionisti, amanti del golf e principianti possono giocare a golf 52 settimane all’anno vivendo un’esperienza unica e memorabile. Un luogo storico e ‘colto’, privato e internazionale, in mezzo a cultura e natura, un binomio che da sempre è il nostro “brand” e che rappresenta l’eccellenza italiana.

Moda e sport, due mondi quindi non così lontani…

Esattamente, mi piace dire che la mia vita è divisa tra due golf, quello di cashmere e quello di erba verde. Penso che moda e sport viaggino sugli stessi binari e infatti nel 2000 siamo stati la prima azienda di moda al mondo a portare in passerella gli sportivi. In quel caso si trattava degli atleti che avevano partecipato alle Olimpiadi di Sydney e la CNN ci dedicò l’apertura del servizio sulla Fashion Week. 

Francesco Molinari è stato vostro ambassador e avete in questi anni lanciato una linea di profumi dedicata al nostro mondo, Green Swing. Per la Ryder presenterete una collezione speciale di fragranze?

Abbiamo creato una fragranza dedicata al mondo verde Laura Biagiotti Roma Uomo Green Swing, la nuova frontiera dell’eleganza maschile. Il classico Roma uomo, lo storico profumo che dal 1992 è il sigillo olfattivo dello stile Biagiotti “for men”, si unisce al mondo del golf in una variante dal cuore verde e si fa interprete della cifra green distintiva del brand. In occasione della Ryder  Cup al Marco Simone i profumi Roma, Roma Uomo e Green Swing si vestono con uno packaging celebrativo.

Sua madre le ha lasciato in eredità un brand di fama mondiale e un sogno diventato realtà, la Ryder Cup. Come ha vissuto questo passaggio e quanto ha impattato nella sua vita il progetto Ryder? 

La Ryder Cup è per me un grande impegno ma anche un coraggioso progetto di rinascita. Momenti di grande soddisfazione si sono alternati ad altri durissimi: l’improvvisa perdita di mia madre Laura nel 2017, poi la pandemia, il cambio di data dal 2022 al 2023, una strada che è diventata sempre più in salita. Ma le difficoltà e i momenti complicati, una volta superati, restano sullo sfondo, un background di esperienza in più. Quello che conta ora è che alla legacy di mio padre stigmatizzata nel motto  “It can be done” posso orgogliosamente rispondere “It is done” e lui, insieme a mia madre, ne sarebbero fieri.

Ormai tutto è pronto per ospitare l’evento. Qual è l’aspetto che la rende più orgogliosa? 

Il fatto che la gente ha capito la portata di quello che andremo ad ospitare e quanto questa manifestazione sarà di beneficio a tutto il Paese, non solo al movimento golfistico. Riusciremo ad offrire a giocatori e al pubblico un’edizione da ricordare, un’esperienza unica, una chiave di rilancio per Roma e per l’Italia.  

Lavinia Biagiotti Cigna insieme alla madre Laura, mancata nel 2017, Franco Chimenti e Keith Pelley

Quale impatto avrà a suo avviso l’evento sull’Italia e sulla città di Roma?

La Ryder Cup pone l’Italia tra le mete più ambite da parte di tutti i golfisti del mondo, in particolare i giocatori che vengono dal Nord America, dall’Europa e dalla Corea. Mia madre è stata la prima a portare la bellezza italiana nel mondo con la prima sfilata di moda italiana in Cina nel 1988. Ora io ho immaginato il “viaggio di ritorno”: portare il mondo qui, al Marco Simone, nella nostra amata Roma, in una nuova “Grande Bellezza Green”.