Una volta lo chiamavano ‘Mr Major’, e francamente il soprannome gli calzava a pennello. Tra il 2017 e il 2019 Brooks Koepka è stato l’asso pigliatutto o quasi dei tornei del Grande Slam.

Da Erin Hills, sede del suo primo successo in uno Slam, lo U.S. Open 2017, Big Jim Koepka ha lasciato poco o nulla ai suoi avversari nei grandi tornei, sebbene i problemi fisici non lo abbiamo mai lasciato del tutto tranquillo.

Alla fine del 2017 fu sottoposto a un’intervento al polso che poi lo costrinse a rinunciare al Masters 2018. Due mesi dopo l’Augusta parduto però si riconferma campione allo U.S. Open nel terribile scenario di Shinnecock Hills, uno dei campi più difficili tra quelli sede del major americano più antico.

Era dal 1989 e da Curtis Strange che nessuno riusciva a ripetersi l’anno successivo allo U.S Open. Ad agosto altro acuto, questa volta nel PGA Championship a Bellerive. L’ultimo a riuscire nell’accoppiata U.S. Open-PGA era stato nientemeno Tiger Woods nel 2000. Poi il successo nella CJ Cup a ottobre dello stesso anno lo porta dritto dritto al numero 1 del World Ranking per la prima volta.

Nel 2019 la musica non cambia: porta a casa il secondo PGA Championship consecutivo a Bethpage Park. Le statistiche sono impressionanti: sino al 2019 Koepka aveva il 92% di tagli passati nei major giocati (22 su 24) e là dove non si era imposto era arrivato spesso a un soffio dal farlo.

Nel 2019 chiude al secondo posto dietro a Tiger Woods il Masters, stesso risultato allo U.S. Open a Pebble Beach e quarto all’Open Campionship a Royal Portrush. Ma proprio la fine del 2019 coincide con l’inizio del suo calvario di infortuni: rinuncia alla Presidents Cup per i dolori al ginocchio sinistro e nel 2020, afflitto da dolori all’anca e al ginocchio per la maggior parte della stagione, dà forfait prima dei playoff della FedEx Cup.

A febbraio di quest’anno l’ennesima rinascita, con il successo in rimonta nel Waste Management Phoenix Open al TPC Scottsdale in Arizona, il suo secondo titolo nel torneo dopo quello del 2015.

Domenica scorsa è stato uno dei primi giocatori a presentasi all’Augusta National in campo pratica. Il ginocchio ballerino lo ha costretto a rinunciare quest’anno a Players e Honda Classic e l’ultima sua apparizione risale al 28 febbraio nel WGC-Workday Championship, chiuso al secondo posto dietro a Collin Morikawa.

A soli 30 anni Koepka vanta una lista di infortuni ormai più lunga delle sue vittorie: il 16 marzo in California l’ultimo intervento, questa volta al ginocchio destro.

Ha dominato la scena prima dell’esplosione del fenomeno DeChambeau e ora cerca certezze in quel major che più volte ha sfiorato. Ma quello che preoccupa resta la tenuta delle articolazioni del suo straripante fisico, sottoposte a un’enorme stress causato dal suo swing iper potente.

Nelle prime uscite per testare le buche dell’Augusta National koepka è subito apparso in difficoltà nel momento di piegarsi per studiare in green le linee dei suoi putt, utilizzando una tecnica anomala, quella di accovacciarsi mantenendo la gamba destra distesa, per evitare ulteriori sforzi al ginocchio fresco di intervento.

“Non posso chinarmi, il mio ginocchio destro al momento non si piega. Se lo facessi caricherei la rotula di uno stress eccessivo con grandi rischi. Non ho molto movimento, posso portarlo a circa 90 gradi e questo è tutto. Nel putt sarò un po’ goffo questa settimana, ma cosa posso farci?”.

Del resto a un Masters, quello del 2018, fu già costretto a rinunciarci nel pieno del suo boom agonistico. Perdersene un’altro oggi sarebbe troppo persino per chi ha già quattro major in bacheca, ma una Giacca Verde la infilerebbe nell’armadio anche con una gamba sola.