Qualche mese fa la PGA of America ha annunciato il via libera nell’utilizzo dei telemetri e gps da parte dei professionisti nei tornei organizzati dall’associazione.

Si partirà proprio dalla vetrina più importante, quella del PGA Championship del 20-23 maggio a Kiawah Island, di fatto una vera e propria svolta epocale per il golf professionistico.

La decisione della PGA of America non sembra essere un semplice esperimento ma ha l’aria di essere una scelta definitiva. Ora bisognerà vedere se il PGA Tour, che organizza la stragrande maggioranza dei tornei del massimo circuito statunitense, alzerà o meno bandiera verde, creando in questo modo un effetto a catena a livello mondiale, a partire dall’European Tour.

Ma non tutti i protagonisti sul campo si sono schierati a favore della storica decisione, anzi.  Primo su tutti Justin Thomas, numero 2 del World Ranking che il PGA Championship lo vinse nel 2017 proprio sul percorso dove questa settimana si gioca il Waste Management Open, Quail Hollow. Il 28enne talento americano ha dichiarato apertamente di essere contrario all’avvento dei telemetri.

Il ritmo di gioco: un problema da risolvere

La decisione della PGA of America sarebbe stata presa nel tentativo di accelerare il ritmo di gioco nelle gare professionistiche, sotto accusa ormai da tempo. “Penso di aver chiarito la mia posizione in modo molto chiaro – ha detto Justin Thomas -.

Sono fortemente in disaccordo. Non credo che l’utilizzo dei range finder possa accelerare il ritmo di gioco, a meno che uno non abbia un colpo particolare da effettuare da una posizione anomala, come da una buca all’altra, in cui di solito si perde parecchio tempo per misurare la distanza corretta al green e agli ostacoli”.

Oltre che al PGA Championship di Kiawah Island, l’uso dei telemetri in gara sarà permesso quest’anno anche in altri due major, il KPMG Women’s PGA Championship e il Kitchenaid Senior PGA Championship, tornei dello Slam ripettivamente del circuito femminile e Over 50.

La figura del caddie

Thomas ha inoltre dichiarato che consentire l’uso di tali dispositivi in gara creerebbe un serio problema di convivenza con la figura del caddie, da sempre parte integrante del gioco professionistico.

“In questo modo il ruolo del caddie perderebbe di significato e in più si azzererebbe il vantaggio di averne scelto uno in gamba, quello capace di misurare perfettamente il campo centimetro per centimetro. Che senso avrebbe averli al tuo lato solo per portarti la sacca?

Il caddie è il tuo primo consigliere, una figura chiave per noi professionisti, un compagno di team, uno stratega, non solo una persona che ti dà in mano il bastone e ti fornisce freddi numeri prima di ogni colpo.

Tra la mappetta del campo, quella dei green e i telemetri, tecnicamente non avresti più bisogno di vedere prima il percorso o di fare un giro di pratica. Puoi presentarti sul tee della 1 e sapere già esattamente le pendenze di ogni green o che ferro usare da ogni punto del percorso perchè puoi misurare il tutto con il telemetro. Si perderebbe una parte affascinante del gioco del golf”.