Il mese di settembre ha un sapore particolarmente dolce per John Catlin, che nel giro di tre settimane è riuscito a vincere due volte sull’European Tour.
Il 6 settembre ha fatto suo l’Andalucia Valderrama Masters e il 26 ha concesso il bis nel Dubai Duty Free Irish Open.
In tempi di lockdown e restrizioni, grazie a Zoom, abbiamo raggiunto l’americano nella sua casa a Sacramento dove ci ha raccontato la sua vita, i suoi sogni nel cassetto e un irrefrenabile desiderio di conoscere e giocare prima o poi con il suo idolo di sempre: Tiger Woods.

Hai sempre voluto fare il professionista di golf?
Assolutamente sì. All’età di 10 anni vidi un torneo in televisione con Tiger Woods e rimasi letteralmente folgorato da lui. Ricordo benissimo che mi voltai verso mio padre e gli dissi che da grande sarei diventato un professionista di golf. Devo ringraziare Tiger per questo. Come me, tantissimi ragazzini hanno intrapreso questa vita emulando il loro grande idolo.

Oltre a Tiger chi ti ha fatto scoprire l’amore per questo sport?
Mio padre e mio fratello maggiore mi portarono in campo da piccolissimo vicino a casa nostra in California, a Sacramento. Ricordo che mi affascinò il rumore dell’impatto del driver con la pallina. Da quel giorno non smisi un attimo di giocare con loro. Il bello del golf è anche questo: ti dà la possibilità di trascorrere del tempo con le persone che ami a contatto con la natura. E tutto ciò è impagabile.

Da quanti anni giochi Srixon?
Sono ormai sei anni.

Cosa rende Srixon così performante?
È una società solida che ogni anno cerca di migliorare e aiutare i tanti giocatori professionisti e amateur, indipendentemente dal livello di gioco. Personalmente, credo che la pallina Srixon sia assolutamente perfetta. Non a caso il brand uno tra i leader mondiali nella tecnologia e nell’innovazione delle palline da golf. Risponde esattamente a tutte le qualità che cerco: velocità, lunghezza e controllo sul green.

Quest’anno così difficile e diverso dal solito è stato per te molto positivo con due vittorie sull’European Tour. Cosa ti ha fatto fare il salto di qualità?
Non credo che si possa riassumere tutto in un unico motivo. È stato un insieme di fattori che mi hanno portato a prendere più consapevolezza del mio gioco. Sicuramente aver giocato sul Tour maggiore europeo per tutta la stagione 2019 mi ha aiutato. Ho preso dimestichezza con i campi, con la routine quotidiana e con i continui spostamenti. Prima di allora non sapevo cosa aspettarmi. Non è facile per un ragazzo essere catapultato in mondo che va a 300 chilometri all’ora. Restare aggrappati alla giostra richiede moltissima fiducia in se stessi e grande capacità di adattamento. Tutto questo, sommato a un duro lavoro e a una buona preparazione fisica, mi hanno portato alla vittoria nei due tornei disputati a settembre scorso.

Qual è il torneo che sogni di vincere?
Senza alcun dubbio il Masters. Per me è la gara per eccellenza, ha intrinseco qualcosa di magico che non so spiegare a parole. Essere ad Augusta rappresenterebbe il sogno di una vita e prima o poi varcherò i cancelli e percorrerò la Magnolia Lane.

Hai seguito il Masters in tv?
Assolutamente sì. Non ho perso un’edizione da quando ne ho memoria. Non ho mai giocato ad Augusta ma quel percorso è come se lo conoscessi da sempre.

Quali sono i prossimi obiettivi per il 2021?
Finire bene questa stagione sull’European Tour con l’ultimo appuntamento a Dubai e conquistare la carta per il PGA Tour.
Entrambi i circuiti ti offrono ottime opportunità di crescita e di carriera ma il mio sogno più grande, da americano (scusa il gioco di parole), è giocare in America.

Da giovane professionista dell’European Tour, come si potrebbe rendere il golf molto più attraente per le nuove generazioni?
Bella domanda. Il segreto credo stia nella percezione che si ha di questo sport. Da americano ti dico che negli Stati Uniti ormai il golf è sdoganato. Tutti giocano a golf indipendentemente dalle classi sociali. Giocando in Europa ho toccato con mano il gap che c’è tra i due mondi. Il golf è percepito ancora come uno sport per persone anziane e, soprattutto, con tempi di attesa lunghissimi. Rendere questo sport già più veloce sicuramente aiuterebbe. Io stesso guardando il golf in TV mi annoio per la lentezza di alcuni miei colleghi. Figurarsi i ragazzini di 20 anni…

Mi hai raccontato il sogno di Augusta. Un altro sogno nel cassetto?
Beh che dire, l’anno prossimo si giocherà la Ryder Cup in America a Whistling Straits e far parte della squadra a stelle e strisce non mi dispiacerebbe affatto.

Con chi ti piacerebbe giocare la 4 palle del mattino?
(Ride) Se ti dicessi Tiger Woods punterei troppo in alto? Probabilmente non alzerei palla dall’emozione e farei una pessima figura ma avrei il sorriso stampato in volto dalla 1 alla 18!

Hai sempre parlato di Tiger ma cosa mi dici dei giocatori europei? Anzi, entriamo più nel dettaglio, con quali italiani hai più confidenza?
Edoardo Molinari è un ottimo ragazzo e un grade giocatore dal quale si può imparare molto. Ma la passione che ho trovato in Guido Migliozzi è una dote rara. Non è solo bravo giocare a golf, nei suoi occhi è ben evidente l’amore profondo e incondizionato che nutre per questo sport.

Grazie mille John per la tua sincerità. Non mi resta che augurarti un super in bocca al lupo e un arrivederci alla Ryder Cup di Roma 2023…
Contaci, ci sarò!