Jessica e Nelly Korda possono essere difficili da distinguere sul campo da golf. Entrambe alte un metro e ottanta e con due swing molto simili.

Non c’è da stupirsi se in occasione della Solheim Cup 2019 a Gleneagles, durante i foursome e le 4 palle del mattino, fosse difficile individuare chi fosse chi, soprattutto con le divise uguali.

Sebbene il team USA abbia perso quell’edizione, le sorelle Korda, accoppiate insieme, non hanno mai terminato il proprio match oltre la 14esima buca.

Due vere leonesse bionde che hanno negli occhi l’ardente fuoco della passione per questo sport. 

Jess, 27 anni, e Nelly, 22, sono a proprio agio l’una con l’altra e fanno parte di una delle famiglie più atletiche d’America.

Due genitori e un fratello campioni di tennis e un’adolescenza sempre all’aria aperta provando più sport e attività possibili fino a scoprire l’amore profondo per il golf.

Le sorelle Korda raccontano di come tra fratelli ci si sostenga a vicenda, dei consigli che ricevono dai loro genitori e di com’è giocare sull’LPGA Tour con la persona più importante della propria vita.

Una famiglia di super sportivi, perché avete scelto proprio il golf? 

 Nelly: È stato amore a prima vista nonostante la disapprovazione iniziale di nostro padre che vedeva il golf come uno sport da pensionati. Poi, seguendo un torneo professionistico, si è reso conto del lavoro che c’è dietro un semplice swing e ha radicalmente cambiato idea. Se oggi gioco a golf lo devo a mio padre ma soprattutto a Jess.

 Jess: Papà si è avvicinato al golf finita la carriera da tennista, portandoci a giocare con lui in un campo pubblico in Repubblica Ceca. 

Un semplice passatempo si è trasformato in una passione infinita. Trascorrevo le mie giornate ad allenarmi e Nelly, che ha cinque anni meno di me, fu in qualche modo costretta a seguirmi perché non potevo certo lasciarla in casa da sola. Così la trascinavo in campo pratica e, inevitabilmente, ha iniziato anche lei a swingare. 

Intanto che voi sorelle vi dedicavate al golf, vostro fratello minore sceglieva il tennis. Com’è stato vederlo all’Open di Francia quest’anno mentre giocava contro Nadal?

 Jess: Stressante. Abbiamo fatto di tutto per cambiare orario del nostro giro di prova campo allo ShopRite, in America, così da riuscire a seguirlo almeno in tivù. Abbiamo scritto alle altre proette e al comitato dell’LPGA perché ovviamente le regole anti Covid sono molto rigide sul circuito. Venerdì, quando ha vinto il suo turno da grande campione, ho dovuto bere una camomilla prima di iniziare il mio secondo giro. 

 Nelly: Che stress quella settimana, come dimenticarla! Domenica contro Nadal credo di aver avuto il battito cardiaco accelerato per tutto il giorno, nemmeno in Solheim Cup ero così agitata. Il bello di essere fratelli così uniti è anche questo: avere la tachicardia costante gli uni per gli altri.

Come riuscite a bilanciare l’essere sorelle e, nello stesso tempo, essere rivali in campo? 

 Jess: Alla gente piace metterci l’una contro l’altra, suscitare una reazione e farci litigare ma continuiamo a deludere tutti. 

 Nelly: I nostri genitori ci hanno sempre detto che prima di tutto si gioca contro il campo. Ovviamente ci sono spesso scommesse su chi giocherà meglio ma anche se la competitività fa parte di noi e scendiamo in campo per vincere, vogliamo il bene reciproco e il successo di Jess sarà sempre anche il mio.

Che insegnamenti vi hanno trasmesso i vostri genitori?

 Jess: Non si parla tanto del gesto tecnico quanto dell’aspetto mentale. Ci aiutano a mantenere la concentrazione e puntare all’obiettivo. Se non si raggiunge pazienza, ci si riproverà la prossima volta, ma l’importante è dare tutto il possibile per riuscirci.

 Nelly: Cercano sempre di trovare la chiave giusta per spronarci e migliorarci. “Perfetto” e “sport” sono parole che non devono mai essere accoppiate perché così facendo non si progredisce e ci si accontenta di quello che si è ottenuto.

 Nelly, quale parte del gioco di Jess ammiri di più?

 Senza dubbio il putt, nessuna è meglio di lei. Quando dovevamo decidere chi avrebbe giocato più secondi colpi e chi puttato durante i match in Solheim Cup non ho avuto incertezze e, alla fine, ho avuto ragione. 

Ora però Jess svelaci il tuo segreto…

 Sembrerà banale ma la chiave di tutto è il ritmo. C’è chi colpisce la pallina troppo forte, chi troppo dolcemente ma così facendo la palla in buca non ci finirà mai. Il movimento deve essere un pendolo e le braccia devono oscillare avanti e indietro alla stessa lunghezza e alla stessa velocità. Mantenere la lunghezza e il ritmo costanti rende il controllo della distanza molto più semplice.

Si dice che sbagliando si impara. Qual è stato un errore che non rifarete più?

 Jess: Questa è facile, sbagliare a prenotare i voli aerei. Avevamo un torneo a Fayetteville, in Arkansas e ho prenotato un volo per Fayetteville, sì ma nella Carolina del Nord. E comunque non solo l’unica qui a combinare disastri. Io almeno le macchine a noleggio mi ricordo di prenotarle…

 Nelly: (Ride) Ha ragione, più di una volta mi sono resa conto di non aver prenotato la macchina solamente al momento dell’atterraggio. 

Siete due ragazze molto atletiche. Quanto conta la preparazione fisica nel golf?

 Jess: Moltissimo. Io personalmente lavoro con il mio preparatore Kolby (“K-Wayne” Tullier) e il nostro obiettivo è quello di prevenire gli infortuni. Ho appena 27 anni, sono giovane ma gioco a golf dall’età di cinque anni e a lungo andare la mia schiena ne risente. Bisogna sempre mantenere un allenamento costante e fare molto stretching per rimanere in salute, mangiando sano.

 Nelly: Esatto. Non bisogna fare palestra per aumentare la massa corporea. Non siamo tutti dei Bryson DeChambeau e penso che 20 chili in più non mi starebbero bene addosso! Scherzi a parte, siamo atlete, siamo sempre in viaggio e restiamo lontano da casa anche per tre o quattro settimane. È fondamentale quindi mantenere l’elasticità muscolare limitando gli infortuni.

Quanto è importante la classifica mondiale? Che cosa significherebbe essere le prossime numero uno? 

 Jess: La soddisfazione più grande è ottenere dei risultati dopo tutti i sacrifici e gli allenamenti ai quali ci sottoponiamo. Per me l’obiettivo più grande è giocare bene i major e vincerli. Tutto il resto, le classifiche, i soldi e la fama passano in secondo piano. 

 Nelly: Dà prestigio essere la numero uno del mondo ma le classifiche vanno e vengono. Un giorno sei al primo posto e nella gara successiva perdi punti. Io gioco a golf per essere la migliore ma essere lodata e decantata per il primo posto nel World Ranking non è la mia priorità.

Com’è stato vivere sul LPGA Tour in quest’anno così particolare?

 Jess: Non è stato facile, ci si sente molto sole e isolate dal mondo. Le regole sono giustamente molto rigide. Non si può far niente, non puoi andare al ristorante o cenare con gli amici. Non abbiamo nemmeno gli spogliatoi e bisogna cercare luoghi improvvisati per fare stretching. Ma non avere un fisioterapista che ti possa seguire con costanza e regolarità è stata la parte più dura.

 Nelly: Si hanno solo 15 minuti con il fisioterapista. Non puoi aggiustare niente in così poco tempo. Ma nonostante questo, siamo molto fortunate rispetto alle nostre college sul Tour perché spesso un abbraccio tra sorelle è un regalo e un bene prezioso.