Febbraio e marzo sono i mesi in cui tu, caro golfista seriale, inizi a programmare la stagione agonistica.

Uscito dal letargo invernale, magari con qualche chilo di troppo, non vedi l’ora di rimettere in sento il tuo swing, il tuo fisico e magari anche la tua attrezzatura.

Il risveglio dal generale inverno combacia (sarà un caso?) con la presentazione da parte di tutti i brand che producono bastoni, attrezzatura, abbigliamento ed ogni accessorio possibile.

A fare da palcoscenico è il PGA Show di Orlando, in Florida, una fiera che farebbe venire voglia di comprare anche al più tirchio dei golfisti.

Le novità sono sempre tante, sia nei contenuti che nella presentazione. Ricordo ancora quando venne usato un carro armato per il lancio del nuovo putter “Tank” di Odyssey.

Di pari passo con le nuove uscite arrivano anche le voglie, i dubbi, i commenti e le scuse per fare il nuovo acquisto.

Il golf è forse l’unico sport in cui l’attrezzatura continua a evolversi ogni anno, dando sempre più la possibilità ai giocatori di acquistare distanza, precisione ma soprattutto a ottenere il massimo del risultato con il minimo sforzo.

Premetto che nessun bastone o pallina dovrebbe mai sostituire il lavoro del maestro.

Così come l’aspetto di preparazione atletica, mentale e nutrizionale vanno soltanto a migliorare (e di molto) le performance di ogni singolo giocatore, a prescindere dal livello.

Anche in questo caso il golfista si divide in tre categorie:

1) Quello che, spinto dalla compulsività e dalla voglia di essere il primo, spende e molto spesso butta via soldi solo per poter far pace con il proprio ego, trovando quindi un pretesto per giocare o per sbattere in faccia al compagno di gioco l’ultima “arma letale”. La scelta ricade quasi sempre sul driver (simbolo di mascolinità), spesso troppo duro e con pochi gradi di loft. Diventa quindi più importante avere un bastone simile a quelli del Tour che il risultato che poi si ottiene al tee della buca 1: acqua a destra!

2) Il prototipo di questa categoria affronta l’acquisto in maniera intelligente, magari affidandosi ad un club fitter, per avere così un attrezzo che sia modellato per le sue caratteristiche fisiche e di gioco.

3) Sono quelli che proprio non ne vogliono sapere di andare a mettere in discussione la propria sacca ormai vintage, sostenendo che tanto non serve a nulla ed è solo uno spreco di soldi. Un po’ come fare lezione e dare quindi soldi a un maestro che terrà sempre per lui il segreto di come risolvere definitivamente il suo problema. In questa maniera, secondo questa categoria di golfisti, uno sarebbe costretto a fare lezione a vita.

Avendo un club fitter a Terre dei Consoli, Andrea Pacelli, mi capita spesso di condividere con lui l’attrezzatura dei nostri abbonati e di quelli che vengono in pellegrinaggio per cambiare (finalmente) ciò che resta dei loro grip.

Bastoni degli anni ’90, legni con shaft in acciaio o se in grafite ovviamente stiff.

Il problema è che a tirarli sono sempre persone over 60, non certo con la fisicità di CR7.

Soltanto dopo una sessione di fitting e con dati alla mano si convincono che aumentare i gradi di un driver portandoli a 11 e mettere una canna light da 50 grammi aumenta non solo in maniera importante la distanza ma arrivano a fine pratica o dopo le 18 buche senza alcun dolore alla schiena, avendo così la capacita di tirare il drive della prima buca con la stessa forza ed energia dell’ultima.

Insomma, la tecnologia aiuta e di molto e vi consiglio di investire in una seduta completa che vi possa far avere così dei bastoni su misura.

Meditate gente, meditate …