Il conto alla rovescia è terminato, il 2023 è ormai alle porte. Inutile ricordare che quello che ci attende sarà l’anno più importante nella storia del nostro sport. La prima attesissima Ryder Cup italiana si giocherà soltanto a fine settembre al Marco Simone ma il nostro Paese sarà fin dai primi mesi al centro dell’attenzione golfistica mondiale. Anzi, lo è ormai già da qualche tempo. 

Intorno al nostro settore ci sono un fermento e un entusiasmo mai avvertiti prima d’ora. Veniamo da una stagione, il 2022, che ha fatto registrare un vero boom in termini di giri giocati e di incoming golfistico. Molte aziende che mai si erano avvicinate al golf stanno pianificando importanti e nuovi investimenti, tutti segnali inequivocabili che generano energia e positività. La parola d’ordine è quindi vietato fermarsi: è tempo di cogliere l’attimo, di sfruttare l’occasione di una vita per lanciare il nostro golf finalmente in una nuova dimensione. 

Un’occasione quella che oggi abbiamo tra le mani fortemente voluta da chi ha creduto fin dall’inizio e in prima persona che il nostro Paese potesse seriamente diventare un giorno l’ombelico del golf mondiale, il Presidente della Federgolf Franco Chimenti, ospitando il suo evento più prestigioso. Non potevamo quindi presentare il 2023 senza il grande artefice di questo successo tutto italiano e con lui aprire le porte di quello che abbiamo simbolicamente ribattezzato “Il Giubileo del Golf”.

Presidente, il 2023 sarà un anno storico per il golf azzurro. Come ci arriva il nostro movimento e quali sono le aspettative della Federazione Italiana Golf?

L’entusiasmo cresce ogni giorno che passa e ci si avvicina sempre più a questa storica stagione. I risultati cominciano ad essere in linea con quello che ci aspettavamo una volta superata la gravissima crisi determinata dal Covid. Siamo di fronte a numeri in sensibile aumento sia tra i giovani che tra gli adulti e si avvertono un’attenzione e un interesse verso il nostro sport mai percepiti prima da parte della popolazione italiana.

Nuove generazioni si stanno avvicinando, molte famiglie hanno iniziato a frequentare i nostri circoli e si ha una percezione finalmente diversa del golf. Dati molto importanti vengono anche dal numero delle persone coinvolte nel Progetto Ryder Cup che è stato ed è un successo indiscutibile, e che a fine dell’anno 2023 determinerà un cambio netto con il nostro passato.

In un momento non certo semplice per il nostro Paese la Federgolf non è stata certo a guardare correndo in aiuto dei circoli di golf con un’iniziativa unica nel suo genere, quella di creare un consorzio per contenere i prezzi dell’energia.

Abbiamo incontrato lo scorso 23 novembre al Castello Tolcinasco presidenti e direttori dei nostri club proponendo una soluzione per combattere tutti insieme gli esorbitanti rincari dovuti alla crisi energetica. È stato un successo straordinario vedere tanti rappresentanti dei nostri circoli aderire all’iniziativa e discutere tutti insieme appassionatamente su un tema così centrale per le loro attività.

Ho incontrato a seguito della nostra riunione a Tolcinasco anche alcuni presidenti di altre federazioni e mi hanno fatto i complimenti per quanto ho proposto al punto tale che vorrebbero replicare questa iniziativa anche loro. Dopo aver avuto il primo consenso a proseguire da parte dei circoli, abbiamo mandato a tutti una lettera di adesione al progetto del consorzio, primo passo per dare il via al tutto. È un’opportunità unica su un tema molto delicato e vitale per il futuro dei golf club del Paese, che sono l’anima del nostro movimento e vanno ovviamente preservati e tutelati.

Lei è stato a Dubai ad assistere al DP World Tour Championship, ultimo atto della stagione 2022 e ha incontrato i vertici del golf mondiale. Che percezione c’è oggi all’estero del nostro Paese golfisticamente?

L’ interesse nei confronti dell’Italia è spaventoso, siamo sotto i riflettori del mondo intero e lo siamo nella maniera corretta. La mia non è una semplice percezione ma una certezza assoluta. Gli sforzi fatti in questi anni per promuovere l’Italia e il nostro golf sono stati in parte attenuati dal Covid che ci ha obbligato inevitabilmente a un periodo di stop ma siamo comunque riusciti a fare un ottimo lavoro. Oggi i numeri ci danno ragione, la considerazione dell’Italia è cresciuta sensibilmente e i feedback ricevuti per l’organizzazione della Ryder Cup sono davvero ottimi.

Finita la sfida Europa-Stati Uniti al Marco Simone che ritorno si aspetta la FIG considerando l’enorme visibilità che avremo ospitando l’evento? Quali sono le mosse a suo avviso per cavalcare appieno il cosiddetto “Effetto Ryder”?

Dobbiamo coinvolgere i circoli fin da subito con iniziative speciali che li rendano partecipi al discorso della Ryder perché è dai circoli stessi che parte tutto. Dobbiamo con loro far sì che chi si avvicina al golf possa farlo all’inizio a costi contenuti, poi, una volta che si è appassionato, creare delle iniziative che lo fidelizzi definitivamente. Fin da quando sono presidente ho sempre detto che non dobbiamo portare la gente al golf ma il golf alla gente. Il prossimo anno si parlerà tanto del nostro sport e dobbiamo cogliere questa straordinaria opportunità tutti insieme per dare un futuro sempre più solido a tutti il movimento. 

Come è strutturata la collaborazione tra FIG e Ryder Cup Europe e quali lavori sono ancora previsti al Marco Simone prima dell’inizio della manifestazione?

La collaborazione con il Board della Ryder Cup europeo è sempre stato eccezionale fin dal primo giorno dell’assegnazione nel dicembre del 2015. Ho convinto personalmente Keith Pelley, CEO dell’European Tour, che una Nazione come la nostra, che ha nell’ospitalità uno dei suoi capisaldi, non poteva non avere questa manifestazione. Il campo è già completato e pronto ormai da due anni e ha tutte le caratteristiche richieste per assicurare un grande spettacolo. Verranno effettuati nei prossimi mesi piccoli interventi per prepararlo in modo più favorevole al nostro team, ma questi sono aspetti secondari che fanno parte del set-up del campo in vista della gara. C’è invece da curare tutta la parte esterna al circolo che affaccia su Guidonia e si interverrà in questo senso con piantumazioni e con strutture di contorno che saranno utilizzate dagli spettatori. Per la viabilità invece sono già partiti i lavori sulla Tiburtina, sulla Nomentana e su tutte le vie di accesso al Marco Simone. Sono state già concordate le aree di stazionamento dei numerosi pullman che porteranno gli spettatori ogni giorno al circolo e sono partiti i lavori sulla metropolitana, che avrà una fermata molto vicina al campo. 

Siamo certi che al momento dell’inizio della manifestazione tutto sarà perfettamente in ordine e pronto. Offriremo un evento che avrà sicuramente più successo di Parigi. Roma si presta molto di più turisticamente e per le sue uniche bellezze archeologiche, che non sono paragonabili con nessun’altra città al mondo.

Lei ha portato in Italia la Ryder, ha ancora un sogno nel cassetto?

Che la gente capisca appieno la portata di quello che andremo ad ospitare e quanto questo evento beneficerà tutto il Paese, non solo il movimento golfistico. Ed è quello che sta già avvenendo ora. Le cito un episodio: qualche settimana fa in Giunta al CONI ho fatto una relazione sulla Ryder Cup e ho parlato del suo indotto che, come sapete, genera cifre davvero considerevoli. Del resto stiamo parlando dell’evento più trasmesso al mondo dopo le Olimpiadi e il Mondiali di Calcio quindi di una visibilità planetaria, oltre alla presenza in quella sola settimana di più di 300mila persone. Sono convinto che supererà per risultati facilmente quelli ottenuti dai Mondiali in Qatar. Per essere chiari Roma quella settimana è già praticamente sold out a livello di alberghi, c’è già adesso un enorme fermento e una grandissima aspettativa sia da parte della città che degli stranieri in visita, tutti vogliono i biglietti, che sono andati letteralmente a ruba. Ci sono richieste enormi per poter assistere all’evento, sia dall’Italia che dall’estero, se si potessero vendere il doppio dei biglietti andrebbero polverizzati in un attimo. E manca ancora un anno.  

Da quando lei è Presidente il movimento golfistico italiano è cresciuto esponenzialmente e ha sfornato un enorme numero di talenti. Qual è il segreto di questo successo?  

Io sono un uomo di sport e ho sempre detto che la vocazione di una federazione è quella del conseguimento di un risultato sportivo. C’è poco da fare. 

Se poi noi ci dedichiamo anche a incrementare il turismo per risolvere altre problematiche sono aspetti che lo statuto non contempla ma che è giusto affrontare. Ma alla base dobbiamo ottenere grandi risultati e quelli non sono mai mancati, anzi, Francesco Molinari ne è l’esempio assoluto. Quest’anno poi abbiamo ottenuto risultati assoluti con i giovanissimi, che sono la nostra linfa e futuro. I ragazzi sono entrati addirittura nella storia visto che mai l’Italia si era imposta nel World Amateur Championship. 

E lo stesso Filippo Celli, che con Pietro Bovari e Marco Florioli ha sollevato l’Eisenhower Trophy, è stato campione europeo e ha vinto la Silver Medal all’Open Championship. 

Quest’anno i ragazzi sul Tour hanno un po’ faticato ma è solo un momento di stallo. Sono certo che nel 2023 ci toglieremo altre grandi soddisfazioni grazie all’ottimo lavoro che i nostri staff stanno facendo ormai da moltissimi anni.

Chiudiamo con un suo augurio finale, a tutte le realtà del nostro settore, per questo tanto atteso 2023.

Mi aspetto l’anno più bello che sia mai stato vissuto dal golf italiano nella sua storia. Non è possibile pensare che sia ripetibile quello che vivremo nel 2023, magari lo sarà ma molto più avanti. 

Ci è capitata una grande fortuna: dobbiamo rendercene conto, magari qualcuno lo farà in ritardo ma l’importante è che il golf italiano continui il suo trend in ascesa. Il nostro movimento è vivo e pieno di entusiasmo, abbiamo un grande seguito e vedrete che i risultati daranno ragione a tutto coloro che operano in questo settore.