Dopo la netta vittoria dell’Europa nella Junior Ryder Cup per 20.5 a 9.5 abbiamo incontrato Francesca Fiorellini e Giovanni Binaghi, assoluti protagonisti della manifestazione
L’Europa è stata l’assoluta dominatrice dei fairway romani a fine settembre. Oltre ad aver trionfato nella Ryder Cup al Marco Simone, nei giorni antecedenti la grande sfida aveva infatti già ottenuto un altrettanto importante successo casalingo, la Junior Ryder Cup.
La squadra capitanata da Stephen Gallagher aveva tra le sue fila due giovani promesse del golf italiano, Francesca Fiorellini e Giovanni Binaghi.
Le nostre giovani promesse hanno portato punti preziosi alla causa europea, con Binaghi che ha vinto tre match su quattro disputati, tra cui uno in coppia proprio con Fiorellini, e la giocatrice di casa che di incontri ne ha vinti due, perso uno e pareggiato uno dal sapore della vittoria, grazie al lunghissimo putt imbucato sull’ultimo green del Marco Simone giovedì pomeriggio.

Qual è stato il momento più emozionate di questa Junior Ryder Cup?

Francesca: se devo scegliere un solo momento che mi porterò per sempre nel cuore è stato proprio il putt allla 18 del Marco Simone. Una volta imbucato sono esplosa di gioia e sono stata sommersa dall’abbraccio collettivo dei miei compagni. Sicuramente un momento che non dimenticherò mai.

Giovanni: senza ombra di dubbio l’atmosfera che abbiamo respirato il terzo giro di gara, con il pubblico che ci seguiva e la tribuna della 1 già piena di tifosi, è stato davvero incredibile. Poi sono arrivate le due ciliegine sulla torta di una giornata perfetta, con la mia vittoria sul green della 16 e il putt meraviglioso imbucato alla 18 da Francesca.

 

Come capitano c’era Stephen Gallagher, come si è comportato con voi durante tutta la settimana? 

Francesca: il nostro capitano è stato davvero super disponibile con tutti noi. Ci dava tantissimi e preziosissimi consigli e ci incoraggiava a stare concentrati per provare a conquistare questo trofeo che l’Europa non vinceva da sei anni. 

Giovanni: mi sono trovato davvero molto bene con il nostro capitano. Prima di ogni singolo match ci incoraggiava, così come alla fine di ogni incontro. Per tutta la settimana è sempre stato molto fiducioso che potessimo arrivare alla vittoria finale e questo ci ha aiutato a rimanere sereni e concentrati nel dare il meglio di noi stessi. Un vero capitano, in campo e fuori.

In occasione del terzo giro avete avuto la fortuna e il piacere di giocare sul campo preparato e settato per la Ryder Cup del giorno successivo, cosa vi ha colpito maggiormente del percorso?

Francesca: indubbiamente il rough. Davvero proibitivo e punitivo, come mai visto prima in vita mia. Vi dico solo che in occasione del giorno di prova campo ho perso due palle nel rough attorno al green. Per fortuna che in gara c’era il pubblico e non ne ho più perse! (ride).

Giovanni: parto col dire che il campo era letteralmente perfetto. Quello che però anche a me ha colpito maggiormente è stato senza ombra di dubbio il rough: in un modo o nell’altro avevi un lie sempre punitivo o difficile da leggere, che tu trovassi la palla infossata, dove eri obbligato ad aprire la faccia e fare full swing o che la tua palla risultasse sollevata, e a quel punto bisognava stare attenti a non passarci sotto. Davvero complicato, ma senza dubbio molto formativo.

Se doveste scegliere un compagno/a che vi ha impressionato maggiormente chi scegliereste?

Francesca: visto che ci ho giocato anche insieme, dico Helen Briem. Con lei mi trovo benissimo sia in campo che fuori. La conosco da tantissimi anni perché avevamo giocato insieme quando eravamo più piccole il Venice Open della U.S. Kids e da lì non ci siamo più perse di vista. Non ci dimentichiamo che Helen qualche settimana fa ha vinto il Girls European Amateur Championship.

Giovanni: non posso non fare il nome di Francesca. Non avevamo mai avuto tante occasioni per giocare insieme in passato, ma mi ha colpito davvero tanto. Nel secondo giorno, accoppiati insieme nella quattro palle, ha espresso un golf incredibile segnando ben sei birdie e un solo bogey, spettacolo!

Cosa vi ha colpito maggiormente di questa manifestazione a livello organizzativo? 

Francesca: io sono arrivata il week end prima direttamente dalla Spagna con tutte le ragazze, con cui ho disputato la PING Junior Solheim Cup e assistito dal vivo alla Ryder femminile. Partecipare anche a quella manifestazione è stato incredibile. La Solheim ha avuto un’ottima partecipazione di pubblico e ho visto davvero un buon livello di gioco espresso dalle protagoniste in gara. Il mondo del golf femminile in Europa sta vivendo un momento d’oro, testimoniato da queste importanti vittorie a livello internazionale. Venendo alla Junior Ryder Cup, per me è stato ancora più emozionante visto che giocavo nella mia città e davanti al mio pubblico. Ci tenevo davvero a fare bene! L’organizzazione è stata impeccabile: eravamo super coccolati, all’arrivo nelle nostre stanze ci hanno fatto trovare ogni tipologia di gadget. Avevamo a disposizione anche i fisioterapisti!

Giovanni: non ho mai visto nulla del genere prima d’ora. Eravamo coccolati e trattati quasi come delle star. C’era addirittura una persona che ci preparava degli smoothie proteici. Nel nostro hotel avevamo una stanza relax con calcio balilla e ping pong, ma ad essere sinceri non abbiamo avuto molto tempo per rilassarci.

Dopo questa incredibile esperienza, quali sono i vostri prossimi obiettivi scolastici e golfistici?

Francesca: a livello golfistico con il World Junior Girls Championship in Canada, con le mie compagne Matilde Partele e Natalia Aparicio, e il Campionato del Mondo a Squadre ad Abu Dhabi si è conclusa la mia stagione golfistica. Da adesso in poi mi concentrerò sulla scuola per terminare al meglio il mio ultimo anno delle superiori. Poi da agosto 2024 comincerà un nuovo e intrigante capitolo della mia vita: frequenterò la UCLA dove potrò continuare a vivere il mio sogno di giocare a golf, frequentando un’università di prestigio.

Giovanni: al momento sto frequentando la terza liceo scientifico e devo dire che mi occupa abbastanza tempo e voglio finire questi tre anni in Italia e poi mi piacerebbe fare l’università negli Stati Uniti. Per quanto riguarda il golf, farò le ultime gare nazionali importanti qui in Italia e poi a dicembre parteciperò ad evento internazionale a Miami.

Tutti e due avete mosso i vostri primi passi disputando le gare della U.S. Kids, cosa vi ricordate di quel periodo e cosa consigliereste a un bambino che vuole iniziare a giocare a golf? 

Francesca: mi ricordo molto bene le edizioni del Venice Open a cui ho partecipato, con un sacco di giovani golfisti provenire da tantissimi Paesi diversi. A un ragazzo che si avvicina oggi al nostro mondo consiglio di trovare un circolo che abbia un buon club dei giovani, perché all’inizio bisogna essenzialmente divertirsi con amici della stessa età, inizialmente nel proprio golf e successivamente alle gare, perché questo è uno degli aspetti più belli di questo gioco.

Giovanni: ho partecipato alle gare della U.S. Kids sia in Italia che all’estero dall’età di 5 anni fino ai 12. Posso dire che è stata una vera e propria scuola di vita, dove ho avuto la fortuna di conoscere tantissimi ragazzi, che con il tempo sono diventati i miei migliori amici. Consiglio quindi di partecipare a queste gare per l’atmosfera e la possibilità di condividere la tua passione con ragazzi della tua età.