Dal 1999 Sergio Garcia è uno dei volti più iconici del golf moderno.

Già fenomeno da amateur (suoi i titoli dell’European Amateur 1995, Boys Amateur 1997, British Amateur Championship 1998), in 22 anni da professionista ha raccolto ben 35 vittorie, di cui 16 sull’European Tour e 10 sul PGA, e ha partecipato a ben 9 Ryder Cup sommando 25,5 punti.

La ciliegina sulla torta il sospiratissimo primo major, giunto proprio al Masters, il suo torneo favorito, nel 2017.

Il talento di Borriol ha trascorso gran parte della sua straordinaria carriera tra i Top 10 del World Ranking, più di 300 settimane tra il 2000 e il 2009 e oltre 450 in totale.

Unico neo, non aver mai raggiunto il numero uno del mondo: è arrivato a occupare la posizione numero 2, il suo punto più alto, dopo aver vinto l’HSBC Champions nel novembre del 2008.

Lo spagnolo è uscito questa settimana dai Top 50 del World Ranking per la prima volta dal 2011 (attualmente è 51°), superato da Mackenzie Hughes, Jason Kokrak e Matt Wallace.

Da quando ha indossato la Giacca Verde ha iniziato lentamente a perdere il suo proverbiale fuoco, evidentemente pago di aver realizzato forse l’ultimo grande sogno della sua vita sportiva, quello di conquistare un major, più volte clamorosamente sfuggitogli in vent’anni sul Tour.

Lo scorso agosto, per la prima volta dalla sua creazione nel 2007, non è riuscito a raggiungere i Playoff della FedEx Cup del PGA Tour.

L’uscita di Garcia dai primi 50 del mondo è solo l’ultima di una serie di top player assoluti: Phil Mickelson lo scorso ottobre ha lasciato i Top 50 per la prima volta dal 1993, Jordan Spieth ne è uscito a gennaio (ne faceva parte dal 2013) e Jason Day a giugno (dal 2009).

Essere tra i migliori 50 giocatori del mondo significa anche avere l’exemption per tutti i grandi tornei della stagione, major e WGC: riscalare però questa classifica è molto più complicato che perdere posizioni.

L’ultimo a riuscirci è stato proprio Jason Day ma non senza difficoltà e sofferenza.

Garcia ha ovviamente nelle corde la possibilità di rientrare nell’élite del golf mondiale, cosa che ha già fatto nel suo periodo buio, il 2010, in cui decise di prendersi un break dalle competizioni dopo un 2009 disastroso in termini di risultati.

Precipitato in pochi mesi all’82° posto del World Ranking, ebbe allora la forza e il carattere di rinascere, conquistando due tornei consecutivi in patria nell’ottobre del 2011, il Castellò Masters e l’Andalucia Masters, primo viatico per il ritorno tra i grandi.

Questa settimana fa il suo debutto stagionale nel PGA Tour 20/21 al Sanderson Farms Championship, in programma al Country Club di Jackson, in Mississippi, pronto a smentire ancora una volta chi ha visto in questo suo delicato momento l’inizio della fine.