Poter scambiare quattro chiacchiere con i giocatori del tour al di fuori delle canoniche conferenze stampa nelle settimane dei tornei è sempre stato, per chi fa questo mestiere come noi, un valore aggiunto non indifferente. Le domande ma, soprattutto le risposte, sono più articolate e si ha la possibilità di scavare a fondo in molti aspetti della vita e della carriera di ragazzi diventati campioni inseguendo la loro grande passione per il golf.

Lo scorso ottobre Srixon/Cleveland ha invitato come da tradizione le migliori testate europee per presentare in anteprima assoluta le sue nuove linee di bastoni e palline in vista della stagione 2023. L’occasione perfetta per testare gli ultimi prodotti nati dai due celebri brand che hanno fatto della qualità e delle prestazioni il loro punto di forza.

Il colosso giapponese, la Sumitomo Rubber Industries, proprietario dei due celebri marchi a cui si aggiunge quello premium XXIO, da anni sta investendo su innovative tecnologie e soluzioni all’avanguardia nel settore, dando vita a prodotti sempre più apprezzati sul mercato sia dai professionisti che dagli amateur di tutto il mondo.

Il team Srixon/Cleveland sul tour vanta campioni del calibro ad esempio di Brooks Koepka, ex numero 1 del mondo e quattro volte vincitore di major, Hideki Matsuyama, Masters champion 2021, e Shane Lowry, che nel 2019 ha sollevato la Claret Jug dell’Open Championship a Royal Portrush. Non è da meno lo staff femminile, con molte stelle dell’LPGA Tour tra cui la coreana Inbee Park, 21 titoli sul circuito statunitense e ben sette major, e l’australiana Minjee Lee, vincitrice quest’anno del U.S. Women’s Open a Pine Needles, in North Carolina.

L’appuntamento era fissato a metà ottobre presso la Reserva Golf a Sotogrande, in Spagna, giusto il giorno dopo il termine dell’Andalusia Masters a Valderrama (i due circoli distano pochi muniti l’uno dall’altro). 

Come da strategia ormai consolidata, ogni due anni Srixon e Cleveland rinfrescano le proprie linee di prodotti. Il 2023 sarà la stagione delle ultime attesissime novità, a partire dalle nuove palle, tra le più apprezzate sul mercato, una innovativa serie di legni e ferri dalle grandi prestazioni, e wedge e putter di ultima generazione.

Per motivi di embargo dobbiamo attendere ancora qualche settimana prima di presentarveli ufficialmente ma i test sul campo nella due giorni a La Reserva hanno confermato l’eccezionale qualità di tutti i prodotti in lancio che andranno a rafforzare la costante crescita dei due brand sul mercato.

A fare gli onori di casa, insieme al responsabile marketing di Srixon/Cleveland Europe, Benjamin Routhier, e al products expert Joe Miller, c’erano due testimonial d’eccezione: Ryan Fox, numero 25 del World Ranking, e Soren Kjeldsen, storico ambassador dei due marchi da molti anni e plurivincitore sul DP World Tour. L’occasione perfetta per fare con loro due chiacchiere sul mondo Srixon/Cleveland, sulle loro carriere e sulla situazione del golf mondiale. 

SOREN KJELDSEN

Classe 1975, pro dal 1995, a 47 anni suonati Soren Kjeldsen è ancora sulla cresta dell’onda e dotato di un entusiasmo da vendere, come quello di un ragazzino alle prime esperienze sul tour. In carriera ha vinto sei volte di cui quattro sull’European Tour. E di queste ben due sono arrivate in Spagna, a Valderrama nel 2008, campo che ama particolarmente, e a Siviglia nel 2009. Proprio sul percorso che ha ospitato la Ryder Cup nel 1997, Kjeldsen si è esaltato anche quest’anno nell’Andalusia Masters, firmando un primo giro in 66 colpi che lo aveva proiettato in testa al torneo, prima di incorrere in uno sfortunato incidente, come lui stesso ci racconta: “Sono partito bene, Valderrama è un campo che ben si adatta alle mie caratteristiche, poi durante proprio il primo giro il mio driver si è rotto e ho dovuto usarne uno di riserva faticando un po’. Purtroppo sono cose che succedono ma è stato un peccato, ho finito la stagione con un ottimo stato di forma e sono comunque molto soddisfatto”.

Kjeldsen è ‘sul pezzo’ ormai da 27 anni e ha fatto della consistenza e della regolarità la chiave del suo successo sportivo. Nel 2016 arriva il titolo più prestigioso, quello della World Cup conquistata per la Danimarca in coppia con Thorbjørn Olesen al Kingston Heath Golf Club di Melbourne, in Australia. “Il segreto della mia longevità ad alti livelli? Amo quello che faccio e questo gioco, non posso starne lontano, lo adoro. Sono sempre stato un grande lavoratore, mi piace scoprire nuove soluzioni, esplorare nuovi prodotti e tecniche. 

Ho 47 anni e mi piacerebbe ancora vincere un major: probabilmente sarà sul circuito senior ma sempre di un major si tratterebbe. La cosa principale è  che mi diverto ancora come il primo giorno e finché avrò questo entusiasmo ho intenzione di togliermi altre soddisfazioni”. La spaccatura che il golf professionistico sta vivendo in questo momento storico porta Kjeldsen a una risposta piuttosto netta. “Sono convinto che una soluzione debba essere presa, per il bene di questo sport si dovranno sedere insieme e finalmente parlare. 

Io sono legato al DP World Tour ma ritengo che se qualcuno voglia investire nel nostro mondo sia solo un bene. L’attuale situazione è un pasticcio ma sono sicuro che tutto ciò sarà risolto, è solo questione di tempo e di trovare un nuovo equilibrio.

Ogni cambiamento può essere difficile all’inizio ma una soluzione verrà trovata. Viviamo in un mondo dove tutto è diventato veloce e frenetico ma il nostro non potrà mai essere uno sport rapido, il suo ritmo e le sue dinamiche non si possono stravolgere più di tanto”. Un accenno ovviamente va anche alle novità Srixon/Cleveland per il 2023, senza svelarne per il momento i dettagli, che lo stesso Kjeldsen ha testato per la prima volta proprio a ottobre a La Reserva. “Sono rimasto davvero entusiasta del driver e dei fairway wood – ci racconta -. Sono potentissimi, addirittura 2/3 miglia più veloci del modello precedente, con il legno 3 nuovo non sono andato tanto lontano dalle distanze che facevo con il mio vecchio driver per capirci. Anche i wedge e le palline sono fantastici. 

Ora mi fermo per un po’ per cui avrò molto tempo per testare tutto e mettere in gioco molti dei nuovi prodotti nel 2023”. Qualche rimpianto nella mia carriera? Ho avuto un putt di poco meno di due metri per il birdie alla 16 ad Augusta nel 2016 ed ero a un colpo dai leader. Ho chiuso con tre putt vedendo svanire il sogno del Masters. Quello è il colpo che mi piacerebbe ripetere…”. Una nuova generazione di europei è pronta per la nuova Ryder. “Siamo di fronte a un cambio generazionale a livello europeo, per qualcuno forse il prossimo settembre sarà troppo presto per essere davvero pronti per un appuntamento simile ma se guardi giocatori come Rahm e Hovland hanno invece avuto la capacità di esplodere ad alti livelli in pochissimo tempo. 

Ovviamente spero da danese che almeno uno dei fratelli Højgaard faccia parte della squadra. Per essere competitivi bisogna riuscire a portare tutte le proprie qualità in campo e farlo per quattro giri di fila, un concetto non semplice se ci si pensa. E questo vale per me come per ogni giocatore, è lì che sta la differenza tra una buona e una cattiva stagione”. 

Una parola su come sta cambiando il mondo dell’attrezzatura. “Se penso agli anni 90 oggi sono più lungo di almeno 40 yard, è totalmente diverso. Le teste sono così grandi che puoi permetterti di colpire forte, prima quando erano piccole lo swing era molto più ritmato e morbido. La parte mentale resta comunque quella decisiva. Tutti sono lunghissimi ma molti commettono errori appena sono sotto pressione, la differenza la vedi con Rory McIlroy, per lui la pressione non esiste, colpisce nello stesso modo la palla, senza esitazioni. È sempre affascinante vedere quanti margini di miglioramento ognuno di noi abbia. La differenza tra una superstar e un buon giocatore è la capacità di sapere tirare fuori sempre una nuova e più forte parte di sé stessi. 

Chi lo fa progredisce sempre. I grandi campioni quando sono in contention vengono fuori, gli altri restano nel mucchio”.

CADIZ, SPAIN – OCTOBER 13: Soren Kjeldsen of Denmark plays their second shot on the 4th hole during Day One of the Estrella Damm N.A. Andalucía Masters at Real Club Valderrama on October 13, 2022 in Cadiz, Spain. (Photo by Ross Kinnaird/Getty Images)

RYAN FOX

Da un campione navigato a uno che nel 2022 ha fatto il grande e definitivo salto nel gotha del golf mondiale, entrando per la prima volta in carriera tra i Top 25 del World Ranking, Ryan Fox. Il 35enne neozelandese è letteralmente esploso quest’anno facendo registrare una stagione davvero record. Due le vittorie, quella dominando a febbraio nel Ras al Khaimah Classic negli Emirati Arabi Uniti, e quella pesantissima di ottobre nell’Alfred Dunhill Links Championship, incoronato nel tempio dell’Old Course di St Andrews.

Un 2022 chiuso sul DP World Tour con addirittura dieci Top 10 e molti altri titoli sfiorati, che lo hanno fatto addirittura lottare sino all’ultima gara, il DP World Tour Championship, per la corona del circuito europeo, alla fine andata a Rory McIlroy per la quarta volta. “È stata una stagione fantastica, quasi surreale per certi versi, ho giocato un golf molto consistente per tutto l’anno e non potevo chiedere di meglio. Peccato per l’ultima gara, che ho chiuso solo 19°, ma sono partito con due giri non molto positivi che hanno compromesso la mia lotta per il titolo. 

Quello che ho notato di questo 2022 è che, con prestazioni sempre convincenti, aumentava di volta in volta anche la mia autostima e in campo mi sentivo molto più a mio agio. 

Gli anni del Covid sono stati difficili, mia figlia è nata nel dicembre del 2020 e la Nuova Zelanda adottò a quel tempo misure molto rigide sui trasferimenti. A volte me ne andavo di casa senza sapere quando avrei rivisto la mia famiglia e questo ha influito sul mio stato d’animo e sulle mie prestazioni. Ora sono tornato a divertirmi in campo, libero di testa, e i cambiamenti che ho fatto tra caddie e coach hanno portato il mio gioco a un altro livello”. A 35 anni il neozelandese sta vivendo una seconda giovinezza. Gioco potente e solido, un putt micidiale e una testa in grado di reggere sotto pressione anche nei momenti cruciali. 

Il nome Fox in Nuova Zelanda è una leggenda: il nonno fu uno dei migliori giocatori di cricket del paese, il padre Grant vinse invece la prima World Cup nel 1987 con gli All Blacks e vestì la celebre casacca nera per 56 volte in carriera, ritirandosi con il record di miglior marcatore di tutti i tempi. “È bello essere la terza generazione della mia famiglia a rappresentare la Nuova Zelanda in differenti discipline, non credo che ce ne siano tante altre in giro per il mondo che possano vantarlo in sport diversi”. Ryan ha infatti giocato per la Nuova Zelanda le due ultime World Cup, quelle del 2016 e del 2018, con un 11° posto nella prima come miglior risultato. 

“Sono cresciuto ovviamente tra cricket e rugby e giocavo entrambi piuttosto bene durante gli anni della scuola. Fino a dieci anni non presi un bastone in mano poi mio nonno me ne fece fare un set e fu amore a prima vista. Ho sempre voluto essere uno sportivo professionista ma ci è voluto un bel po’ per capire in quale disciplina. Il mio primo torneo lo giocai a 18 anni ma poi bruciai le tappe: due anni dopo entrai nella squadra nazionale e a 24, nel 2011, vinsi il New Zealand Stroke Play con mio padre come caddie e nel giro di un anno diventai professionista”. 

La sua mancata convocazione da parte del capitano della squadra internazionale Trevor Immelmann nell’ultima Presidents Cup ha destato non poche perplessità non solo a Fox ma a molti addetti ai lavori. 

“È una scelta che ovviamente mi ha deluso ma mi è anche servita come stimolo per cercare di fare ancora meglio e così è stato quest’anno. Nel 2023 sarò per la prima volta in carriera al Masters, l’unico major che ancora non ho giocato, uno dei miei sogni nel cassetto. L’obiettivo è cercare di fare bene anche negli Slam dove per ora il miglior risultato è stato il 16° posto a Royal Portrush nell’Open Championship del 2019”. 

Fox è l’ambassador ideale per qualsiasi azienda, sempre entusiasta di testare nuovi prodotti con l’obiettivo di migliorare prestazioni e feeling. “Ho in sacca i nuovi legni e i ferri già da qualche tempo e devo dire che sono davvero fantastici. 

I ferri addirittura li ho messi in gioco proprio la settimana del Dunhill Links vincendo il torneo. Srixon sta facendo un ottimo lavoro ormai da molti anni, creando prodotti davvero eccellenti non solo per noi pro ma anche per gli amateur. 

I nuovi wedge Cleveland sono fantastici per spin, controllo e precisione, una vera garanzia di successo.

 La chiave del mio gioco resta il driver che per la mia potenza è una vera e propria arma, il putter resta forse la parte ancora da migliorare anche se quest’anno sono stato davvero consistente, soprattutto nei momenti decisivi sotto pressione. Ma sono sicuro di poter fare meglio e spero in un 2023 che, dopo i Top 25 del mondo, mi regali qualcosa di ancora più bello, magari proprio un major…”.