Il campione Masters del 1992 festeggerà quest’anno ad Augusta il suo 100° major in carriera.

Frederick Steven Couples, in arte Fred ‘Boom Boom’, è uno di quei personaggi che la storia del golf l’ha scritta con le proprie mani. Classe 1959 e di origini italiane (i suoi nonni emigrarono dall’Italia negli Stati Uniti e cambiarono il cognome da Coppola a Couples) è professionista dal 1980 ed è stato uno dei giocatori di maggior talento al mondo nei primi anni 90. Il suo swing una vera poesia in movimento, ritmo e potenza in un gesto che ha fatto scuola.

I successi

Ha vinto ovunque e tanto: sul circuito americano (15 titoli) su quello europeo (3), due Ryder Cup, altrettante World Cup e ben 13 tornei sul Champions Tour dopo aver passato i 50. È stato il primo giocatore statunitense a diventare numero uno del World Ranking (nel 1992, anno in cui vinse il suo primo e unico major, il Masters) da quando fu ufficializzato l’attuale sistema, in vigore dal 1986.

Dal 2013 è entrato a pieno merito nella World Golf Hall of Fame che racchiude solo coloro che con le loro gesta hanno contribuito a scrivere le più belle pagine della storia di questo sport.

Augusta la sua casa

Ad Augusta è un idolo, uno di quelli che provoca ancora oggi, a distanza di 27 anni dal suo successo, una standing ovation dietro l’altra ad ogni buca giocata.

Quest’anno per Freddie Boom Boom il Masters avrà un sapore speciale: sarà il suo 100° torneo del Grande Slam in carriera. Il primo risale al 1979 quando, ancora amateur, disputò lo U.S. Open a Inverness chiudendo al 48° posto. Oggi vanta 99 apparizioni e una percentuale impressionante di tagli superati (80), con addirittura 26 piazzamenti nei Top 10.

Dal 2014 il Masters è l’unico major a cui ha ancora diritto di giocare (a vita) in qualità di vincitore. Ma quello che impressiona è come Couples sia ancora in grado di interpretare l’Augusta National seppur di fronte a ragazzi con trent’anni in meno sulle spalle; dal 2010 ha messo insieme una striscia di risultati da fare invidia agli attuali top player, sempre tra i protagonisti assoluti.

Sesto nel 2010, 15° nel 2011, 12° nel 2012, 13° nel 2013, 20° nel 2014. Poi due anni da dimenticare, il 2015, in cui non superò il taglio, e l’anno successivo, in cui non partecipò per gli ormai famosi dolori alla schiena, una costante nella sua lunga carriera. 18° nel 2017 e 38° nel 2018 gli ultimi risultati di Couples che, alla vigilia del suo 60° compleanno, non sembra avere ancora voglia di farsi da parte.

Il momento di dire basta

L’anno scorso Mark O’Meara, campione ad Augusta nel 1998, ha disputato a 61 anni il suo ultimo Masters. Ben Crenshaw ha deciso di dire basta nel 2015 a 63, mentre Tom Watson ha salutato il torneo nel 2016 a 66.
L’Augusta National da tradizione consente ai vincitori di giocare il Masters a vita e lascia a loro stessi la decisione di quando è giunta l’ora di smettere.

Capire quando è il momento giusto per lasciare una vetrina come quella del Masters non è una scienza esatta e neppure una decisione facile da prendere, accettando il tempo che passa e il fatto di non essere più competitivi.

Ma quanto è stato fino ad ora in grado di fare Fred Couples è qualcosa di davvero straordinario al punto tale che il campione del 1992 è riuscito a rimanere competitivo anche ben oltre il compimento dei suoi 50 anni.

34 e non sentirli

Lunedì scorso Couples ha provato il campo con Tiger Woods e Justin Thomas e al termine gli è stato chiesto quali sensazioni avesse alla vigilia del suo 34° Masters.

“Ho intenzione di giocare ancora un po’ se il mio fisico me lo permetterà; finchè riesco a esprimere un buon livello e mi diverto mi vedrete in campo. Questo è un posto magico e il fatto di disputare il mio 100° major qui è ancora più affascinante, sarà un’edizione che ricorderò a lungo”.