In occasione del DS Automobiles 80° Open d’Italia abbiamo incontrato Ascanio Pacelli, neo presidente della PGAI, eletto lo scorso 17 aprile scorso. Sarà lui a guidare i professionisti italiani dopo il mandato di Filippo Barbè.

Durante la nostra chiacchierata Pacelli ci ha indicato quali sono gli obiettivi principali del suo mandato, volti a dare un nuovo slancio e il massimo impulso all’associazione, tanta voglia di cambiamento e di creare un nuovo corso.

Come ci si sente in qualità di nuovo presidente PGAI?

Sto iniziando a realizzare ora, è stata una vera e propria follia. Quaranta giorni prima delle elezioni ci siamo sentiti con Marco Durante, Umberto Cuomo e Alessandro Rogato, i quali mi hanno suggerito di candidarmi per la carica di presidente della PGAI. Nella mia testa ci avevo già pensato ma sino ad allora non mi ero mai sentito pronto, forse perché fino a quel momento rappresentava un mondo strutturalmente lontano dalla mia persona e dalle mie idee. Secondo il mio modo di pensare il golf deve essere stravolto sotto parecchi punti di vista, senza però rinunciare al suo aspetto più tecnico, che riguarda le regole del gioco e l’etichetta: tutto il “vintage” e il suo status deve permanere.

 

Cosa significa per te questa carica?

Una grande responsabilità. Oltre 700 associati italiani da guidare, da coinvolgere e appassionare sempre di più, insieme all’ingaggio di nuovi attori fondamentali nel nostro mondo. La prima cosa che deve essere ribaltata è proprio la modalità di fare comunicazione, in questo momento completamente ferma. Non voglio sembrare anestetizzato dal potere dei social e del web ma sono convinto che i nuovi canali di comunicazione siano uno strumento fortissimo attraverso cui veicolare messaggi. Nello specifico, nel nostro piano di comunicazione inseriremo una live mensile con associati PGAI e tournament players, video prodotti dai nostri ambassador in giro per i circoli italiani dove i soci PGAI possano raccontare il percorso che un neofita deve affrontare, e ancora, video dedicati alla tecnica trasmessi su piattorme social e Youtube. I membri PGAI potranno diventare golf influencer dando voce al proprio club e fungendo da strumento informativo e promozionale. Non mancheranno i divertenti contest attraverso i social media dove il vincitore potrà accedere a lezioni gratuite con professionisti PGAI. 

C’è poi un altro punto su cui mi voglio focalizzare, l’importanza dei maestri: essenziali per la vita del nostro sport, colui che fa in modo che il golfista si innamori del gioco e che dà continuità alle attività del circolo. Non posso evitare che il  consiglio direttivo o la proprietà di un club mandi via un maestro, ma sicuramente posso fornire più strumenti al  socio PGAI, per renderlo indispensabile e utile alla sua evoluzione personale e alla crescita  del circolo. 

 

Perché hai deciso di candidarti e quando?

Come ho detto prima, si è trattato quasi di un fulmine a ciel sereno, che mi ha preso alla sprovvista ma che, allo stesso tempo, era un’opportunità a cui non poter rinunciare visto la mia passione per questo sport. L’aspetto più bello è stato l’entrata in consiglio in blocco di tutti i ragazzi che desideravo al mio fianco. Questo significa lavorare serenamente e in armonia, senza persone che facciano ostruzionismo. Del consiglio fanno parte Monica Cosenza, un’amica cara, il presidente per me simbolico, Stefano Betti, poi Paolo Battistini, Mauro Bianco, Nicola Maestroni, Mattia Maffiuletti, Alessandro Trillini e Andrea Zani. In fondo ho deciso di prendere in mano questa realtà perché voglio portare alla luce il potenziale nascosto che la PGAI ha nella promozione del nostro sport, ribattezzando il golf italiano in quanto brand e icona del nostro Paese. 

 

Qual è lo stato di fatto della PGA Italiana? Ci sono dei nodi attuali che vanno risolti e se sì, come?

Purtroppo si tratta di un sistema fermo dall’interno. Si è verificato un grosso disinnamoramento nei confronti dell’associazione, soprattutto da parte dei membri stessi. Ma se abbiamo perso di credibilità la colpa è nostra, c’è poco interesse nel rimanere aggiornati anche sull’evoluzione tecnica del golf. Applicando uno stravolgimento nella comunicazione e contaminando il nostro sport con nuove realtà si possano fondare le basi per dare nuova energia alla PGA Italiana, predisponendo così nuovi capitali e possibilità per tutti gli attori: maestri, allievi e partner. Il primo segnale lo lanceremo durante l’evento della PGAI week suddivisa in campionato maschile, femminile e senior a Parma, dal 10 al 13 ottobre. Grazie alla partnership creata con Barbecue Paradise e la Macelleria da Carlo organizzeremo la cena di apertura del campionato in stile country USA, dove, ciliegina sulla torta, avranno luogo i meet and greet con coach provenienti dall’Inghilterra. 

 

Se dovessi riassumere brevemente i tuoi obiettivi?

Il primo è farmi carico della responsabilità dei soci che fanno parte dell’associazione. Nella vita ho fatto tante cose, dalla tivù al teatro sino alla fiction, ma ciò che più amo è pensare agli altri. Tra i miei mille difetti sono una persona che gode nel fare qualcosa di buono. Il recupero degli associati è un altro dei punti fermi del mio mandato. Convincere nuovamente chi ha perso la fiducia nella PGAI, aiutare chi ha problemi economici e quindi non può permettersi di pagare la quota e reintrodurre chi ha smesso di pagarla. Mi piacerebbe poi creare ambassador che rappresentino la nostra associazione in Italia e all’estero. Purtroppo, ad oggi, il numero di professionisti membri è veramente scarso. Questo è un vero peccato per la diffusione del golf nel nostro Paese. Il mio sogno è quello di creare un dialogo tra la PGAI e quella americana.

Veniamo poi a un altro obiettivo prioritario, netta conseguenza di quello appena citato, ovvero la creazione di partnership di valore. In Italia ci sono circa 650 maestri, ciascuno di loro ha sicuramente il contatto di almeno una persona che gestisce un’azienda importante. Portando questa all’interno della nostra realtà si può dar vita a divertenti attività, riconoscendo poi al maestro una percentuale per aver attivato il canale. Chiunque all’interno della PGAI ha il diritto di essere remunerato per il lavoro che svolge, è un aspetto in cui credo moltissimo e che motiva le persone a fare sempre meglio. Si tratta di un grande lavoro sistemico di sostegno e di network, che porterebbe enormi benefici a tutte le parti in causa.

Nuovi partner si stanno avvinando per essere presenti nel mondo PGAI. Nello specifico, gli accordi che voglio rafforzare sono con CPG (Confederation of Professional Golf) e crearne di nuovi con la CMAE (Club Management Association of Europe) e CMAA (Club Manager Association of America), per rafforzare le opportunità e aprire le strade del management ai professionisti PGAI. Tutto ciò può accadere con un impianto fresco e di rottura con il passato.