Ascanio Pacelli ci racconta di come l’inverno che una volta fermava giocatori e club non esiste praticamente più. Questo ha permesso al golfista della domenica di continuare a scendere in campo nella speranza di portare a casa uno score con tanti punti e poche x ma a discapito della sperimentazione e dell’allenamento.

Cosa è cambiato rispetto al passato secondo Ascanio Pacelli

Una volta marzo era considerato il periodo della ripresa golfistica.

Uscito dal letargo invernale, l’addicted rispolverava la sua ‘faretra’, affilava le punte delle sue frecce, tirava bene la corda del suo arco ed era pronto, anche grazie a una preparazione (o presunta tale) atletica mirata, alla nuova stagione di gare e tornei.

Secondo Ascanio Pacelli il mondo è cambiato e con esso anche il susseguirsi delle stagioni.

Viviamo ormai una fase dove o diluvia o fa caldo.

L’inverno che una volta fermava giocatori e club non esiste praticamente più, e questo ha permesso all’arciere della domenica di continuare a scendere in battaglia nella speranza di portare a casa uno score con tanti punti e poche x.

Sparisce inevitabilmente quella fase in cui una volta i giocatori incalliti dedicavano alla sperimentazione di nuovi bastoni e palline e al miglioramento della propria esplosività in funzione di un driver più potente e capace di coprire distanze superiori.

La fortuna di oggi rispetto a una volta sta nel fatto che le case dei bastoni, insieme ai club fitter, ti permettono di testare più shaft con teste diverse grazie all’ausilio di una semplice “chiavetta” che monta/smonta le teste.

Eppure, nonostante questo enorme passo avanti, nonostante i tanti sistemi di rilevamento del volo della palla che possono spingere un fitter o un coach ad aiutare nella scelta della sacca perfetta (o quasi), molti sono ancora restii a investire dei soldi per migliorare la qualità delle proprie “frecce”.

Corretto o sbagliato?

Ognuno è libero di dare il giusto peso a questa scelta. Capisco quelli che non volendo dare vita a un’aspettativa troppo elevata preferiscono continuare a utilizzare ferri e legni di un’altra epoca, convinti che un nuovo driver o ibrido non potrà mai cambiare il loro livello o alzare la loro autostima.

Rispetto anche quella categoria che non accetta una spesa di qualche centinaio di euro dopo aver affrontato già il pagamento della quota annuale del proprio club.

Faccio fatica invece a comprendere i giocatori che investono ma in maniera sbagliata, solo perché il loro ego (errato) gli suggerisce che una scritta ‘stiff’ o addirittura ‘X’ possa spaventare a priori gli avversari della domenica, e che invece il passaggio a uno shaft in grafite o a un ibrido in più in sacca al posto del ferro 5 determini un calo di testosterone o mascolinità.

A tutte queste categorie si contrappone quella del ‘sono ricco e forte e il mio bastone te lo dimostra’. I giocatori da sacche a cinque stelle, con legni griffati e shaft in kryptonite.

Quelli che l’importante è ostentare l’oggetto, non il fatto che è realmente utile e idoneo al proprio gioco.

Insomma, signori, la tecnologia abbinata al lavoro di un coach (che sia PGAI) e di un club fitter vi offre la possibilità di poter avere un’attrezzatura perfetta per le vostre caratteristiche fisiche e tecniche, e sarebbe da stupidi non approfittarne.

Non dovete necessariamente acquistare tutto nuovo o un set completo. Cominciate dal driver, e magari ogni anno potrete rottamare un pezzo vecchio per uno nuovo.

I birdie si fanno se arciere, arco e frecce lavorano insieme e si fanno aiutare da figure professionalmente capaci.

Suerte!