Chi si aspettava una Superlega con fuochi d’artificio e senza polemiche rimarrà deluso. Se è vero che l’evento del circuito saudita vedrà in campo tre tra i primi 10 giocatori al mondo, è altrettanto realtà che il montepremi non sarà stellare. 5 milioni di dollari sono molti rispetto allo scalcagnato European Tour, oggi DP World Tour, ma pochi in confronto al PGA Tour.

Superlega e polemiche

Di fatto si tratta del terzo torneo del calendario Asian Tour 2022, di fatto sarà il primo grande evento della nuova Superlega, la LIV Golf Investments. Come abbiamo detto Greg Norman ne è CEO ma la sua presenza non ha sedato le polemiche.

“Chi gioca il Saudi International prenderà milioni dollari da un regime che ordina l’omicidio di suoi dissidenti”, l’accusa lanciata recentemente dal Washington Post. Il PGA Tour è corso ai ripari autorizzando i giocatori a scendere in campo al Royal Greens Golf & Country Club, ma a determinate condizioni. Negli stessi giorni di febbraio si giocherà in California l’AT&T Pebble Beach. Ebbene, chi ha già disputato il torneo almeno una volta negli ultimi cinque anni, dovrà impegnarsi a farlo ancora, scegliendo tra l’edizione del 2022 o del 2023. Mentre quelli che non hanno mai partecipato alla competizione saranno costretti a giocarla due volte tra il 2023 e il 2025.

I big della Superlega

Hanno preferito l’Arabia alla California Dustin Johnson (numero cinque al mondo) che ha vinto nel 2019, si è classificato secondo nel 2020 e ha calato il bis di successi nel 2021. Tra i big anche gli statunitensi Xander Schauffele (ottavo nel world ranking e medaglia d’oro ai Giochi di Tokyo), Bryson DeChambeau (nono nella classifica mondiale), Phil Mickelson, Patrick Reed e Tony Finau. E ancora: l’australiano Cameron Smith, il belga Thomas Pieters, gli inglesi Tyrrell Hatton, Lee Westwood, Tommy Fleetwood, Ian Poulter e Paul Casey, ma anche lo spagnolo Sergio Garcia e l’irlandese Shane Lowry.

“Non siamo politici e siamo qui per giocare”. Da Lowry a Casey, così si sono difesi i campioni che hanno deciso di accettare le avances della Superlega e giocare un torneo in un paese al centro delle polemiche. Per la situazione dei diritti umani in Arabia Saudita, considerata ancora lontana dagli standard occidentali. Ma pure per via dell’omicidio (nell’ottobre del 2018) del giornalista saudita Jamal Kashoggi avvenuto nel consolato del suo paese a Istanbul. Con un rapporto della Cia che accusa il principe ereditario dell’Arabia, Mohammed bin Salman, “di aver approvato e autorizzato l’uccisione”.

Anche Manassero in campo

Dal 3 al 6 febbraio a King Abdullah Economic City andrà quindi in scena il PIF Saudi International che vedrà in gara 120 giocatori. Nel field c’è pure un azzurro, Matteo Manassero che in Asia ha vinto nel 2011 il Malaysian Open e nel 2012 il Singapore Open. Il veronese è al debutto nel 2022 dopo un 2021 che lo ha visto approdare tra i migliori 45 giocatori del Challenge Tour, il secondo circuito europeo maschile.