L’86° Masters ha già decretato in Scottie Scheffler il proprio vincitore. Il moving day avrebbe dovuto dirci chi sono gli indiziati alla vittoria. I giocatori scendono in campo “alleggeriti” dal superamento del taglio e attaccano perché l’obiettivo è risalire il più possibile la classifica e, se possibile, lasciarsi delle possibilità per puntare al titolo.

Scheffler dominatore del Masters

Ebbene per il numero uno al mondo Scottie Scheffler il moving day è stato il giorno precedente. Infatti nella giornata di venerdì il 25enne di Ridgewood ha messo le cose in chiaro. Sono state sufficienti le ultime 12 buche nelle quali ha realizzato sei birdie, salutando la compagnia giocante e portandosi solitario al comando, a quota -8, con un margine di ben cinque colpi sui diretti inseguitori. Certo, stiamo parlando di Augusta, i colpi di scena possono arrivare in ogni momento. Ma lo avete visto giocare? Volo di palla alto e putt infallibile. E poi è Augusta anche per gli altri e la rimonta rasenta l’impossibile. Una débacle difficile da prevedere dal giocatore che ha stabilito il record del maggior margine di vantaggio nella storia della gara dopo 36 buche.

Nel terzo giro Scheffler ha proseguito per il proprio cammino. Nessun controllo degli avversari e neanche azzardo stupido. L’americano potrà non essere un campione di simpatia, non è ancora sicuramente carismatico (ma vedrete che con le vittorie lo diventerà) ma in questo momento ha un gioco di livello superiore. Due birdie in apertura (alla 2 e alla 3) e altri due per ovviare all’errore alla buca 4, par 3 di oltre 200 metri, giusto per concludere le prime 9 buche in 33 colpi, tre sotto il par. Mentre gli inseguitori faticavano a rimanere in par, chiedete a DJ, lui ha proseguito il proprio cammino. Sulle buche di rientro qualche sbavatura. Bogey alla 12, altro par 3. Bounce back immediato alla 13. Poi altro bogey alla 14 e anche alla 15 a causa di tre putt dovuti alla palla che inspiegabilmente non è tornata in bandiera dopo il terzo colpo, quello al green. Solo un infortunio, niente pressione particolare. Par alla buca 16 e birdie alla 17, sfruttando un buon rimbalzo nel colpo al green. Alla 18 l’errore sul tee shot è costato un altro bogey, causa colpo di penalità. Ebbene, giro in 71 colpi, vantaggio sul par portato a -9 e sugli inseguitori di tre colpi. Nella giornata che può sembrare sottotono il numero uno al mondo ha realizzato il terzo miglior giro dell’intero field.

Torneo finito? Secondo me sì.

È vero, Il Masters è il Masters. L’Amen Corner all’ultimo giro può giocare brutti scherzi. Beh, io non credo alla scaramanzia né ho timore nell’espormi. Non vedo avversari in grado domenica d’impensierire Scheffler. Nel terzo giro, quello nel quale i pretendenti alla Giacca Verde avrebbero dovuto accorciare, non c’è stata storia. Cameron Smith ha risalito la classifica. Ottimo giro in 68 colpi, quattro posizioni guadagnate, secondo posto in graduatoria. Nel giro perfetto però ha guadagnato solamente tre colpi al leader che ha giocato “normalmente”. Scommetto 1 centesimo che Smith non riuscirà a ripetersi nel giro conclusivo.  E gli altri? Lontanissimi. Il terzo è Im a quota -4 seguito da Lowry e Schwartzel a -2. Quindi Thomas e Conners (-1) nel leaderboard che vede solamente 7 giocatori sotto il par.

Tiger, ha vinto la fatica

Anche Tiger non è riuscito a tenere il passo nel terzo giro. Non voglio fare ironia, il passo è sembrato normale, senza alcuna zoppia. Quello per tentare d’inserirsi tra i pretendenti al titolo di domenica no. The Big Cat ha lottato. Brutto errore nella buca d’apertura rimediato alla 2. Poi però troppi errori nel gioco. Due i doppi bogey nello score e un parziale di +4 nelle ultime tre buche nelle quali probabilmente motivazioni e forze si sono affievolite. Restano il taglio superato, il ritorno che vale già una vittoria e la conferma che è ancora lui l’uomo in grado di catalizzare la folla. Aspettiamo Scheffler, le vittorie aiutano a creare il carisma e la simpatia verrà. In fondo anche Tiger a inizio carriera non era un meastro di empatia.

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