Il suo nome è famoso fra i golfisti di tutto il mondo. Ma nel 1897, mentre si avvicinava al suo 40° compleanno, vivendo a St Albans, alla periferia nord di Londra, Samuel Ryder non aveva mai impugnato un bastone da golf nella vita, essendo quanto mai lontano dall’idea di creare quella che sarebbe stata la gara più amata e seguita. E le cose non andavano davvero bene, se è vero che la figlia maggiore Lucy Marjorie ricorda come in quegli anni di fine ‘800 papà fosse “lo zimbello degli uomini d’affari di St Albans”.

Nato nel 1858, a Preston, sulla costa atlantica del Lancashire, Ryder aveva studiato per diventare insegnante a quella che è oggi l’Università di Manchester, poco distante dal mitico Old Trafford. Lì intorno aveva giocato a cricket e bowling, ma di golf nessuna traccia.

Fu dopo un litigio con il padre che decise di spostarsi con tutta la famiglia in direzione della Capitale, per continuare il commercio di semi. Erano tempi durissimi e Ryder viveva in cima a Folly Lane, in una modestissima casa a schiera, con la moglie e la figlia. Le sue giornate le passava a preparare “penny packet” (pacchetti da un centesimo) di semi di fiori e ortaggi, che venivano conservati in un capannone del giardino.

Ogni venerdì, secondo quanto scriveva il St Albans Almanac, Ryder e la figlia portavano all’ufficio postale i loro pacchettini di semi fatti in casa.

Da lì venivano spediti agli abbonati che li ricevevano puntualmente entro 24 ore, permettendo loro di piantarli durante la mezza giornata libera del sabato. Fu un’idea rivoluzionaria che conquistò ovunque i giardinieri dilettanti. E da quei semi nacque un grande business.

Nel 1903 la Ryder’s Seeds si era già trasferita in una vasta sede, sempre a St Albans, con quasi 100 dipendenti. Due anni dopo Samuel fu eletto sindaco della città e spese tutte le sue energie per costruire una nuova chiesa vicino al fondo del suo giardino.

A questo punto, ricco, religioso e filantropo, si era inventato una gara, lo “Shield of Honour”, la migliore serie di esami delle sacre Scritture dell’anno tra le scuole locali dell’Hertfordshire.

In qualche modo lo “Scudo dell’Onore” rappresentò una specie di prova generale per quello che Ryder avrebbe inventato tempo dopo.

Attorno alla cinquantina, Samuel aveva iniziato a giocare a golf, convinto dal reverendo Frank Wheeler. Gli suggerì di provarci per prendere un po’ d’aria fresca e per fare esercizio, visto che, a causa dell’eccessivo lavoro, la sua salute era cagionevole. Ryder, dubbioso, alla fine decise di provare. E, come tanti di noi sanno, si appassionò subito.

Figura chiave nell’educazione golfistica di Ryder fu Abe Mitchell (è lui il golfista riprodotto sulla coppa d’oro), professionista rinomato come il miglior tiratore di palla della sua epoca e vincitore del “Victory Open” del 1919 a St Andrews. Ryder lo assunse come pro con un contratto di ben 1.000 sterline l’anno. I due così diventarono molto amici, aiutati anche dalla loro passione comune per l’orticoltura (Mitchell era una volta giardiniere prima di giocare a golf).

C’erano state alcune prove generali di incontri Gran Bretagna – USA (1921 a Gleneagles e 1926 a Wentworth) e Samuel, diventato ormai fanatico appassionato di golf, decise di seguire il consiglio di George Duncan, grande pro inglese. Il progetto si concretizzò il 3 giugno 1927, al Worcester Club, in Massachusetts.

Ryder non fu presente perché aveva paura del viaggio, ma mise in palio una coppa costata 250 sterline e ne versò altri 500 per pagare il viaggio al team britannico, che fu sconfitto 9 1/2 a 2 1/2. Il seme, comunque, a quel punto era piantato.

E l’albero crebbe forte e vigoroso, molto più di quanto il pio e generosissimo Samuel, morto per emorragia nel 1935, si sarebbe mai aspettato.