Un Open d’Italia tinto d’azzurro, capitolo 77.

La più bella notizia golfistica di questo autunno arriva dalla nostra massima manifestazione golfistica. Un evento riportato improvvisamente alla luce dopo la sua quasi cancellazione grazie alla caparbietà del nostro presidente federale Franco Chimenti. 

Il lockdown a causa della pandemia e la conseguente rivoluzione del calendario dell’European Tour ci aveva regalato a fine maggio la notizia shock dell’improvvisa sparizione del nostro Open dalla cartina golfistica europea del 2020.
Al suo posto, nelle stesse date da tempo concordate del 8-11 ottobre, spazio invece al BMW PGA Championship a Wentworth. Il torneo di punta del circuito, per buona pace di noi italiani, lasciati senza golf e a bocca asciutta. 

“Vedremo più avanti se ci saranno le condizioni e lo spazio per poterlo organizzare comunque”, avevano dichiarato i vertici federali all’indomani della clamorosa notizia. 

Da allora un lungo lavoro dietro le quinte è iniziato. Perdere il nostro Open dopo 50 anni dall’ultima edizione non disputata (era il 1970, nell’epoca precedente la nascita dell’European Tour, datata 1972) sarebbe stato uno smacco.

L’obiettivo numero uno è stato quindi quello di individuare una location che potesse rispettare in pieno le ferree regole sanitarie richieste dallo staff medico dell’European Tour, creando quella ‘bolla di sicurezza’ necessaria per il suo regolare svolgimento. 

La prima del Chervò San Vigilio

Il Chervò San Vigilio è una delle più belle realtà del nostro golf dell’ultima generazione.
Nato nel 2008, ha un campo che nasce con inclinazioni prettamente turistiche e un resort tra i più attrezzati del nostro Paese. Lo sanno bene i tanti golfisti, soprattutto del nord Europa, che prima del lockdown avevano fatto di San Vigilio una delle loro destinazioni preferite con la sacca al seguito.
Lo stesso presidente Chimenti, che non aveva ancora avuto l’occasione di vederlo di persona, ha ammesso di essere rimasto particolarmente colpito nel corso del sopralluogo.

L’Open d’Italia si fa quindi, evviva l’Open.

Il montepremi, ridotto dall’effetto pandemia, è di un milione di euro, in linea con gli altri eventi riprogrammati post lockdown.

Dall’Olgiata si torna in Lombardia, a pochi chilometri da Gardagolf, sede dell’edizione 2018 vinta da Thorbjørn Olesen davanti al nostro Francesco Molinari.

Questa 77esima edizione, la prima nella lunga storia del nostro Open d’Italia senza pubblico per le restrizioni anti Covid, si presenta comunque dalle forti tinte azzurre. Dietro a Francesco Molinari c’è infatti un gruppo di giocatori che scalpita. Giovani che stanno dimostrando, attraverso i risultati, di essere in grado di avere le carte in regola per puntare al successo al Chervò.

Primo su tutti Renato Paratore, reduce dall’eccellente prova dello U.S. Open a Winged Foot, dove solo le ultime sfortunate 9 buche gli hanno tolto un piazzamento tra i Top Ten. 

Paratore ha mostrato di saper gestire anche i campi più complicati al mondo, confermando di essere cresciuto esponenzialmente sia dal punto di vista tecnico che mentale.
La sua vittoria nel British Masters a luglio, la seconda in carriera sull’European Tour, è la conferma dell’ottimo lavoro svolto. A un gioco lungo potente ne ha unito uno corto sempre più efficace e convincente. Alzare il trofeo di casa sarà poi un ulteriore stimolo per arrivare domenica tra i primi e giocarsi le proprie carte fino alla fine.
Ha guadagnato dall’inizio dell’anno oltre cento posizioni nel World Ranking (al momento di andare in stampa è numero 160 del mondo) ed è tra i Top 20 della Race to Dubai, il miglior azzurro.

Un Open tinto d’azzurro

Dietro a Renato l’Italia golfistica porterà a San Vigilio una vera e propria armata, pronta a dare battaglia alla concorrenza straniera: da Guido Migliozzi a Francesco Laporta, da Lorenzo Gagli a Nino Bertasio ed Edoardo Molinari, senza dimenticare l’ultimo azzurro in ordine di tempo ad essere tornato al successo, Matteo Manassero.

Ognuno di loro ha la possibilità concreta di aspirare al titolo in questa edizione, che però non potrà contare sul calore tipicamente italiano fuori dalle corde.
L’effetto casa però sarà comunque importante, soprattutto considerando che per tutto il resto del field le 18 buche del Chervò saranno una novità assoluta. 

Westwood e Kaymer, due superstar all’Open d’Italia

L’inglese Westwood e il tedesco Kaymer, due campioni di grande carisma ed ex numeri uno mondiali, saranno tra le ‘stelle’ più attese dell’evento. Westwood è uno dei pochissimi ad aver vinto su tutti i circuiti più importanti in cinque diversi Continenti (Europa, Nord America, Asia, Africa e Oceania). In bacheca 44 titoli complessivi. È stato per due volte primo nella money list europea (2000, 2008), per tre volte giocatore dell’anno sul tour continentale (1998, 2000, 2009) e ha disputato dieci Ryder Cup con il Team Europe, vincendone sette.

Kaymer, 35enne di Dusseldorf, è salito sul tetto del mondo golfistico nel 2011.
Nel suo palmares figurano due major, il PGA Championship (2010) e l’US Open (2014) e, al netto di questi, nove successi sull’European Tour e uno sul PGA Tour. Nel 2007 è stato nominato “rookie of the year” continentale e nel 2010 si è imposto nella money list.

Saranno cinque i past winner in gara.
Difende il titolo Wiesberger che sarà affiancato dal danese Thorbjorn Olesen, campione nel 2018, dallo svedese Karlberg, a segno nel 2015, dal francese Julien Quesne, vincitore nel 2013, e dallo spagnolo Gonzalo Fernández-Castaño, autore di una doppietta (2007-2012).

Sarà la 41esima volta che il torneo si gioca in Lombardia dal 1925, anno della prima edizione all’Alpino di Stresa, a oggi.
Nelle 76 edizioni precedenti sono otto i successi italiani: Aldo Casera (1948), Baldovino Dassù (1976), Massimo Mannelli (1980) e le doppiette di Ugo Grappasonni (1950 e 1954) e Francesco Molinari (2006 e 2016).

Questa volta ci toccherà metterci comodi sul divano di casa e tifare i nostri a rigorosa distanza. Il prezzo di un anno che per molti aspetti vorremmo dimenticare in fretta. Ai nostri ragazzi il compito di renderlo meno amaro, regalandoci un successo che darebbe all’intero movimento una spinta emotiva determinante in ottica della Ryder Cup al Marco Simone.

Forza Italia, abbiamo voluto intensamente questo Open, portiamoci allora la nostra coppa a casa.