È in dirittura d’arrivo l’edizione numero 77, a Chervò San Vigilio. Per l’Open d’Italia 2020 una scelta last minute che alla fine è caduta sul magnifico resort, a quattro passi da Sirmione e dal lago di Garda. Padrone di casa Pietro Apicella, l’uomo che sta dietro a questo grande successo turistico in chiave golfistica.

Abbiamo un ricordo indelebile, di uno dei nostri primi incontri. Era il 21 dicembre 2008, il giorno del solstizio d’inverno e il più corto dell’anno. Con un gruppo molto ristretto di amici stavamo calpestando, in avanscoperta, i fairway del percorso San Martino, meglio conosciuto come il Bianco. Il campo di Chervò San Vigilio era appena stato aperto e il nostro giro era più o meno una sorta di inaugurazione privata.

La giornata magnifica aiutava il microclima del Garda a fare il suo dovere. La temperatura, più che accettabile, aveva dalla sua il sole che contribuiva a lasciare in sacca una giacca più pesante, in favore del solo gilet. Arrivati al tee della 4, insidioso par 3 difeso da un bell’ostacolo d’acqua, ci bloccano un paio di cart. Alla guida del primo Pietro Apicella, il patron del resort, sul secondo viveri e generi di conforto vari. Con piacevole allegria improvvisiamo un pic nic a base di pane, salame e di un corroborante vino rosso. Una parentesi a sorpresa, che ha regalato a tutti un po’ di carica per concludere il giro, terminato poi in realtà alla 17, per manifesta oscurità.

Quell’episodio ha segnato l’inizio di un rapporto che da puro lavoro si è trasformato in amicizia vera. Schietto, diretto, senza peli sulla lingua, incredibile lavoratore, Pietro Apicella ha tradotto in realtà quello che per molti è rimasto solo un sogno: realizzare un resort con golf annesso che non fosse solo esercizio estetico, ma si rivelasse struttura in grado di produrre reddito e guadagni. 

In questi 12 anni abbiamo sentito spesso voci che davano per spacciato quel grande e magnifico progetto chiamato Chervò San Vigilio. Spesso era solo disinformazione, in qualche caso invidia. Ma Pietro andava avanti, dritto per la sua strada, verso un obiettivo chiaro e preciso. Il resort è cresciuto, si è fatto conoscere ben al di là delle Alpi. E nel grande parcheggio davanti alla clubhouse, in epoca ante COVID, non si contavano le targhe tedesche, svizzere e austriache. Tornate comunque in buon numero anche in questo ultimo periodo.

Pietro Apicella aveva cominciato a parlarci dell’Open d’Italia qualche anno fa. Ci è voluto un po’ di tempo, ma alla fine ha raggiunto il suo traguardo a conferma della validità di tutto il progetto. 

Adesso siamo curiosi di vedere come si comporterà, quello che è senz’altro uno dei più intelligenti campi “turistici” del nostro Paese, al test dei pro dell’European Tour. Con i suoi quasi 6.800 metri dagli impossibili (per un dilettante) tee “Gold”, vedremo se saprà farsi rispettare. Come l’uomo che sta dietro a questo piccolo, grande miracolo all’italiana, chiamato Chervò San Vigilio Golf Spa & Resort.