Bryson DeChambeau continua a restare il personaggio del giorno. Gli abbiamo dedicato già due pezzi venerdì e sabato, ma il 26enne californiano ogni giorno ci dà abbondante materiale per un articolo. E così è successo anche ieri, durante il terzo giro del Rocket Mortgage Classic, che si sta disputando a Detroit (Michigan).

Partiamo dalle sue spaziali performance in campo. Oltre a essere secondo in classifica, a tre colpi dal leader Matthew Wolff e pari merito con Ryan Armour, continuano a lasciare a bocca aperta i suoi drive. Sulla buca 14, par 5 dove in tre giorni ha giocato -4 (un eagle e due birdie), gli è stato calcolato uno spaventoso tee shot da 316,72 chilometri orari. Risultato: un drive da 343 metri, di cui solo 31 di rotolamento. Il che significa un carry di ben 310 metri, risultato che crediamo capace di superare quasi qualunque fairway bunker esistente sul primo colpo della buca.

Con i suoi 110 chili di potenza, Bryson è diventato forse il palestrato numero uno del PGA Tour. È quasi incredibile la differenza fra l’aitante giocatore di sei mesi fa e il Mr. Drive “pompato” di oggi. E qualche timore, davanti a questa montagna di muscoli, deve averlo avuto il malcapitato cameraman contro cui si è scagliato Bryson durante il terzo giro della gara di Detroit.

Diritto alla privacy in campo

Lo score finale è stato ottimo (cinque sotto par, 67 colpi), ma alla buca 7 è apparso visibilmente contrariato. È finito in un bunker attorno al green, prima di giocare un colpo di recupero non eccezionale. DeChambeau ha picchiato il suo bastone sulla sabbia prima di dirigersi molto teso verso il cameraman che lo stava seguendo passo dopo passo. Ne è nato un battibecco durato circa un minuto.

Bryson ha accusato l’operatore di averlo danneggiato, non lasciandogli respiro con la sua presenza. “Mi è stato addosso in maniera eccessiva mentre entravo e uscivo dal bunker – ha detto DeChambeau a Golf Channel – e non ha fatto certo bene alla mia concentrazione. Perciò gli ho detto: ‘C’è proprio bisogno che lei mi riprenda così a lungo?'”

“Io capisco la necessità di fare il suo lavoro e di riprendermi, ma a volte credo che capiti di andare un po’ troppo in là. E credo sia il caso che noi giocatori iniziamo a proteggerci da intrusioni così vistose durante ogni metro del campo.”

Le dichiarazioni di DeChambeau sollevano un problema che sta venendo a galla con una certa frequenza. Per dare agli spettatori il massimo dell’informazione visiva, fino a che punto ci si può spingere senza intralciare negativamente il gioco e la tranquillità dei giocatori?