Dicembre è il momento in cui ogni golfista seriale fa il resoconto della propria annata. Che stagione sia stata il 2025 tra una buca e l’altra lo sapete soltanto voi. Quali siano stati i frutti della vostra semina è una verità che solo chi ha realmente investito sul proprio swing e preparazione conoscerà.

Facciamo un passo indietro. Così come l’ultimo mese dell’anno si fanno i conti, gennaio è quello dei buoni propositi, un po’ come il settembre post-vacanze per rimettersi in forma.
Sono tanti anni che continuo a ripetere che ogni ‘golf addicted’, guardandosi allo specchio, deve capire a quale categoria vuole appartenere.

Non sto parlando di quelle legate al proprio handicap, bensì al fatto che vuole solo divertirsi in campo con gli amici, fregandosene della qualità dei colpi, di una tecnica solida resa possibile grazie al lavoro con il proprio coach (che sia PGA, mi raccomando) e di una strategia che abbia un senso dal tee alla buca.

Oppure se entrare nel club di quelli che mettono al primo posto una pratica intensa, dedizione, sacrifici di tempo e una grande pianificazione con il maestro, per arrivare a poter giocare le gare, con degli obiettivi ben precisi.

Tutte e due le categorie sono condivisibili e valide. Anche sui vari tour, ci sono modi diametralmente opposti di allenarsi e affrontare le gare. Senza arrivare agli eccessi da una parte all’altra, tipo John Daly che si beve due birre, fa due swing a vuoto, tira un drive e si presenta sul tee della 1, o a quello maniacale di molti giocatori che si svegliano cinque ore prima della partenza, iniziano con un warm up, attività fisica, mobilità, massaggio, mangiano, praticano, si chiudono in sé stessi con musica e ritornano ad approcciare e puttare 40 minuti prima del loro tee time.

Ognuno di noi ha naturalmente un approccio diverso al gioco del golf. Sarebbe una grande perdita di energie fisiche e mentali cercare di avere una routine che non ci appartiene. Anche perché preparazione e swing rappresentano al 100% il proprio carattere. Non vedrete mai giocatori dalla routine e dal movimento veloce camminare lentamente tra un colpo e un altro (Zach Johnson docet) così come è vero il contrario (Ernie Els).

Tutto questo per dirvi che oltre a lavorare un minimo sulla tecnica e magari sulla vostra mobilità e potenza (aggiungerei anche sull’alimentazione), riuscirete a vivervi e ottenere di più in campo, quando capirete realmente quale sia il vostro modo di affrontarlo, senza copiare quello degli altri. Buon 2026 a tutti!