Brian Harman è il nuovo Champion Golfer of the Year, dopo aver dominato letteralmente la 151esima edizione dell’Open Championship al Royal Liverpool.

E così, dopo esattamente dieci anni dall’ultima volta, un mancino torna a sollevare la tanto ambita Claret Jug.

Certo, con il senno del poi, con un vantaggio di cinque colpi da gestire nel weekend, e con i colleghi che arrancavano, per Brian Harman poteva sembrare più facile del previsto, ma nel golf, come sappiamo, nulla è scontato, soprattutto nelle ultime buche di un Open Championship.

C’è da dire che il mancino di Savannah, in Georgia, non è assolutamente un outsider, anzi.

È vero che l’ultima sua vittoria risaliva al Wells Fargo Championship del 2017, e per arrivare alla sua prima vittoria sul PGA Tour bisogna andare indietro al 2014 con il John Deere Classic, ma Harman d’altro canto in questi anni ci ha mostrato la sua assoluta solidità e confermato la sua dimestichezza ad affrontare i links scozzesi e inglesi, come dimostra il sesto posto ottenuto lo scorso anno nel 150° Open Championship a St Andrews.

E non dimentichiamoci che prima di questo storico trionfo ricopriva la 26esima posizione del ranking mondiale (ora 10°). Quello che mi ha stupito di più commentandolo in tv è stata la sua mancanza di punti deboli e carenze nel gioco. Il mancino americano a Hoylake non ha davvero mai sbagliato.

Freddezza e precisione

Gli unici due bunker che ha preso in tutte le 72 buche del percorso del Royal Liverpool sono stati quelli del green, uno durante il secondo giro, l’altro, ininfluente, all’ultima buca del torneo, salvati entrambi con up & down.

Incredibile la sua precisione dal tee. La sua mancanza di lunghezza con il driver non lo ha per nulla penalizzato, anzi. Grazie a quei venti metri di rotolo, tipici in questi percorsi, non era nemmeno troppo svantaggiato rispetto a quello che di solito gli succede nei campi americani o in altri percorsi scelti per ospitare i vari major (su tutti l’Augusta National, dove chi non tira lungo è parecchio svantaggiato).

Lo statunitense è stato un vero cecchino anche nei secondi colpi, senza prendere troppe aste, è vero, ma ha sopperito con una freddezza e una precisione infallibile sui green. Putt che è mancato totalmente nell’ultimo giro al beniamino dei tifosi di casa, Tommy Fleetwood, che non è mai riuscito a prendere il ritmo sui green, se non con il birdie alla 18 dopo il disastro (triplo bogey) alla 17. E non si tratta di sfortuna!

Le stelle cadute

Harman, a differenza di Fleetwood, così come per quanto riguarda Rory McIlroy e Jon Rahm, quasi mai in contention per tutto il torneo, è rimasto freddo e preciso nei momenti chiave, senza realizzare nessun tre putt in tutti e quattro i giri.

I numeri 2 e 3 del ranking mondiale, seppur non brillando, sono comunque stati protagonisti di un buon torneo, con il secondo posto dello spagnolo a pari merito con Tom Kim, Jason Day e Sepp Straka (-7) e il sesto posto del giocatore nordirlandese (ennesima Top 10 stagionale e piazzamento nei major dopo il secondo posto allo U.S. Open).

Previsioni e sogni Ryder

A proposito di Sepp Straka, dopo il suo successo di due settimane fa nel John Deere Classic e questa ottima prestazione, a mio avviso si è garantito quasi certamente un posto alla prossima Ryder Cup di Roma. La squadra europea ha un assoluto bisogno di avere tra le proprie fila un giocatore “world class”, come di fatto è il giovane austriaco.

D’altro canto per quanto riguarda la squadra americana, al momento di andare in stampa, il nuovo Champion Golfer of the Year è quasi certo di un posto alla prossima Ryder Cup! (ad oggi è terzo nello U.S. Ranking Team).

Purtroppo per quanto riguarda i colori italiani, dopo l’uscita dal taglio di Francesco Molinari, nutrivamo grandi speranze in Guido Migliozzi, visto gli ottimi tre giri iniziali, ma purtroppo, come spesso accade quando si vuole attaccare per provare a recuperare, il golf non perdona.

Ed è proprio quello che è successo a Guido in occasione dell’ultimo giro a Hoylake, peccato. Sicuramente il giovane vicentino proverà a offrire tre prestazioni superbe nei prossimi tornei per cercare di convincere Luke Donald a offrirgli un posto a Roma, ultima speranza di vedere un italiano al Marco Simone a fine settembre.